ItaliaOggi, 26 novembre 2019
Periscopio
«Fughe di lato». Mavà, dilatate. Dino Basili. Uffa news.La principale qualità di un politico è il carattere. Conta più della conoscenza e delle doti morali. Bisogna essere duri quando è necessario e flessibili quando il vento è contrario; e poi possedere la capacità di aggregare. Far capire alle persone che sono importanti per te. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera. (Concetto Vecchio). il Venerdì.
L’elezione della sindachessa capitolina, Virginia Raggi, lo aveva ferito come una freccia avvelenata degli Sioux. Lui aveva votato Alfio Marchini perché aveva la Ferrari, che ai comizi parcheggiava in un autosilo, e si presentava sotto il palco con una Balilla, acquistata a rate dal padre negli anni Trenta. I quiriti sapevano che non era un barbone, ma non dovevano sapere che era un nababbo, soprattutto nelle borgate dove puoi vincere solo se hai le pezze al culo. Roberto Gervaso, Le cose come stanno – L’Italia spiegata alle persone di buon senso. Mondadori, 2017.
Aldo Moro era un uomo particolare, difficile, molto credente. Però incontrava segretamente Enrico Berlinguer, il segretario del Pci. Cosa inaudita a quei tempi. Capiva che il mondo stava per voltare pagina. O forse lo temeva. Sergio Lepri, per 30 anni direttore dell’Ansa, ha cent’anni. (Concetto Vecchio), il Venerdì.
Adriano Olivetti ha avuto una grande influenza su di me. Mi ha anche fatto diventare deputato nel 1958, dimettendosi e facendomi eleggere alla Camera dei deputati. Pensi che ho accettato con scarso entusiasmo: non potevo sottrarmi alla pressione di Adriano e poi ho dovuto rinunciare a un posto molto prestigioso a Parigi, all’Ocse. Ma come facevo a dire di no a Olivetti dopo che l’idea del movimento di Comunità l’ho partorita io? Da allora però non sono mai più stato più organico a un partito politico, né della sinistra, né altrove. Questa è una cosa che mi hanno sempre rimproverano tanti amici. Me lo ripeteva spesso anche Lucio Magri. Diversi esponenti del Pci mi stavano alle costole, ma io sono sempre stato anticomunista. Per me Stalin era un dittatore che disprezzavo, come Hitler e Mussolini. Vengo dalla Bassa Vercellese (a Palazzolo Vercellese), fra i miasmi e i vapori delle risaie, dove ho fatto anche il partigiano. Franco Ferrarotti, sociologo 93 anni (Aldo Forbice). la Verità.
Non so se lasciai Cesare Musatti perché essendo lui a Milano e io a Padova c’era troppa distanza e quindi troppa fatica per raggiungerlo. Certamente era anche un chiacchierone. Mi raccontava che Pasolini era stato per un periodo breve, in tutto sette o otto sedute, in analisi da lui. A un certo punto, saltò fuori il problema dell’omosessualità e Pier Paolo disse: «Non ne parlerò perché è natura». Musatti rispose: «Ne parlerà comunque, anche senza volerlo». Pasolini entrò in una crisi di angoscia e non si presentò mai più. Ferdinando Camon, scrittore. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Venezia, piccolo territorio insalubre, senza prati né boschi, senza granaglie né acqua potabile, ha tuttavia consentito ai suoi abitanti di vivere nel lusso e di accumulare delle ricchezze smisurate. In epoche lacerate dalle guerre di religione, il popolo della laguna ha praticato la libertà, più volte si è schierato contro il papa e contro l’imperatore, ora dalla parte di Roma e ora con Costantinopoli. E quando lo ha ritenuto utile al bene della Repubblica, non ha esitato a prendere il mare con le sue galee, sui cui alberi garriva i vessilli del Leone. Nantas Salvalaggio, Signora dell’acqua – Splendori e infamie della Repubblica di Venezia. Piemme, 1997.
La rivista Marie Claire è andata oltre il limite della sopportazione delle sue lettrici, mettendo in copertina (e poi nel servizio interno) l’immagine di una modella taglia 38, emaciata e triste, chiaramente anoressica. Una modella, questa, che non è certo un modello per le donne, e specialmente per le ragazzine. Contro questa scelta dissennata (che purtroppo non è solo di Marie Claire) è esploso il web. Questa volta però, non con degli insulti stercorari, ma con dei ragionamenti. «Questa modella sembra già morta». «La modella sta male». «Una minorenne che si presentasse a scuola così, sarebbe finita in mano agli assistenti sociali». «Una persona in queste condizioni non è in grado di lavorare in ufficio, non può partorire né allattare», «Finitela di giocare con la vita delle persone». Il web non è sempre sporcizia e odio. Questa volta infatti è riuscito a far sentire l’opinione delle lettrici normali che prima restava un mugugno ma adesso è diventando virale imbarazzando le direzioni dei giornali femminili che adesso, forse, si daranno una mossa. Giancarlo Perna. la Verità.
I più giovani si chiederanno chi diavolo sia Paola Besuschio, che oggi affitta sul web la sua casa di vacanza in Puglia, acquistata nel 2006, e si definisce «libera professionista che opera nella formazione per le risorse umane». È quel che resta della ragazza che 40 anni fa avrebbe potuto salvare Aldo Moro. La sua scarcerazione in cambio della vita dello statista dc: questo il patto che alcuni rappresentanti dello Stato stavano per siglare con le Brigate rosse. Come sia andata a finire, è noto: lui morto, lei viva. Le rare foto d’archivio di Paola Besuschio la ritraggono sorridente, i Ray-Ban a goccia, di moda a quel tempo, nella gabbia degli imputati terroristi durante il processo alle Br celebrato a Milano nell’ottobre 1978, mentre parla con il fondatore del gruppo terroristico, Renato Curcio, del quale era la luogotenente, o con l’avvocato difensore Giovanni Cappelli. Primula rossa dalle infinite identità e dai molteplici domicili, Paola Besuschio era partita da Verona, dal numero 3 di via Amatore Sciesa, per andare a laurearsi in sociologia all’Università di Trento incubatrice di terroristi. Stefano Lorenzetto, scrittore, l’Arena.
Tradurre è trasformare. Analizzare, decorticare il testo. Ridurre in pezzetti questo puzzle mostruoso, allineare i pezzi, esaminarli uno per uno, raggrupparli, disgrupparli, ingerirli, assimilarli, rigurgitarli, poi una lunga ruminazione per cercare di ottenere, alla fine, un nuovo puzzle di parole che rendono il senso, il profumo, il significato dell’opera originale. Bernard Kreiss, traduttore francese dal tedesco. Le Monde.
Bisogna entrare giovanissimi in una redazione, anche come stenografo o correttore di bozze. Oppure collaborare, collaborare, finché una porta non si apre. Le scuole di giornalismo, almeno quelle esistenti, non servono a nulla. Mino Monicelli, Il giornalista. Vallecchi, 1964.
Conte: il peggio è fatto. Roberto Gervaso. Il Giornale.