Il Sole 24 Ore, 29 novembre 2019
Perché il prestito a Renzi è sospetto
Sotto la lente dei procuratori di Firenze ci sono venticinque finanziatori della Fondazione Open, oltre a quel prestito “fuori bilancio” fatto indirettamente dalla società di Riccardo Maestrelli a Matteo Renzi.
La questione è stigmatizzata dall’ex premier, che rilancia accuse contro i pm: «Ho criticato l’invasione di campo di due magistrati nella sfera politica e la risposta è la diffusione di miei documenti privati personali. Brivido», «un pizzino contro di me». Il riferimento è all’informativa dell’Uif di Bankitalia, trapelata sui giornali. Tuttavia si tratta dei documenti sotto analisi investigativa. La questione infatti ruoterebbe intorno alla legittimità di quel prestito da 700mila euro uscito nel giugno 2018 dal conto corrente di Anna Picchioni, madre dei fratelli Maestrelli, e finito nel conto corrente del Banco di Napoli intestato a Renzi. Il denaro sul conto di Picchioni, poi girato a Renzi, è formalmente frutto di una liquidazione versata dai figli, corrispettivo delle quote della società Mega che i Maestrelli rilevano. Il prestito è stato poi utilizzato da Renzi per acquistare una casa da 1,3 milioni. Doveva dunque uscire in modo più trasparente dalle casse della società dei Maestrelli, senza passare dal conto della madre Anna Picchioni? Si tratta dunque di un finanziamento illecito ad un senatore? È questo l’interrogativo degli inquirenti. Interrogativo scivoloso visto che i soldi sono stati restituiti dopo 4 mesi.