ItaliaOggi, 27 novembre 2019
Da Londra a Varsavia, la Polonia ha rimpatriato 100 tonnellate d’oro
La foto di Adam Glapinski, il governatore della Banca nazionale polacca, davanti a un caveau con un lingotto d’oro alzato verso il cielo ha alimentato l’orgoglio patriottico della nazione guidata da Andrzej Duda: l’immagine aveva lo scopo di immortalare come la Polonia stia rimpatriando oro dalle casse della Banca d’Inghilterra. Da Londra a Varsavia, dunque, per proseguire nella politica di incremento delle riserve auree, che il Paese dell’Europa centrale sta attuando da due anni a questa parte.«L’oro simboleggia la forza della nazione», ha detto Glapinski, parlando dell’operazione che ha permesso di rimpatriare circa 100 tonnellate del metallo prezioso, grosso modo la metà delle riserve polacche ancora conservate nel Regno Unito. Come ha spiegato l’agenzia Bloomberg, la Polonia potrebbe continuare a rimpatriare oro se «la situazione delle riserve continuerà ad essere favorevole», queste le parole del governatore della Bnp.
La Polonia è così diventata il ventiduesimo maggiore detentore di lingotti al mondo: ha acquistato circa 125 tonnellate del prezioso nel 2018 e nel 2019, portando le sue riserve auree a 228,6 tonnellate, le riserve auree italiane ammontano a 2.452 tonnellate, e secondo la Banca nazionale polacca le proprie scorte valgono circa 10 miliardi di euro (mentre le riserve complessive del Paese ammontano a 110 miliardi). Per l’economia polacca, nonostante la recente revisione al ribasso della Commissione europea, si prevede una crescita del 4,1% nell’anno in corso, mentre un progresso del 3,3% nel 2020 e nel 2021.
La corsa all’oro accomuna la Polonia ad altre nazioni. Secondo il World Gold Council le banche centrali di tutto il mondo hanno registrato un’impennata nella tendenza all’acquisto del metallo prezioso, spingendo la domanda totale di lingotti, nella prima metà del 2019, a un massimo da tre anni a questa parte. Ma chi è che alimenta la corsa all’oro? A spingere maggiormente sull’incremento delle riserve auree sono essenzialmente tre Paesi: la Russia di Vladimir Putin, la Cina di Xi Jinping e la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, anche se ci sono altre nazioni, come la Polonia, l’Ungheria e la Serbia, che nel loro piccolo stanno cercando di aumentare le loro scorte. Una politica che, spiegano gli esperti, è influenzata dalle incertezze dell’economia globale: davanti a scenari poco chiari il bene rifugio per eccellenza si conferma una sicurezza.