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 2019  novembre 28 Giovedì calendario

LO SPORT ITALIANO PIANGE BRUNO NICOLE’ E ELIO LOCATELLI - BABY FENOMENO E STELLA DELLA JUVE NICOLÈ RESTA IL PIÙ GIOVANE CAPITANO E MARCATORE DELLA STORIA DELLA NAZIONALE (A 18 ANNI E 258 GIORNI, REALIZZO’ UNA DOPPIETTA CONTRO LA FRANCIA) – EX PATTINATORE SUL GHIACCIO (CON 2 PARTECIPAZIONI OLIMPICHE), LOCATELLI HA DEDICATO UNA VITA ALL’ATLETICA LEGGERA COME ALLENATORE E DIRIGENTE – E SU EVANGELISTI… -

Andava di fretta, Bruno Nicolè - morto ieri a 79 anni - veloce come l' Italia di quegli anni che preparavano il grande boom. Andava così di corsa che a 16 anni giocava nella squadra della sua città, il Padova di Rocco: attaccante strutturato, veloce e tecnico. A 27 anni, a Ferragosto del '67, aveva già lasciato il calcio, per sempre. «Non gestiva i problemi di peso» dissero poco simpaticamente alcuni suoi ex compagni quel giorno. «Era sensibile al massimo grado» disse invece un' artista come Sivori, che di sfumature se ne intendeva: con lui Nicolè duettava alla Juventus, dove restò sei anni, quelli della grande rinascita con tre scudetti e due Coppe Italia (una la vinse anche con la Roma), con il baby presidente Umberto Agnelli, Charles e naturalmente Boniperti. Segnava spesso (65 gol in 175 partite), giocando sia in fascia che da «centrattacco», come si diceva allora, finendo in una strofa del Quartetto Cetra.

Si è ritirato presto, ma ha iniziato prestissimo: undici anni di carriera non sono certo la sostanza di una meteora, piuttosto di una stella cometa. Perché ancora oggi Nicolè resta il più giovane marcatore della storia della Nazionale, a 18 anni e 258 giorni, una doppietta addirittura, contro la Francia. Senza contare che in azzurro Nicolè è stato anche il più giovane capitano di sempre a 21 anni e 6 giorni.

Non diventò Piola, come profetizzò Gianni Brera. Ma quella sensibilità di cui parlava Sivori, Nicolè l' ha messa a disposizione di bambini e ragazzi, dalle elementari ai licei, come insegnante di educazione fisica. Senza più fretta.



ADDIO A ELIO LOCATELLI Gaia Piccardi per il Corriere della Sera

Con la conoscenza enciclopedica di cose, persone e fatti, arricchita dall' umanità del globetrotter partito da Canale d' Alba, Cuneo, alla scoperta del pianeta sport, Elio Locatelli era capace di intrattenerti per ore. Ti ho raccontato di quando...?

E partiva una raffica di gustosi e precisi aneddoti sul ghiaccio, perché le lame lunghe della velocità erano state il primo di tanti amori (due partecipazioni ai Giochi: Innsbruck '64 e Grenoble '68), sulle metodologie d' allenamento in continua evoluzione (era diplomato Isef), sui salti valsi a Giovanni Evangelisti il bronzo nel lungo all' Olimpiade di Los Angeles (ne era stato il coach), sull' Africa (dove era di casa, a Dakar) e sull' Europa (la sua base operativa, che però gli stava stretta), sull' atletica di ieri, oggi e domani: non c' era disciplina preclusa a Elio, punto di riferimento per 40 anni di un ambiente che ora, persa la sua boa («Se ne va un pezzo della nostra storia» dice il presidente della Fidal Alfio Giomi, e ha ragione) naviga smarrito verso Tokyo 2020.

Locatelli è morto ieri a Montecarlo a 76 anni, poco dopo aver saputo di avere un brutto male. D.t. azzurro a più riprese, tecnico sopraffino in ambito Iaaf, infine direttore della performance a Formia.

Si fa prima a dire cosa Elio non ha fatto in una vita dedicata allo sport.

Al Mondiale di Doha, lo scorso settembre, aveva esultato per il bronzo della Giorgi nella 50 km di marcia, conquistato grazie (anche) ai consigli tecnici del guru Damilano. Elargiti per amicizia con Elio. L' ultimo regalo alla sua atletica.