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 2019  novembre 28 Giovedì calendario

Intervista a Ugo Sposetti su Open e i soldi ai partiti

«Il Pd chieda al suo ex segretario Renzi spiegazioni sulla Fondazione Open. Io mi auguro che non ci sia nulla di irregolare, ma ormai il danno è fatto. Chi ha voluto la cancellazione del contributo elettorale è vittima di quella scelta sciagurata. La politica si vendica sempre». Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds, è il presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer che raccoglie 62 fondazioni sparse in tutta Italia che vegliano sull’enorme patrimonio di documenti e di immobili che proviene dal Pci. «L’errore degli errori? È stato avere eliminato i rimborsi pubblici ai partiti», dice.
Sposetti, cosa pensa dei guai in cui è finito Matteo Renzi per la sua Fondazione Open?
«È il Pd che deve parlare. Spetta all’attuale gruppo dirigente dei Democratici chiedere a chi ha avuto la brillante idea di costituire quella Fondazione, di spiegare esattamente cosa è successo».
Il Pd deve chiedere conto al suo ex segretario?
«Se guidi un partito, se poi vai a Palazzo Chigi, e se hai una Fondazione per la tua attività politica, una spiegazione ci vuole. Il partito deve dirgli: "Spiegaci cosa è successo". Io mi auguro che alla fine l’inchiesta troverà che tutto è regolare, perché la politica ci guadagna se tutto è regolare. Ma già solo con quello che è successo il danno è fatto».
In che senso?
«La penso come Piercamillo Davigo: se il tuo vicino di casa è accusato di pedofilia, tuo figlio non glielo affiderai di certo. Poi magari risulta innocente, ma il danno è fatto».
Sta dicendo che senza il vecchio finanziamento, la politica è nelle mani dei privati?
«I privati intervengono sempre. Hai bisogno di risorse e le vai a cercare».
Eliminare i rimborsi pubblici ai partiti fu un errore?
«Io feci una battaglia quando il duo Enrico Letta premier e il segretario del Pd Renzi pensarono di lisciare il pelo all’anti-politica per bloccare l’avanzata dei 5Stelle che facevano campagna elettorale del tipo "entreremo in Parlamento e lo apriremo come una scatoletta di tonno", ritenendo arginare Di Maio e Salvini bloccando le risorse che andavano alla democrazia.
Contestai il danno che avrebbe avuto la democrazia italiana e il prezzo alto che si sarebbe pagato per quella scellerata scelta».
Quindi un cedimento all’anti casta, secondo lei?
«Un presupposto errato ritenere che in questo modo dai in pasto all’antipolitica un’esca e ti salvi. Ma non è così. In primo luogo, la democrazia va difesa, la politica va sostenuta e i partiti vanno aiutati a migliorare loro stessi e la loro attività».
Non salva nulla di quella decisione?
«Aggiungo che negli stessi giorni in cui il governo italiano prendeva questo orientamento politico, culturale e fattivo scrivendo quel decreto, davamo l’ok al regolamento del Parlamento Ue che stabiliva il finanziamento ai partiti europei e alle fondazioni collegate.
Un atteggiamento miserabile, per il quale ci vorrebbe uno psichiatra…».
C’è il 2 per mille ai partiti, però.
Non è una buona idea?
«Mica dico che è cattiva. Ma questo fondo è limitato e troppo basso, insufficiente per l’attività politica».
Le fondazioni sono virtuose o sono un modo per aggirare il finanziamento a un partito?
«La domanda è offensiva nei miei confronti. Le fondazioni sono virtuose se fanno attività culturale, allora servono a questo paese così malridotto. Noi con le nostre fondazioni abbiamo difeso una storia e un patrimonio, non del Pci ma di milioni di lavoratori. Stiamo sistemando gli archivi mettendoli a disposizione della cultura italiana per capire meglio cosa è stata l’Italia repubblicana nella provincia profonda».
Non ha risposto però. Il rischio che così si aggiri il finanziamento ai partiti c’è?
«Open ho visto che è stata chiusa a fine 2018 e poi è stata costituita una srl. Era legittima la Fondazione, l’attività politica e culturale che un gruppo intendeva svolgere. Se di questo si è trattato...».