ItaliaOggi, 27 novembre 2019
Periscopio
Chi le tira di qua, chi di là; si teme un «ratto delle sardine». Dino Basili. Uffa news.Con tutti i guai che abbiamo ci mancava solo il partito di Calenda. Jena. La Stampa.
Il primo a uscire con le ossa rotte dal voto di giovedì scorso sulla piattaforma Rousseau è Grillo. È stato lui a volere l’accordo col Pd. Dopo la batosta in Umbria, la sua idea è stata quella di non presentare l’M5s in Calabria e in Emilia-Romagna per fare in modo che il voto del Movimento andasse al candidato Pd. La rete ha bocciato questa sua scelta. Paolo Becchi. Libero.
Se guardo la mia vita oggi, dico che sono stata molto fortunata. Ma ci sono stati momenti di sofferenza. E ho patito molto anche per amore: alla nostra generazione gli uomini hanno dato un sacco di fregature. Natalia Aspesi, 90 anni, giornalista (Simonetta Fiori). la Repubblica.
I musulmani non diventeranno mai cristiani e il Papa, che non è certo uno sprovveduto, lo sa bene. Ci si chiede quindi con immensa curiosità quale mai sia la ragione per cui fa il suo meglio per farci invadere da loro. Piera Graffer. Tweet.
Quando fui eletto per la prima volta avevo 27 anni. Tre anni prima ero diventato consigliere comunale a Bologna, c’era Zangheri sindaco. La mia vocazione politica nasce da ragazzino. Alle politiche del 1983 presi 34 mila preferenze e mi ritrovai a Montecitorio. Strinsi un legame personale, fuori dalla cerchia Dc, con il missino Giorgio Almirante e il comunista Alessandro Natta. Erano figli di un passato colmo di storia. Ascoltarli era per me come stare a scuola. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera (Concetto Vecchio). il venerdì.
Col tracollo siderurgico, la deindustrializzazione italiana si completa. L’ex Ilva a ramengo è l’ultima malefatta dei geni che da decenni governano. ArcelorMittal voleva essere protetta dai giudici? Si ritrova invece con due procure alle calcagna e i finanzieri negli uffici. Se nel breve i franco-indiani potranno sentirsi intimiditi, alla fine scapperanno. Fuggiti loro, per dieci anni non si vedrà più uno straniero investire in Italia. Hic sunt leones, si dirà di noi e l’Ilva galleggerà come un relitto nella laguna tarantina. Furbescamente, potremmo chiedere ai Riva, gli ex proprietari, di riprendersela, scusandoci per averli massacrati. Ma col piffero che abboccheranno. Dunque, al 99%, usciamo anche dall’acciaio. Giancarlo Perna. LaVerità.
Il Muro di Berlino che cade scoperchiando prigioni e latrine di Stato, può ricordare a qualcuno le Mura di Gerico che si afflosciano come cartapesta sotto l’urto sonoro delle trombe di Giosuè. Saverio Vertone, Il collasso – Urss viaggio al termine di un impero. Rizzoli, 1990.
L’Italia non è solo Roma, Torino, Napoli o Milano. Esiste la provincia. E non tutti hanno Internet: Portobello non è solo il mercatino della tv, è il simbolo della tv generalista. Antonella Clerici, animatrice tv (Silvia Fumarola). la Repubblica.
Non decisi di fare la giornalista. Ero laureata in lettere, davo lezioni di latino. Papà mi disse: «La Rizzoli ha comprato Il Mondo. Quasi quasi chiedo che ti prendano, senza pagarti». Mi ritrovai in un’accozzaglia di figli e nipoti. C’era anche Francesco Merlo. Dicevano che non era bravo, pensi quanto sono lungimiranti i nostri colleghi. Sgobbavo tanto per far dimenticare che ero «la figlia di». Mi è sempre mancata l’ambizione. Da doverista, come papà, volevo solo fare la mia parte. Bice Biagi, giornalista, figlia di Enzo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
«Che cos’è che rende cosi letale un esplosivo?» mi domanda il perito del settore. «È l’onda esplosiva», dissi, «una pressione che può viaggiare anche a 8 mila metri al secondo. Immagina che urto. Anche l’aria morbida di queste notti di primavera, se compressa a dovere, diventerebbe dura come una pietra, e scagliata sul tuo corpo, avrebbe lo stesso effetto di una locomotiva in corsa. E se l’onda esplosiva porta con sè schegge di ferro, riesci ad immaginare che può fare sui tessuti molli del nostro cicciuto organismo?». Valerio Neri, Anna e il Meccanico. Marsilio, 2005.
La sentenzina di sapore guicciardiano con cui Prezzolini spiegava la sua straordinaria longevità, diceva che si era saputo ben scegliere genitori e antenati. principio, questo, che trova, nella triste sorte di Vincenzo Caldarelli, la sua contraria dimostrazione. Piero Buscaroli, Una nazione in coma. Minerva Edizioni, 2013.
Quel gran filosofo di Carlin Petrini, secondo il quale il vino è stato troppo a lungo sottostimato, sosteneva anche che, tra una mutanda di Armani e una bottiglia di Gaja, è preferibile la seconda perché almeno passa attraverso il nostro corpo procurandogli godimento, anziché starsene semplicemente addosso. Tiziano Gaia, Stappato. Un astemio alla corte di re Carlo. Baldini+Castoldi, 2019.
Il vecchio e la bandante riposano su una panchina. Il sole s’alza mentre mangiano un gelato e lei ride delle avance del barista, ma con malizia. Perciò deambula intorno con il vecchio per mano. Non un rumore in questa domenica per vie tutte sgombre. E questa giovane che tenendosi il vecchio per mano adesso infila i piedi dentro la fontana. Ci sbatte l’acqua. Guarda il barista che è arabo al più ridacchia in un suo italiano tv stentato. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.
Lì su quegli attici color corallo, fra orridi banchieri e splendide puttane, riconoscerai le mani che controllano le trame della violenza. Perché devi sempre ricordarti di una cosa: dove c’è molto denaro, lì ci sono i delitti. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Quando ero piccolo, la musica era la principale forma di comunicazione artistica. I miei genitori appartenevano alla classe operaia, non c’era l’abitudine di leggere libri. C’era il cinema, la radio, i juke-box. Da ogni finestra usciva della musica. Martin Scorsese, regista (Paolo Mereghetti). Corsera.
Un uomo nudo, battuto e umiliato, resta un uomo che conserva la sua dignità. Vivere, non significa esistere a non importa qual prezzo. Nessuno può rubare l’anima di un altro se la vittima non lo consente. La deportazione nei campi nazisti mi ha insegnato quale poteva essere la dignità. Hélie de Saint Marc, Mémoires-Les campagne de braises. Perrin, 1995.
Periglioso viaggio dal Kattaro fino in Kosovo, a Pec’, dove sono le tre chiese del patriarcato, l’una sopra l’altra, con cupole che paiono visi di noce. Le pietre sono crude come nel romanico, ma non bianche, esse tendono al rossastro, sotto i tetti più intenso rosso e qua e là bruciato. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.
Terremoti in Umbria: giallorossi sepolti sotto le proprie macerie. Roberto Gervaso. Il Giornale.