La Stampa, 26 novembre 2019
Ogni obeso è una storia a sé
Sta per cadere anche una delle ultime certezze, vale a dire che l’obesità è il risultato di troppo cibo e poco esercizio fisico.
Quasi ovvio, viene da dire. Talmente ovvio che non può non esser altro che così. E invece no: solo di rado l’obesità è il risultato di questa semplicissima equazione.
«Una percentuale che si attesta tra il 40 e il 70% del nostro peso è influenzata dalla genetica», spiega Bibian van der Voorn, endocrinologa pediatrica e ricercatrice all’Obesity Center di Rotterdam, intervenuta al Festival della Scienza di Genova con una lectio magistralis dal titolo «Questioni di peso (e non solo): stili di vita efficaci contro l’obesità».
L’eredità ottenuta non deve però rappresentare una giustificazione per rassegnarsi al numero che leggiamo sulla bilancia e al grasso in eccesso. «Tutt’altro - ammonisce l’esperta. Bisogna comunque impegnarsi molto, poiché l’eredità genetica non è il solo fattore in gioco. Un’interazione complessa tra quest’ultima e le diverse esperienze che caratterizzano la nostra vita, sin dal concepimento in poi, sembra essere alla base dell’insorgenza dell’obesità».
Ci sono quindi dei fattori più importanti di altri nel determinare il nostro essere normopeso, sovrappeso oppure obesi: «Eventi stressanti come patologie importanti o croniche, episodi traumatici, disturbi ormonali o l’uso di farmaci e, quindi, non solo fenomeni legati alla sfera psicologica». Quali sono, allora, i comportamenti da evitare o da favorire, dal momento che sulla genetica non si può fare molto? «Sin dalla gravidanza - spiega van der Voorn - ci sono delle accortezze che riguardano la quantità e il tipo di cibo, la sedentarietà, il mantenimento di determinati ritmi, come per esempio la qualità del sonno o l’assunzione di farmaci. Tutti fattori che hanno importanti effetti sul metabolismo».
Non si tratta, quindi, solo di cibo o della sua quantità, come precisa la ricercatrice. «E’ essenziale il modo in cui assorbiamo e metabolizziamo gli alimenti, così da risultare in equilibrio tra quello che ingeriamo e quello che consumiamo». Senza dubbio un aspetto chiave dipende da ciascuno di noi, ma quello che deve cambiare - chiarisce la stessa van der Voorn - non è solo l’approccio del paziente ma quello del medico: «Lo specialista, soprattutto, deve indagare i diversi aspetti che hanno portato all’insorgenza dell’obesità e non solo pensare alla terapia, che il più delle volte è una dieta associata ad esercizio fisico. Questo è un problema molto complesso, in cui si deve scavare alla ricerca di cause non sempre ovvie o evidenti, come, tra l’altro, fattori che possono interferire negativamente».
Obesità e sovrappeso sono associati a morte prematura e riconosciute come fattori di rischio per le principali malattie croniche. Quello che van der Voorn definisce un problema complesso è ormai una specie di epidemia a livello mondiale. I dati della Fao e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’obesità a livello mondiale sono più che chiari: tra il 1975 e il 2014 si è passati dal 4,5 al 12,8% e anche il numero di persone sovrappeso in generale rispecchia questo trend. Solo in Italia si è passati dal 41,5 al 64,1%.
«I dati osservati nei bambini negli ultimi 20 anni sono ancora più preoccupanti - continua van der Voorn-. Non esiste posto in cui non si trovi cibo spazzatura e la maggior parte delle scelte alimentari viene fatta in modo automatico, influenzati da spot commerciali o stimoli esterni, e non perché noi scegliamo quel cibo». Sul che cosa fare, perciò, van der Voorn non ha dubbi, ad iniziare da un ambiente con cibo più sano e meno mirato al consumo, da unire a una vita meno sedentaria.
Le vecchie certezze, perciò, non sono esaurite. È tutto solo un po’ più complesso, tendenzialmente perché lo abbiamo complicato noi stessi con un altro fattore «ambientale», lo stress. «Uno dei prossimi passi - conclude - sarà quello di capirne il ruolo nei disturbi metabolici: abbiamo osservato un aumento nei livelli di cortisolo nel 50% dei pazienti obesi».
Proprio lo stress potrebbe essere il giusto target per combattere l’obesità.