Fabio Dragoni per “la Verità”, 26 novembre 2019
MES FUNEBRE – IN CASO DI NECESSITÀ L’ITALIA DOVRÀ SGANCIARE 110 MILIARDI PER CONTRIBUIRE AL CAPITALE DEL MES: L’EQUIVALENTE DI QUATTRO CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA - IN QUANTO TEMPO? IN UNA SETTIMANA DAL MOMENTO IN CUI IL DIRETTORE GENERALE DECIDESSE DI CHIEDERLI AGLI AZIONISTI. PER IL RIMBORSO DEGLI STATI SALVATI INVECE C’È SEMPRE TEMPO. ANCHE 40 ANNI... -
Vi piacerebbe essere clienti di una banca dove entrate alle sette di sera per chiedere un' apertura di credito e ritrovarvi alle sette della mattina successiva con il fido sul conto corrente già pronto da spendere? Bene c' è una buona notizia ed una cattiva notizia. La buona notizia è che questa banca esiste. La cattiva è che di questa banca nessuno di noi sarà mai cliente.
Stiamo parlando di un' istituzione a caso: il Mes il cui acronimo significa Meccanismo europeo di stabilità meglio noto fondo salva Stati «per gli amici». Già il prefisso «salva» dovrebbe indurvi a mettere subito mano alla pistola. Ogni volta che lo leggete la fregatura è in arrivo. Ricordate il decreto salva Italia preparato da Mario Monti? Le tasse sugli immobili quintuplicarono nel gettito. Il tutto condito con l' arrivo della famigerata legge Fornero. Oppure ricordate il decreto salva banche approvato dal governo Renzi? Gli obbligazionisti con in mano i bond subordinati di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara si trovarono azzerati per legge i loro investimenti dalla sera alla mattina. Il fondo salva Stati non sfugge a questa legge universale.
Teoricamente creato per salvare la Grecia in realtà servì a salvare le banche francesi e tedesche che a dicembre 2009, secondo un' inchiesta del Sole 24 Ore del 2015 si ritrovavano in bilancio oltre 120 miliardi di prestiti incautamente erogati alla Grecia. Intervenne quindi il Mes, fondo di investimento giuridicamente privato con sede in Lussemburgo ancorché partecipato dagli Stati dell' eurozona.
E l' esposizione delle banche francesi tedesche era scesa a circa sedici miliardi in tutto. Ebbene poiché il Mes eroga i fondi reperiti sul mercato e versati dagli azionisti, si dà il caso che l' Italia sempre nel dicembre 2014 si ritrovava ad aver contribuito con circa 41 miliardi. Di meno certo rispetto ai 62 della Germania ed ai 47 della Francia. Ma considerate che le banche italiane avevano nel 2009 un' esposizione al rischio Grecia di circa 7 miliardi non minimamente paragonabile ai quasi 80 degli istituti francesi ed ai 45 della Germania. Insomma abbiamo pagato per loro. Cosa su cui l' allora ministro Giulio Tremonti, prima che il governo Berlusconi fosse dimessionato, tento un' eroica quanto soccombente resistenza.
Oggi il Mes ha un capitale sottoscritto di circa 705 miliardi. Ma il capitale effettivamente versato è di poco superiore agli 80. In caso di necessità ci saranno quindi da sborsare 625 miliardi. E circa 110, di questi 625, dovremo sborsarli proprio noi. Il capitale sottoscritto dall' Italia è infatti pari a 125 miliardi e per ora ne abbiamo versati giusto 14. Insomma l' equivalente di quattro clausole di salvaguardia o se preferite la metà della nostra spesa sanitaria annua. Vabbè - direte voi - mica ce li chiederanno tutti subito e comunque di tempo ne avremo. Si in effetti di tempo ne abbiamo abbastanza.
Giusto una settimana dal momento in cui il direttore generale del Fondo decidesse di inviare la lettera di richiesta a tutti gli azionisti. Recita infatti l' ultimo paragrafo del comma 3 dell' articolo 9 dello statuto del Fondo che «i membri del Mes si impegnano incondizionatamente e irrevocabilmente a versare il capitale richiesto dal direttore ai sensi del presente paragrafo entro sette giorni dal ricevimento della richiesta».
Il Mes - ve lo avevamo detto all' inizio - è una banca sprint sia nell' erogare che nel chiedere i soldi. Del resto con la riforma in arrivo il Mes potrà erogare entro 12 ore il «dispositivo di sostegno» che altro non sarebbe che una linea di credito dedicata al Fondo di risoluzione unico che quasi sicuramente sarà chiamato a mettere soldi per accompagnare la ristrutturazione di molte banche tedesche sulle cui prospettive l' agenzia di dating Moodys ha complessivamente abbassato la qualità dei giudizi nei giorni scorsi.
Il Mes è un finanziatore veramente particolare. Inserito nel tritacarne delle disposizioni europee contribuisce a stringere la camicia di forza fatta di austerità cui molti Paesi richiedenti sono di fatto costretti. Ma zitto zitto riesce anche ad essere, se necessario, particolarmente flessibile nel riavere indietro i soldi prestati e che i vari Paesi contribuenti gli hanno a loro volta, conferito.
La tanto decantata Irlanda, modello di sviluppo ed austerità espansiva a detta di tanti fenomeni, si ritrova ad avere dodici emissioni di titoli di stato sottoscritte dal Mes. A luglio del 2016 avrebbe dovuto rimborsare 5,5 milioni. Ha chiesto ed ottenuto giusta una proroghetta. Due di questi miliardi saranno pagati nel 2032 e gli altri nel 2033. Niente male vero? Il Portogallo invece, altro supposto benchmark di riferimento per i vari Alesina e Giavazzi, si è trattenuto un po' di più.
Per i sei miliardi che avrebbe dovuto restituire la dilazione è stata di appena nove anni; fino al 2025. In compenso si è mosso per tempo ed ha ottenuto che i quasi quattro miliardi da restituire nel 2021 fossero spostati di appena quindici anni, al 2036. La Grecia non ha richiesto invece nessuna proroga. E ci mancherebbe altro visto che inizierà a pagare il capitale dal 2034 per finire intorno al 2060. Quei soldi noi li rivedremo più. Se arrivasse la letterina del direttore generale che ne chiede di nuovi entro sette giorni che dite? Ci proviamo pure noi con la proroga?