la Repubblica, 28 novembre 2019
La classifica delle migrazioni degli animali di terra
Al confronto, portare i regali ai bambini è una passeggiata. Il caribù ( che è il nome dato alle renne in Nordamerica) è l’animale capace di migrare più lontano. I branchi di Canada e Alaska si spostano lungo un asse di 1.350 chilometri fra andata e ritorno ( la distanza tra Napoli e Berlino). Le cugine renne, in Siberia, raggiungono i 1.200 chilometri. Niente a che vedere con i 90 mila chilometri della sterna, record fra gli uccelli, i 22 mila delle balene e i 4.800 delle anguille. Ma si sa che per gli animali di terra tutto è più difficile. Non solo non hanno ali e pinne, ma devono fermarsi quando il loro sentiero è bloccato dagli uomini. La classifica di chi migra più lontano per mangiare, per non essere mangiato o per riprodursi è pubblicata su Scientific Reports, coordinata dal National Park Service in Alaska e dal Wildlife Biology Program nel Montana, negli Usa.
I caribù, erbivori capaci di sopravvivere a meno 50 accontentandosi di licheni, in estate puntano a nord, dove trovano finalmente pascoli più grassi. Il loro viaggio sarà anche lunghissimo. Nel tragitto, però, c’è qualcuno che non li perde mai d’occhio. È il lupo grigio, predatore che ha fatto di necessità virtù. E a furia di inseguire i caribù è diventato anche lui un campione di marcia, sia in Nordamerica che in Siberia. La distanza tra un estremo e l’altro del loro tragitto non supera quella delle loro prede ( in Canada è di poco superiore ai mille chilometri). Ma grazie al gps, i ricercatori americani hanno anche misurato lo spostamento giorno per giorno, poi sommandolo per calcolare la strada percorsa in un anno. E qui, si è scoperto, i predatori battono regolarmente le loro prede.
Cercando di avvicinarsi con circospezione, a volte tornando un po’ indietro, se necessario aggirando i branchi delle prede, i lupi finiscono per percorrere più strada dei caribù. In Mongolia un maschio di lupo ha camminato per 7.200 chilometri – quasi duecento al giorno – pur di restare alle calcagna dei khulan di cui è ghiotto. Questo asino selvatico nomade, per sfuggire alle zanne è scappato per 6.100 chilometri. Una femmina di lupo con i cuccioli, appartenente allo stesso branco del maschio” maratoneta”, è arrivata a 5.400 chilometri, poco più della distanza fra Roma e il Polo Nord. Gli orsi dell’Alaska percorrono 1.300 chilometri all’anno, quasi il doppio delle loro prede, gli alci.
Altro inseguimento epico è quello delle volpi artiche, capaci di migrare per 5.900 chilometri. A luglio la rivista Polar Research ha raccontato la storia di una femmina di neanche un anno che ha percorso 3.500 chilometri in 76 giorni, con un massimo di 155 in 24 ore: il record della sua specie. Partita dalle Svalbard, sfruttando i mari ghiacciati e nutrendosi di pesce, è arrivata in Canada, sull’isola Ellesmere, dove finalmente ha trovato i lemming di cui è ghiotta. I ricercatori del Norwegian Polar Institute l’hanno rincontrata qui, grazie al collare collegato al gps, ridotta pelle e ossa.
Oltre ad avere buoni polmoni, nella grande corsa per mangiare o per non essere mangiati è necessario anche stare alla larga dagli uomini. Non è un caso che i grandi migratori si ritrovino in aree remote, vicino al Polo Nord o in Tibet, dove un’antilope locale è in grado di spostarsi per 700 chilometri. O ancora nella sterminata pianura del Serengeti, in Africa, dove oltre due milioni di zebre e gnu percorrono 600 chilometri all’anno in fuga dalla siccità. Villaggi, recinzioni, strade bloccano le migrazioni, mettendo a rischio la sopravvivenza dei grandi erbivori. Nel mondo – calcola Scientific Reports – restano solo 42mila aree di almeno 100 chilometri quadri senza strade o villaggi. Le renne siberiane hanno un nuovo, inatteso, elemento di disturbo: le zanzare, che con il riscaldamento climatico si spostano a nord e vivono più a lungo. Formano nugoli che anneriscono l’aria e affliggono gli animali, attaccandoli e costringendoli alla lunga, a fuggire dai loro pascoli tanto ambiti.