la Repubblica, 28 novembre 2019
Con i satelliti di Musk Internet sarà ovunque
Il 22 ottobre Elon Musk ha provato il suo nuovo” giocattolo": ha pubblicato un tweet usando la costellazione di satelliti Starlink, che SpaceX ha cominciato a piazzare in orbita quest’anno. Internet da satellite esiste già da molti anni, ma quello che vuole fare il tycoon che sogna di colonizzare Marte ha numeri da fantascienza. Nel secondo lancio un razzo Falcon 9 ha spedito in orbita 60 satelliti, a novembre. È stato un decollo record: più di 12 tonnellate recapitate attorno ai 500 chilometri di quota, con un razzo al quarto utilizzo. Trenini di punti luminosi che solcano la volta celeste e che già allarmano gli astronomi. Secondo il progetto, entro sette o otto anni, 12.000 satelliti Starlink sfrecceranno sopra le nostre teste, per arrivare a 42.000, secondo le autorizzazioni chieste all’Unione internazionale delle telecomunicazioni dell’Onu ( Itu). Cinque volte il numero di satelliti lanciati dall’inizio dell’era spaziale. Musk vuole portare Internet in tutto il pianeta, anche nelle zone più remote. Con velocità all’utente finale dell’ordine di 1 Gbit al secondo, latenza dai 25 ai 35 millisecondi. Prestazioni da fibra ottica per un’infrastruttura che però sta nello spazio: «Capire cosa offrirà è complesso perché se ne sa poco – afferma Michele Luglio, docente di Telecomunicazioni all’Università di Roma Tor Vergata, che insegna proprio Internet via satellite – sono satelliti piccoli, appena 260 chili, e non possono avere a bordo molti circuiti e carburante per il controllo di assetto. Se tra 8 anni avremo la costellazione completa, i primi saranno già morti e dovranno essere rimpiazzati».
L’orbita bassa può consentire banda più larga: «Ma rispetto a satelliti geostazionari, molto più lontani, la copertura di ognuno sarà limitata a pochi minuti o addirittura secondi, bisogna cambiare continuamente satellite – continua Luglio – con una procedura che in gergo si chiama” handover”. Con un servizio molto efficiente chi guarda un video, per esempio, può non accorgersene, ma i dettagli sono ancora scarsi».
Starlink, potrebbe iniziare a funzionare già dalla fine del 2020, con 1.440 satelliti. I paletti per l’operatività delle costellazioni nel frattempo sono diventati più stretti: «Alla World Radiocommunication Conference di Sharm el- Sheikh, gli Stati membri dell’Itu hanno appena approvato nuove direttive secondo cui i sistemi non geostazionari dovranno dispiegare il 10% della costellazione entro due anni, il 50% entro 5 anni e il 100% entro 7 anni dalla fine del periodo regolatorio ( che termina dopo 7 anni dalla richiesta ndr) – spiega Alexandre Vallet, capo dello Space services department dell’Itu – per assicurarci che siano rilasciati in un tempo ragionevole. Una megacostellazione come SpaceX non desta comunque preoccupazione».
Per raggiungere i 1.400 auspicati entro il 2020, servirebbero almeno due lanci al mese e per arrivare ai 12.000 tutto dovrebbe andare liscio per più di otto anni. SpaceX ha suoi razzi che può riutilizzare, forse sarebbe l’unica in grado di compiere un’impresa del genere. Ma per farlo, servono investimenti per decine di miliardi di dollari per un sistema che ancora non ha un protocollo 5G per le trasmissioni da satellite. E gli stessi smartphone dovranno essere adattati per integrare lo standard di comunicazione: «In questi anni molte iniziative hanno tradito le attese dal punto di vista commerciale – conclude Luglio – Iridium, è uno di questi, sopravvissuta grazie alle commesse militari degli Usa, nelle zone di guerra. Il tutto sta capire a chi venderà il servizio, che potrebbe interessare all’aeronautica, ai militari, ovviamente, e per coprire zone in Paesi sottosviluppati, o in condizioni d’emergenza. Ma parliamo di poche utenze. I satelliti permettono, questo sì, un migliore servizio nei video on demand e tv via internet, settore in grande espansione. Come in tutte le imprese, sarà il mercato a decidere». Altri big stanno progettando le proprie costellazioni, da Boeing ad Amazon, a testimonianza di come la space economy entri sempre più nelle nostre vite. Forse tra qualche anno anche Netflix o Disney+ arriveranno dallo spazio.