Corriere della Sera, 28 novembre 2019
Intervista a Stefano Patuanelli
Ministro Patuanelli, si parla di lei come possibile leader 5 Stelle.
«Il Movimento ha già un capo politico e si chiama Luigi Di Maio. Non vorrei si fraintendesse la fase di cambiamento che il M5S sta mettendo in campo con il dibattito sulla leadership, che mi sembra più gossip che altro».
Sulle Regionali avete sbagliato a votare su Rousseau? Una sconfitta elettorale mette a rischio il governo?
«Penso fosse importante prenderci una pausa per organizzare al meglio gli Stati generali del Movimento, l’ho detto pubblicamente in massima tranquillità e onestà intellettuale. La nostra base ha scelto diversamente. È la democrazia bellezza, direbbe qualcuno. Il voto non metterà a rischio il governo, così come non lo rafforzerà, sarà semplicemente quello che è: il voto per la presidenza di Emilia- Romagna e Calabria».
Ha ipotizzato un ritorno dell’Iri: non sarebbe un’operazione di retroguardia?
«Viviamo in un momento nel quale il sistema industriale italiano è stretto tra la voglia di conservazione e il desiderio del cambiamento: fare politiche di innovazione in un mondo conservativo è complicato, lo è al contempo conservare il know-how in un mondo in costante evoluzione. Per questo occorre trovare un equilibrio attraverso un soggetto pubblico, chiamiamola nuova Iri o come volete voi, capace di evitare choc al sistema produttivo e choc occupazionali».
Come?
«Occorre una protezione del tessuto industriale del Paese, della filiera e dell’indotto di determinati settori. Non perché ci sia bisogno di nazionalizzare, ma perché le sfide che si pongono davanti, anche in termini ambientali, necessitano di un accompagnamento. Per le piccole e medie occorre mettere in campo una banca pubblica degli investimenti che garantisca un’erogazione del credito più efficace».
È ancora al palo il Fondo nazionale innovazione?
«Partirà tra domani e l’inizio della prossima settimana, sono contento di poter dare questa notizia. Abbiamo definito la governance e il fondo è pronto a partire come nuovo strumento di politica industriale per start-up e scale-up. Si tratta di un’operazione senza precedenti, un miliardo di euro, che l’ecosistema dell’innovazione aspettava da anni».
Su Alitalia ha detto che non ci sono soluzioni di mercato...
«Non ci sono soluzioni di mercato perché Atlantia ha deciso di uscire dalla cordata il giorno prima della scadenza. In questo senso il mercato ha fallito. Sul futuro di Alitalia stiamo valutando a livello di governo diverse ipotesi».
La banca pubblica
Ora parte il fondo per l’innovazione. E serve una banca pubblica
degli investimenti
Il governo punta su Delta o Lufthansa? I tedeschi chiedono 4-5 mila esuberi.
«In queste settimane ho letto i numeri più stravaganti. Non solo sono cifre su cui non si può ragionare, ma non risulta nemmeno fossero previsti in alcuna delle ipotesi. Detto questo, la base del ragionamento è che manca un partecipante al Consorzio – Atlantia – che aveva manifestato l’intenzione di rilevare oltre il 30% della newco».
Per vendere la compagnia bisogna spacchettarla?
«Come ho già dichiarato lo spezzatino non è un’ipotesi sul tavolo del governo».
L’uscita di scena di Atlantia a suo avviso è legata alle concessioni autostradali? Lei è favorevole alla revoca?
«Il sistema delle concessioni ai privati doveva portare a più investimenti, più manutenzione e tariffe più basse. L’esatto contrario della realtà. La revoca è un processo amministrativo in corso, ma qui l’intero sistema delle concessioni va rivisto. La ministra De Micheli sta facendo un ottimo lavoro e ha tutta la mia fiducia».
Anche per Ilva si parla di esuberi: ci sarà un accordo?
«Lo vedremo nelle prossime settimane. Per l’ex Ilva e Taranto nulla dovrà essere più come prima: vogliamo provare a discutere di un piano industriale che veda al centro l’implementazione di nuove tecnologie e l’affiancamento dello Stato nel risanamento di un’area che ha sofferto troppo. Dal Mise, con il tavolo istituzionale permanente, abbiamo circa un miliardo da spendere per accelerare gli interventi in cantiere».
E per lo stabilimento?
«Nel breve periodo il ciclo integrale è necessario ma vanno fatti interventi importanti sugli impianti e sulle parti più inquinanti di questi. Sono scelte che devono essere prese con l’azienda e sono dirimenti per il proseguo del tavolo».
Alcune tasse come la sugar e la plastic tax sono state criticate: cosa farete?
«Stiamo andando verso la rimodulazione di quelle misure. Ora mi aspetto la stessa attenzione mediatica verso il piano Transizione 4.0, con cui daremo nuovo impulso agli incentivi 4.0 per le aziende con ben 7 miliardi di euro per le imprese, ponendo le basi del Green New Deal».