Una rivisitazione in cui le sorelle March dell’originale diventato le Spring Girls (è il titolo del libro, edito da Sperling & Kupfer). In cui due dei personaggi preferiti creati da Louisa May Alcott, come ha già rivelato il tam tam su Internet, finiscono a letto insieme. E in cui, nella chiave molto pop tipica di Todd, si parla anche di bullismo e di social network, di gender e di minoranze. Ecco come lei, dalla California, racconta la sfida.
Anna, perché riproporre "Piccole donne" al presente?
«Credo che una versione moderna della vicenda sia perfetta per i nostri tempi: le questioni che tocca — la sorellanza, il femminismo, la narrazione al femminile, lo status sociale e finanziario con cui siamo costrette a misurarci — sono senza tempo, e ancora oggi risuonano in noi».
Infatti a gennaio 2020 uscirà un ennesimo film tratto dal libro: un successo ininterrotto.
«All’epoca fu un romanzo dirompente. E alcuni dei problemi che pone — le disuguaglianze o le pressioni della società per farti aderire a modelli conformisti — a tutt’oggi sono irrisolti. Ma il suo pregio maggiore è il punto di vista avanzato sulle donne: Jo e sua madre sono delle vere icone femministe, così come, ciascuna a suo modo, lo sono le altre tre sorelle».
In molti lo pensiamo da sempre. Ma la sua riproposizione è stata influenzata anche dal #MeToo?
«Credo che noi come appartenenti al genere femminile siamo molto fortunate ad aver assistito a questa vera e propria rivoluzione durante le nostre vite, e sono grata alle donne che, raccontando le loro storie, l’hanno resa possibile.
L’abuso di potere, anche nella sua componente sessuale, è una piaga che viene da lontano: abbiamo ancora tanta strada da fare, ma almeno abbiamo finalmente avuto un buon inizio».
Eppure in "After", che l’ha resa una star, la relazione tra i due protagonisti, Tessa e Hardin, non è sempre paritaria. E c’è chi ha criticato l’eccessiva insistenza sulle scene di sesso. Come replica a queste obiezioni?
«Lo dico da sempre: il sesso è una cosa normale. Quanto più se ne discute, quanto più assecondiamo la curiosità delle ragazze, tanto più quando cominceranno una relazione si sentiranno a loro agio.
Spesso le giovanissime sono tenute lontane da una sana educazione sessuale, e ho potuto constatare in prima persona i danni che questo provoca. Il sesso non è qualcosa di cui doversi vergognare, è qualcosa che dobbiamo imparare».
Invece su Hardin maschio troppo dominante, cosa ci dice?
«Considero la sua relazione con Tessa assolutamente realistica, soprattutto se pensiamo alla loro età e alle loro vite. È vero, lui ha fatto scelte sbagliate, è incapace di gestire le emozioni: ma perché non dare una chance a un ragazzo ventunenne con un passato traumatico alle spalle, che ha fatto terapia e frequentato l’anonima alcolisti?».
Il successo della saga sembra darle ragione: appartiene alla categoria dei cosiddetti longseller, vende tanto da anni...
«Mi piacerebbe sapere come mai.
Forse perché è una storia a cui è facile relazionarsi. Me l’hanno scritto migliaia di lettori, da ogni parte del mondo: le complicazioni dell’amore le abbiamo sperimentate tutti. Amare non vuol dire essere felici».
Lei però racconta le sofferenze sentimentali in chiave di narrativa popolare, di intrattenimento: ha mai pensato di virare verso uno stile più riflessivo, più impegnato?
«Diciamo che mi piacerebbe raggiungere una via di mezzo tra la letteratura d’evasione e quella più militante. Ad esempio il libro che sto scrivendo adesso, il sequel di Noi stelle cadenti , affronta direttamente questioni sociali come il razzismo, la brutalità della polizia, la sindrome da stress post-traumatico. Ma nello stesso tempo amo tenere aperta una via di fuga dalla realtà: i miei lettori hanno bisogno di un break mentale dall’oscurità della politica attuale».
A proposito di oscurità: quella stessa Internet che l’ha resa celebre — lei scrisse "After" sullo smartphone e lo pubblicò su una piattaforma digitale — adesso è terreno fertile per l’odio e le fake news.
«Francamente sono molto preoccupata. Internet può essere una cosa bella, col suo potere di farci connettere con gli altri, di creare comunità. Ma adesso, soprattutto a causa di Twitter e Facebook, sta diventando tossica, basta guardare cosa è successo qui in America alle ultime elezioni.
Come madre, finché mio figlio sarà piccolo, impedirò la sua esposizione a questi mezzi, non voglio che la sua autostima venga intaccata. Gli spiegherò poi cosa sono le fake news e come esercitare uno spirito critico.
Quanto a me, continuerò ad amare il lato buono dei social media».
E continuerà a usare la tastiera di un telefono per produrre libri?
«Dallo smartphone sono già passata al computer . Il mio modo di lavorare, però, non è cambiato.
L’unica vera novità, rispetto a quando ho cominciato a scrivere, è che ora la mia agenda è molto più affollata!».