ItaliaOggi, 26 novembre 2019
Nichel: 16 mila euro per una tonnellata
La febbre del nichel, seppure sia un poco diminuita, resta comunque molto elevata, tanto che la sua quotazione è cresciuta del 50% da gennaio, secondo quanto ha riportato Le Monde, superando i 16 mila euro la tonnellata. A settembre, aveva raggiunto il picco di 18 mila euro la tonnellata, il valore più alto da cinque anni a questa parte. A rendere molto ricercato il nichel è il fatto di essere un componente delle batterie ricaricabili delle auto elettriche e di quelle a propulsione pulita. Le previsioni indicano 140 milioni di veicoli entro il 2030. Cifre che fanno brillare gli occhi degli speculatori. Il colosso minerario svizzero Glencore ha valutato che serviranno 1,2 milioni di tonnellate supplementari di nichel per far brillare il cromo dell’auto elettrica. C’è di che mettere il mercato sotto pressione, secondo Le Monde.Per ora è l’Indonesia a soffiare sulla brace. Agitando lo spettro dell’embargo, il maggior produttore mondiale di nichel del pianeta (estrae all’incirca un quarto dei volumi mondiali del metallo ogni anno) ha infiammato i mercati evocando il divieto ad esportare nichel da gennaio 2020. In questo contesto, il gruppo minerario brasiliano Vale, numero uno mondiale del nichel, ha dovuto cedere il 20% della controllata Vale Indonesia alla compagnia statale dell’Indonesia, MindID. Inoltre, a spingere il valore del nichel è anche il gruppo siderurgico cinese Tsingshan, primo produttore mondiale di acciaio inossidabile (produce una lega con bassa presenza di nichel). L’acciaio inossidabile assorbe da solo il 69% dei volumi di nichel, e dunque si capisce come mai il colosso siderurgico cinese fa il bello e il cattivo tempo sul valore di questa materia prima.