La Stampa, 26 novembre 2019
Intervista a Flavio Briatore
«C’era tutto il mondo a quella cena al Billionaire, c’erano i ministri sauditi, tante personalità». Flavio Briatore risponde al telefono da Monaco. Nel weekend era a Riyad: proprio da un video sulla sua pagina Instagram si scorge, seduto a un tavolo del locale che ha aperto nella capitale saudita, l’ex premier Matteo Renzi.
Ospite suo?
«Era la cena della Formula E, quello seduto accanto a Renzi è Alejandro Agag, chairman della Formula E. Ha fatto gli inviti il governo saudita, che ha la licenza di sei nostri marchi in Arabia».
Compreso il Billionaire?
«Per andare a Riyad abbiamo avuto mesi di trattative col governo. Abbiamo fatto un accordo con cui gli abbiamo dato la licenza di sei marchi, tra cui il Billionaire, e noi li gestiamo. Diamo lavoro a 83 italiani. È giusto che un bravo politico italiano conosca la realtà di quei Paesi, che sono il futuro».
L’Arabia Saudita è un Paese controverso, con un problema sui diritti umani…
«È l’unico Paese dove girano soldi! Io devo creare posti di lavoro e vado dove è possibile farlo. Mica come succede in Italia: operazioni come lo scudo penale sì-lo scudo penale no (sul caso Ilva, ndr.) portano la nostra immagine ai minimi storici».
Lei è in rapporti con Renzi?
«Io sono in rapporti con tutti. Non essendo un politico posso parlare con tutti».
L’ex premier è mai stato ospite in altri suoi locali?
«Non credo ma non ci sarebbe niente di male».
Le piace il suo nuovo partito, Italia viva?
«In Italia oggi ci sono due grandi politici, Matteo Renzi e Matteo Salvini. Fanno politiche diverse ma sono giovani, hanno qualità indubbie».
Li vedrebbe bene al governo insieme?
«Sono due persone che meritano grande stima. Renzi è tecnico, intelligente. Salvini sa parlare alla pancia della gente. Non so se potrebbero fare un governo insieme, ma sarebbe una bella combinazione».
Lei chi voterebbe?
«Essendo residente all’estero votare è un’avventura. L’ultima volta le schede sono arrivate in ritardo».
Ma chi le piace di più?
«Voterei qualcuno che fa cose concrete per l’Italia».
Uno dei due Mattei?
«Sì, sì, di sicuro non Calenda. Penso che non lo votino nemmeno i suoi famigliari».
È arrabbiato perché ha detto che Renzi a farsi vedere a Riyad con lei rischia la reputazione?
«Cosa pensa Calenda non mi interessa. Io ho vinto sette Mondiali di Formula 1, lui era il portaborse di Montezemolo».
Non esageri: è stato ministro dello Sviluppo economico.
«Sì, quello che ha fatto l’accordo con Mittal! Vedremo quest’operazione quanto costerà agli italiani».
È furioso per quella battuta…
«La gente parla senza cognizione di causa. Il mio gruppo paga 22-25 milioni all’anno di stipendi, io la mia parte la faccio. Lui chiacchiera ma poi, ora che è uscito dal Pd, non ha dato le dimissioni da parlamentare europeo, dove è stato eletto con i voti del Pd».
Anche lei ha lanciato una sua iniziativa, il Movimento del Fare: che progetti ha?
«È una fucina di idee composta da persone che lavorano e non sono coinvolte nella politica. Ci saranno tanti giovani impegnati a lavorare al sito che sarà on line tra una settimana-10 giorni».
Le piace di più il governo giallorosso o quello precedente, gialloverde?
«Sono uguali. Né l’uno né l’altro producono niente».