La Stampa, 26 novembre 2019
Gli stranieri scelgono nomi italiani per i figli
Che cos’è un nome? Chiede Giulietta a Romeo, implorandolo di rinunciare alle lettere che lo definiscono fin dalla nascita e quindi alle sue radici, alla famiglia che le è nemica. Il nome non è importante, sostiene Giulietta con la forza creativa del primo amore, pronto a spazzare via il passato per immaginare un futuro insieme: «Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo». Eppure il nome è importante, per i giovani genitori stranieri da poco arrivati in Italia: è uno strumento potente per assicurare ai figli più accoglienza e integrazione. Ecco perché gli immigrati rumeni e cinesi - almeno stando al rapporto Istat «Natalità e fecondità della popolazione residente 2018» - rinunciano alla tradizione dei loro paesi d’origine e scelgono di chiamare i bambini Leonardo, Luca o Matteo e le figlie Sofia, Emma, Giulia. Solo i genitori del Marocco prediligono per i figli nomi legati alle radici: Amir o Imran per i bambini, Amira o Nour per le bambine.
Che cos’è, allora, un nome? Per le famiglie marocchine è un tentativo di non tradire il passato e non perdere la propria identità in una terra straniera. Per cinesi e rumeni, invece, è uno sforzo per disegnare il futuro, in quello spazio nuovo in cui i figli saranno i soli protagonisti e loro non potranno accompagnarli. E le preferenze la dicono lunga sui sogni e sulle aspirazioni di questi genitori: Leonardo racchiude il meglio dello spirito italiano, a maggior ragione nell’anno del cinquecentenario del genio da Vinci, il nostro ambasciatore di intelligenza, fascino, creatività attraverso i secoli. Anche Sofia è il nome di un’icona italiana nel mondo, la diva per antonomasia e unisce al significato antico di «saggezza» quello più moderno di bellezza cinematografica.
Leonardo e Sofia. Che cos’è la scelta di un nome se non una mossa politica? Qualche anno fa nel film Il nome del figlio Francesca Archibugi sorrideva sulle preferenze di una coppia di coatti e una di radical chic, ma in una società multietnica le alternative, le simbologie e i compromessi si moltiplicano. Con buona pace di Giulietta, legare il proprio pargolo all’eredità di Leonardo da Vinci è una sorta di talismano, un porta fortuna magico fin dal primissimo scambio sociale: «Come ti chiami?».