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 2019  novembre 28 Giovedì calendario

Biografia di Joel Coen


Joel Coen, nato alla periferia di Minneapolis, in Minnesota, il 29 novembre 1954 (65 anni). Regista. È uno dei due fratelli Coen: lavora in sodalizio con Ethan Coen, due anni più giovane di lui • «Ci capiamo al volo con Ethan, ci stimoliamo a vicenda, rendiamo meglio in due» (a Silvia Bizio, la Repubblica, 21/3/2004) • «Li potremmo definire gemelli siamesi, il braccio e la mente, il gatto e la volpe, se solo sapessimo distinguerli, riconoscere quale dei due è Joel e quale è Ethan. Joel, […] - quello più alto - firma i film come regista. Ethan, […], in genere, è colui che li scrive. “[…] il nostro è un rapporto simbiotico, visto che scriviamo, dirigiamo, produciamo e montiamo insieme. La nostra collaborazione va oltre il legame di sangue”. Entrambi sono convinti che il loro incontro sarebbe stato inevitabile, anche se non fossero stati fratelli» (Roberto Croci, Vogue, 6/9/2011) • «Per confondere meglio le acque da qualche tempo hanno confuso i ruoli: non più Ethan alla produzione e Joel alla regia, ma entrambi alla direzione del film. Ma non in ordine alfabetico: che vorrà dire?» (Paola Piacenza, iO Donna, 3/3/2016) • «I Coen hanno goduto fin dall’inizio della carriera di un benefit rarissimo per la massificata America cinematografica: il controllo totale del film. Non è stata fortuna, ma una conquista sul campo.  [...] hanno esplorato ogni genere, mischiando avventura, poliziesco, western, musical, azione, fumetti e gag. Si sono divertiti a spiazzare i critici costringendoli alla ricerca della definizione giusta: pastiche, cinema dell’assurdo, burlesque, manierismo, citazionismo, divertissement ma anche intreccio scespiriano, teatro elisabettiano e incubo kafkiano. Gli hanno dato dei simbolisti, dei surrealisti, e anche dei regionalisti [...]» (Marco Giovannini, Panorama, 7/5/1998) • Tra i loro film: Blood Simple – Sangue facile (1984); Arizona Junior (1987); Barton Fink (1991, palma d’Oro a Cannes); Fargo (1996, premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale); Il grande Lebowski (1998); Fratello, dove sei? (2000); L’uomo che non c’era (2001); Non è un paese per vecchi (2007, 3 premi Oscar: per il miglior film, per la miglior regia, per la miglior sceneggiatura non originale, Golden Globe per la miglior sceneggiatura); Burn After Reading (2008); A Serious Man (2009); Il Grinta (2010); A proposito di Davis (2013); Ave, Cesare! (2016); La ballata di Buster Scruggs (2018) • Come sceneggiatori hanno lavorato anche, tra l’altro, per Unbroken (Angelina Jolie, 2014); Il ponte delle spie (Steven Spielberg, 2015); Suburbicon (George Clooney, 2017).
Titoli di testa «Se attribuite a Joel un’affermazione mia o viceversa non è un problema, noi non ci badiamo» (Ethan).
Vita «Padre docente di economia e madre professoressa di storia dell’arte, entrambi in ambito accademico: i brothers crescono quindi in un ambiente middle class di provincia, essendo – tra l’altro – la prima generazione a farlo davanti a una televisione» (Leonardo Locatelli, il Post, 29.11.2014) • «Siamo cresciuti in una comunità ebraica» • «Crebbero assieme alla loro sorella più piccola, Deborah, a Santi Louis Park [poco fuori Minneapolis, ndr]. Il clima rigido portava i fratelli a passare il loro tempo in casa, dove guardavano film tutto il giorno. Passavano ore con i film di Doris Day come Il letto racconta… e Quel certo non so che, oppure film della Disney come F.B.I. – Operazione gatto o Il maggiolino tutto matto. Per cercare di sfuggire alla noia, decisero di girare i loro film in casa e così, assieme all’amico Ron Neeter, ora produttore commerciale, si misero a tagliare l’erba ai vicini fino a guadagnare abbastanza soldi da comprare una telecamera Super 8 e un po’ di pellicola. La loro prima idea fu riprendere, con un’inquadratura fissa, il loro televisore mentre trasmetteva Tarzan e i cacciatori d’avorio. Dopo, fecero un loro remake di La preda nuda, che intitolarono Zeimers in Zambia e una storia propria, I boscaioli del nord, in cui fecero recitare i loro amici del vicinato» (dal sito The Gods of Filmmaking, 19/2/2002) • «Gli anni Cinquanta sono anche la vostra era cinematografica preferita? Ethan: “Diciamo più i Sessanta, se non altro perché le cose che vedi in tv quando sei ragazzino poi sono quelle che ti restano più impresse nella memoria. E poi tutti lì a magnificare i Settanta solo perché ci sono stati i grandi come Coppola o come Scorsese. Per noi sono stati più importanti i Sessanta”. Joel: “La sera ci guardavamo i film in tv e il giorno dopo ne facevamo il remake con la Super8 e un gruppetto di amici”. Ethan: “Già, proprio così: nessunissima ambizione, solo il nostro gioco più bello”» (Arianna Finos, la Repubblica, 13/3/2016) • «Joel perfezionò la tecnica alla scuola di cinema della New York University e dopo la laurea trovò lavoro come assistente al montaggio di film horror da due soldi. Ethan, nel frattempo, studiò filosofia all’Università di Princeton. Dopo la laurea, raggiunse il fratello a New York e assieme cominciarono a scrivere sceneggiature per produttori indipendenti» (Britannica) • «Andarono a vivere in una casa comunità con, tra gli altri, Sam Raimi, collega più giovane ma da loro considerato un padre: “Nella casa-bottega di Silver Lake la vita era molto disordinata. Ma Sam cercava di mettere ordine. Ci svegliava con un gong casalingo battendo due padelle una contro l’altra alle sette, sette e mezzo. Era il capo riconosciuto. Per cui se la sua macchina aveva bisogno di una riparazione dovevamo spingerla noi fino al garage. Dovevamo lavargli la biancheria. Soprattutto dovevamo mangiare le cose che cucinava. Sam ha la tendenza ad incazzarsi quando le cose non vanno come vuole lui: e naturalmente, mentre scrivevamo, capitava che le cose non procedessero secondo i suoi auspici, per cui ci inseguiva per la stanza brandendo il primo oggetto che gli capitava tra le mani. Una volta ha dato fuoco ai calzini di Ethan”» (Irene Bignardi, la Repubblica, 8/9/1997) •  «“Se fa il regista quel fesso di Sam Raimi, ce la possiamo fare anche noi”. Ed è così che Joel ed Ethan Coen [...] dopo aver scritto storie per altri, decisero di affrontare il percorso completo, dalla produzione all’edizione» (Maria Pia Fusco, la Repubblica, 26/11/2005) • «Il loro primo film, Blood Simple, è stato definito il più promettente della storia del cinema, dopo Citizen Kane di Orson Wells» (Croci) • «La prima sceneggiatura […] era stata rifiutata da tutti. Allora girarono un trailer di due minuti e racimolarono porta a porta 68 investitori privati, che potevano dedurre i soldi dalle tasse» (Giovannini) • «Non avevamo letteralmente un soldo e, attraversando l’intero stato del Texas e chiedendo denaro a qualsiasi Coen incontrassimo, cambiavamo continuamente la richiesta, la formula, finché la parola indipendente ha colto nel segno» • Fin dalla prima opera la collaborazione tra i due è strettissima: i critici registrano «la pratica paraletteraria della sceneggiatura», «la grande provincia americana come specchio di un profondo disadattamento e della difficile convivenza tra minoranze», l’«umorismo ebraico», il «gusto per la farsa grottesca», lo «spirito iconoclasta» e le tracce delle commedie all’italiana e del pulp hollywoodiano che guardavano da ragazzi • Per Sangue facile si ispirano anche a Hitchcock: «la sequenza di dieci minuti del Sipario strappato in cui dopo una lotta terribile un personaggio viene ucciso con la testa dentro un forno, ha ispirato la difficoltà di portare a termine l’omicidio» (ad Antonio Monda, la Repubblica, 6/5/2002) • Proprio con quel film, nel 1984 a New York, Joel conosce l’attrice Frances McDormand • «Era la protagonista, quello stesso anno si sono innamorati e sposati […] “[…] stavamo facendo il cast per il nostro primo film e alla fine di un lungo processo di selezione di interpreti arrivò lei” racconta Joel. “In realtà avevi offerto la parte a qualcun altro” lo interrompe Frances. “Non è vero, avevo quasi assegnato la parte. Avevamo chiesto a Holly Hunter di venire al provino e lei venne, ma quando fu lì ci disse che non poteva fare il film perché aveva un altro impegno e lo disse alla sua compagna di stanza, che eri tu”. “Così al provino arrivai io - prosegue Frances -  mi diedero solo delle scene, non sapevo nulla del film e dopo mi chiesero di tornare il giorno dopo alle 2. Io dissi di no perché il mio ragazzo dell’epoca aveva recitato in una soap opera, aveva solo due battute ma la sua puntata la davano in tv esattamente alle 2 del giorno dopo, non potevo perdermela. Così mi dissero di venire alle 4. È per questo, vero, che ho avuto la parte, perché ho detto no, perché ho tenuto il punto?”. “E poi perché eri brava” chiosa Joel» (Chiara Ugolini, la Repubblica, 16/10/2015) • Nei primi tempi abitano nel Bronx, poi prendono una grande casa in affitto a Los Angeles e la dividono con Ethan, Holly Hunter, Sam Raimi: «per un po’ di tempo c’è stata anche Kathy Bates e il suo fidanzato. Ma non pensate che vivevamo insieme perché eravamo artisti, eravamo semplicemente poveri e ci toccava dividere l’affitto» (la McDormand) • «Con registi come Jim Jarmusch, Spike Lee, Sam Raimi e David Cronenberg, i Coen sono stati tra i principali esponenti del cinema indipendente. Nei tre decenni scorsi hanno continuato a produrre film incredibili fuori dal giro di Hollywood» (da The Gods of Filmmaking) • «Ai primi film, strutturati sul sovvertimento e la contaminazione delle regole narrative dei generi, è seguito un ripensamento del puro divertissement in chiave malinconica mediante il quale il cinema dei C. ha assunto un respiro più ampio, pur continuando a delineare un mondo caotico e sregolato» (Daniela Daniele, Enciclopedia del Cinema, 2003).
Figli Nessuno, ma nel 1995 ha adottato un bambino paraguaiano di sei mesi: Pedro McDormand Coen.
Vita privata Lui e la McDormand sono «la coppia più longeva di Hollywood • «Alla domanda su quale sia il segreto della loro relazione personale così duratura il marito fa fatica a rispondere. La moglie lo stuzzica: “Non sentire assolutamente la pressione, caro… parla liberamente”, poi però si prende la pratica: “Non ti preoccupare amore, rispondo io. Il segreto è avere storie diverse da raccontare. Per portare avanti un matrimonio per 31 anni [35 nel 2019, ndr] è necessario tornare a casa e avere molto di cui parlare. Poi per noi è stato molto importante crescere nostro figlio […] un’esperienza che ha arricchito la nostra relazione. Il nostro matrimonio è stato scandito da tre decadi, nella prima abbiamo lavorato molto insieme, poi per vent’anni abbiamo cresciuto Pedro e ora che lui è al college inizia una nuova fase per la nostra coppia”» (la Ugolini) • «La gelosia, esiste? Quando lei bacia un altro anche se sul set e lui lavora con donne fantastiche, può succedere di esserne infastiditi? “Ce lo chiedono in molti ma è chiaro che non conoscono come funziona su un set con tutta la gente che sta lì – sostiene Joel – Questo mestiere ci mette di fronte ad altre sfide non meno insidiose. Si deve gestire un film e una famiglia che per forza di cose non può essere organizzata in modo normale, spesso si lavora molto fuori casa e spesso non si sta insieme per molto tempo”» (Michela Tamburino, La Stampa, 16/10/2015).
George Clooney ha recitato in quattro dei loro film, loro hanno scritto la sceneggiatura per uno in cui lui era regista • «J. “Ci piace scrivere storie che mettono Clooney in situazioni imbarazzanti”  E. “È talmente evidente che è un uomo affascinante e in gamba…” J. “…che è quasi impossibile resistere alla tentazione di dimostrare che non lo è. George ha molto senso dell’umorismo e un vero talento comico. Forse siamo stati i primi ad accorgercene guardando Out of Sight. E lui ci è grato per questo. Devi essere un grande attore per fare l’idiota. Peter Sellers è un esempio. Devi venire a patti con la tua vanità di star: non è da tutti”» (Paola Piacenza, 3/3/2016, iO Donna)
Film che avrebbero voluto fare «Quello in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, con Brad Pitt aviatore che cade da un aereo, si salva, si ritrova nel nulla e avanza verso una città. Doveva essere un film sulla sopravvivenza, quasi del tutto muto, ma nessuno ci ha dato i soldi per farlo. Anche perché Brad finiva decapitato» (a Maria Pia Fusco, la Repubblica, 26/11/2005).
Film che vogliono fare Joel – per la prima volta senza Ethan - sta lavorando a un film tratto dal Macbeth di Shakespeare, in cui reciteranno la moglie e Denzel Washington.
Film che non faranno mai «L’incubo peggiore? “Trovarsi sul set a Los Angeles in tuta da ginnastica, catene d’oro al collo, intenti a dirigere il sequel dell’Incredibile Hulk! Con rispetto parlando”» (Croci).
Tv «Io non guardo la tv, io e mio fratello abbiamo scelto un mezzo che è congeniale al nostro modo di raccontare: un’ora e mezzo è il formato giusto per le nostre storie. E poi anche se non ho niente contro la tv, da filmaker preferisco vedere un film sul grande schermo perché mi interessano i dettagli. E se trovo assurdo che oggi si possa vedere Laurence D’Arabia sul telefono cellulare, posso anche contraddirmi e dire che forse il formato non è così importante. La mia prima esperienza con i film da bambino è stata in tv, il cinema l’ho conosciuto su uno schermo piccolo in bianco e nero intervallato da spot pubblicitari, ma è stata ugualmente un’esperienza profonda. Per cui forse è vero il formato non conta, ma crescendo sono diventato più viziato» (alla Ugolini).
Netflix La ballata di Buster Scruggs è stato prodotto da Netflix • «Penso che sia la sola che stia investendo per film che non siano adattamenti di fumetti della Marvel o i grandi franchise d’azione e quel tipo di cose, che è più o meno il business degli studios ora» • «I film hanno una fine naturale, le serie tv vengono abbattute»
Curiosità Ethan è sposato con Tricia Cooke, che lavora nel montaggio e ha due figli • Ethan ha fatto un film senza Joel come sceneggiatore: Lo spezza-ossa (1998) • «Città preferita: “Napoli. Siamo rimasti affascinati dal calore della gente, dalla vita di strada. Sembrava di essere tornati indietro al tempo di Ladri di biciclette e I soliti ignoti. Che casino, però! Traffico, gente che correva ovunque. Non sapevamo che agli italiani piacesse il fitness”» (Croci) • Amano burrata e mozzarella • «Non siamo dei pensatori astratti. Siamo più pragmatici di quanto non si tenda a credere a vedere certe nostre storie» (a Silvia Bizio, la Repubblica, 21/3/2004) • «Negli Usa ci sono raduni annuali di Big Lebowski, “ma non l’avevamo calcolato e non è una cosa pericolosa, è come uscire dalla sala dopo aver visto Tutti insieme appassionatamente e cantare la canzone per una settimana”. Né ritengono pericolosa la violenza dei loro film: “Non è mai credibile, è troppo esasperata, spesso affidata più al suono che alle immagini. Non facciamo realismo”» (alla Fusco) • La temperatura media in Minnesota, che li spingeva a restare in casa a guardare la tivù da piccoli, va dai -13 gradi centigradi in gennaio ai +23 di luglio • «Non ci preoccupiamo mai se un film è una commedia o una tragedia, si è autorizzati a ridere anche nelle situazioni più terribili. È una storia che noi creiamo. Farla rientrare all’interno di una schema è qualcosa che facciamo a film finito» (a Giovanna Branca, il manifesto, 1/9/2018).
Titoli di coda «Perché Caino ha ucciso Abele e Joel e Ethan continuano a lavorare insieme?»