La Stampa, 27 novembre 2019
Scuole italiane vecchie e pericolose
Gli edifici scolastici italiani hanno un’età media di 52 anni e in gran parte non sono più adeguati alle esigenze del futuro prossimo. È la conclusione «senza appello» a cui arriva il Rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli che sarà presentato oggi a Torino.
Una tesi netta, che non prevede giustificazioni e che si basa su cifre impietose. Due terzi delle scuole risalgono a più di quarant’anni fa, una su quattro ha problemi di natura ambientale, il 16,1% ha problemi dichiarati di seria compromissione delle strutture e delle coperture. E sono «soprattutto gli edifici che ospitano le scuole medie a ricevere giudizi molto negativi» sullo stato di conservazione di strutture e impianti. Il 70% non è stato costruito per ospitare scuole ma sono adattamenti di strutture pensate per usi diversi, con tutti i limiti e i problemi conseguenti.
I campanelli d’allarme
«La gran parte degli edifici scolastici attualmente in uso - prosegue il Rapporto - che risale agli anni Settanta o prima, non favorisce la diffusione di metodi didattici diversi dalla lezione frontale. L’età avanzata del patrimonio scolastico – con stili progettuali, risorse tecnologiche e vincoli economici ereditati dal passato – comporta altre due conseguenze negative. La prima la conosciamo bene, per i tristi eventi di cronaca: molte scuole sono fragili e insicure, costruite spesso senza attenzione ai criteri antisismici e con l’impiego di materiali scadenti e deperibili; a questo va frequentemente aggiunta l’assenza di adeguate politiche di manutenzione ordinaria e straordinaria da parte delle amministrazioni locali proprietarie».
Le scuole sono inadeguate perché non garantiscono il benessere degli studenti, il loro bisogno di educazione allo sviluppo sostenibile che deve entrare nella più ampia nozione di educazione alla cittadinanza ma fanno lievitare anche i costi di manutenzione delle scuole. «Se considerati sull’arco di un decennio gli investimenti ambientali sarebbero in grado di abbattere di un terzo i consumi di energia termica per riscaldamento, della metà quelli di energia elettrica per illuminazione e di un quinto quelli dei consumi di acqua, con conseguente riduzione dei costi di gestione», avverte il Rapporto.
È un’analisi che non lascia possibilità di arrivare a conclusioni diverse, prosegue il documento. «Anche se molti drammatici campanelli d’allarme avrebbero dovuto già convincerci della criticità del fenomeno, è certo che nel terzo decennio del XXI secolo l’Italia dovrà affrontare il generalizzato invecchiamento dei suoi edifici scolastici: in maggioranza entreranno in una fase altamente critica, che sempre più condizionerà negativamente il modo di far scuola, oltre ad aggravare i rischi per la sicurezza».
La necessità di un piano
Le scuole sono pericolose oltre che inadeguate. «È quindi urgente intervenire» con un piano ventennale di ristrutturazioni degli edifici. L’alternativa - sottolinea il Rapporto - «è un distacco ancora più profondo dai livelli di apprendimento degli studenti dei Paesi avanzati, un diseducativo spreco di risorse ambientali e in alcuni casi anche un pericolo per la sicurezza di chi a scuola lavora e studia. È, però, più ragionevole e conveniente intervenire con una visione e una strategia operativa che sappiano integrare i diversi aspetti del problema». Un’analisi che - come spiega la Fondazione Agnelli - vuole andare oltre la semplice denuncia ma è «il miglior modo per dichiarare la nostra ostinata fiducia del ruolo della scuola pubblica nel formare le nuove generazioni».