Corriere della Sera, 28 novembre 2019
Intervista a Anna Netrebko
Da Diva a Diva, Anna Netrebko è Tosca. La primadonna della lirica di oggi incontra la primadonna della Roma papalina dell’opera di Puccini che il 7 dicembre aprirà la stagione della Scala. Regista Davide Livermore, direttore Riccardo Chailly.
Il suo quarto Sant’Ambrogio dopo «Andrea Chénier», «Giovanna d’Arco», «Don Giovanni». Ci si abitua o è sempre una sfida?
«Sfida è la parola giusta – assicura l’affascinante soprano russa che aveva iniziato pulendo i pavimenti del Marinskij di Pietroburgo e ora è la numero uno al mondo —. Di serate emozionanti nella mia vita artistica ne ho vissute tante ma nessuna è paragonabile per tensione e meraviglia all’apertura della Scala. No, non ci si abitua mai. Ogni volta è una sfida, anche se a darmi forza è ritrovarmi accanto di nuovo il maestro Chailly. Quanto a me, metterò tutta la mia esperienza per essere una Tosca come Puccini comanda».
L’anno scorso al Metropolitan di New York si era già calata nei panni di Tosca. Che effetto le ha fatto?
«Devo confessare, all’inizio non mi stava simpatica. Troppo isterica, troppo sopra le righe. Troppo diva appunto. Tutti quei cliché... Il rischio di sconfinare nel ridicolo è grande. Poi, cantandola sera dopo sera, ho iniziato ad apprezzarla. Tosca è diva ma è anche donna. Gelosa e possessiva, come chiunque ami davvero. Se Yusif (il tenore Yusif Eyvazov, suo marito, ndr) guardasse un’altra, non finirebbe bene. La sola che gli concedo di frequentare è la Dama di picche che canterà al Met l’8 dicembre, il giorno dopo la mia prima».
«Tosca» estrema ed esigente...
«Tutti la portano in scena, ma di Tosche buone ne ho viste ben poche. Quella di Callas, quella di Kabaivanska... Magnifica sia con Pavarotti all’Opera di Roma sia con Domingo nel film di De Bosio. Rajna per me è un modello».
E alla Scala, che Tosca sarà?
«In apparenza tradizionale, ma con un’impronta contemporanea. A fare la differenza è l’estremo realismo che il regista utilizza per restituire alla nostra sensibilità d’oggi l’umanità dei personaggi del libretto. Livermore rende omaggio esplicito a un Puccini inventore di un linguaggio musicale “cinematografico”, contrassegnato da tempi incalzanti, melodie coinvolgenti. Una Tosca formato kolossal, un thriller che non dà tregua, con effetti speciali, dettagli in primo piano, continui cambi di scena e di prospettiva».
Ma alla fine, è una donna forte o fragile?
«Entrambe. Per amore Tosca è pronta a tutto: a tradire, a uccidere, a morire. Ma è anche vittima del ricatto erotico più bieco, quello di un uomo che usa il potere per farti violenza. È sempre successo, anche se oggi per fortuna le donne sempre più si ribellano”.
Tosca anticipa il MeToo, ma in modo radicale?
«Come tutto il resto. Sotto la cappa di seta nasconde il pugnale da affondare nel corpo del suo predatore. Lo colpisce per difendersi, con tutta la sua rabbia. Una scena difficile, alla Scala sarà molto forte e realistica».
Eppure Tosca è pure molto religiosa...
«Fin quasi bigotta. Non vuol essere baciata davanti alla statua della Madonna, anche se poi... si fa convincere. Su questo fronte proprio non la seguo. Io sono un’atea convinta».
Al Met Cavaradossi era suo marito, qui ci sarà Francesco Meli.
«Con Yusif cui baciavano per davvero. Succede sempre quando ci ritroviamo in scena, visto che all’opera la soprano ama il tenore, ne approfittiamo. Con Francesco ovviamente non sarà così, ma Tosca sa fingere, è una donna di spettacolo... Scherzi a parte, sono felice di ritrovare alcuni amici. Come lui e come Luca Salsi, che rende simpatico persino Scarpia. Ma la storia è la storia, e gli farò fare una brutta fine».
Con Yussif tornerete in scena il 23 luglio a Verona per «The Stars of Opera», un gala lirico che vi vedrà insieme con Daniela Barcellona e Ambrogio Maestri. Le piace l’atmosfera dell’Arena?
«Dopo il bellissimo Trovatore della scorsa stagione, all’Arena ci sentiamo a casa. Un luogo magico che richiede una speciale spettacolarità, stiamo pensando a certe soluzioni creative per far da sfondo alle romanze italiane che interpreteremo».
A proposito di romanze, cosa prova quando canta «Vissi d’arte, vissi d’amore»?
«Il passato remoto non è il mio tempo. Sono giovane, l’arte e l’amore per me si coniugano al presente».