Corriere della Sera, 28 novembre 2019
La super poliziotta nera rovinata dal video pedofilo
È stata definita, nell’aula di tribunale, una «tragedia totale»: una delle poliziotte nere più in vista del Regno Unito è stata condannata per possesso di materiale pedopornografico. Ma è una sentenza che ha lasciato il pubblico stupefatto e che ha sollevato accuse di razzismo e discriminazione: perché quelle immagini raccapriccianti erano finite sul telefonino della super agente per caso. E c’è chi sospetta che la giustizia abbia usato la mano pesante perché si trattava di una donna di colore.
Quel che è certo è che la carriera stellare di Robyn Williams è stata rovinata. Lei era considerata finora la prima possibile donna nera alla guida di Scotland Yard (attualmente a capo c’è Cressida Dick, una donna omosessuale). Figlia di genitori giamaicani, era cresciuta senza avere un padre accanto e a soli 18 anni si era arruolata nella polizia. In 36 anni di servizio era stata insignita di numerose medaglie e lodata dalla regina per il ruolo svolto nei disordini londinesi del 2011 e in occasione dell’incendio alla Grenfell Tower di due anni fa. Insomma, un ufficiale modello, esempio della diversità nei ranghi della polizia britannica.
Una favola che si è infranta nel febbraio dell’anno scorso, quando sua sorella – che ha avuto una traiettoria esistenziale molto diversa – le ha mandato via WhatsApp un video pedopornografico. L’intento della sorella era di denunciare quella roba e chiederle di indagare. Ma la legge britannica è inflessibile: chiunque è in possesso di materiale di quel genere, se non riferisce subito alle autorità, commette reato. E la Williams ha impiegato un paio di giorni prima di accorgersi di cosa fosse finito sul suo telefonino.
Il giudice che ha emesso la sentenza ha riconosciuto che si trattava di «circostanze particolarmente insolite» e che è stato costretto a improvvisare. Ma non c’è stato nulla da fare: Robyn è stata condannata a svolgere 200 ore di lavori socialmente utili e il suo nome è stato iscritto sul registro dei criminali sessuali. Con «immense conseguenze» sulla sua carriera.
Ma la cosa non è andata giù a tutti. L’associazione dei poliziotti neri ha sostenuto che si tratta di un ennesimo esempio del «razzismo istituzionale» di cui è permeata Scotland Yard: secondo l’associazione, in casi simili è possibile esercitare una certa discrezionalità sulla necessità di procedere o meno con una incriminazione. E invece si è deciso di portare comunque il caso in tribunale, anche quando era evidente che non c’era nessun intento criminale da parte della Williams.
E tra il pubblico che affollava l’aula del tribunale – tutto a sostegno della poliziotta – c’era anche chi affacciava teorie cospirative: forse Robyn sapeva qualcosa di troppo e si è voluto metterla a tacere in questo modo.
Fantasie, con tutta probabilità. Ma comunque, come ha riconosciuto lo stesso procuratore, «un caso triste». Di fronte al quale l’agente Williams ora ricorrerà in appello.