La Stampa, 26 novembre 2019
Altri otto ponti a «rischio crollo massimo»
Altri otto viadotti gestiti da Autostrade per l’Italia in Piemonte e Liguria, oltre a quelli chiusi ieri, sono «a rischio crollo» secondo la scala di valutazione fornita dalla stessa società alla commissione ministeriale d’indagine sulla strage del Ponte Morandi, dei cui verbali «La Stampa» è in grado di rivelare il contenuto.
Convocati dalla Procura di Genova, manager e tecnici del concessionario hanno sempre taciuto. Ma davanti alla commissione, due settimane dopo il disastro, non potevano avvalersi della facoltà di non rispondere. La loro versione mirava a negare ogni responsabilità, personale e aziendale, nello scempio che aveva causato 43 morti. Ma riletta oggi, alla luce delle nuove valutazioni sui viadotti compiute da aziende indipendenti anziché dalla controllata Spea, racconta un’altra verità.
L’uomo chiave è Michele Donferri Mitelli. Sessant’anni, uno dei vertici operativi di Autostrade dai tempi delle partecipazioni statali. Indagato a Genova per omicidio colposo plurimo e disastro, è stato licenziato un mese fa e la società non ha chiarito se a fronte di una buonuscita. Ma il 31 agosto 2018, quando si presenta davanti ai cinque esperti della commissione, è ancora «direttore maintenance investimenti esercizio». Supercapo delle manutenzioni. Un autentico generale sul campo.
Così illustra nei dettagli il dispositivo di vigilanza di Autostrade sull’intera rete, dal punto di vista sia giuridico (leggi e convenzione con lo Stato) che tecnico. «Considerate – premette – che parliamo di 3mila chilometri, 1976 viadotti e 1912 cavalcavia suddivisi in 9 direzioni di tronco. Ciascuna delle quali ha alle dipendenze, non gerarchiche ma funzionali, i nuclei ispettivi di Spea. Tutte le ispezioni trimestrali vengono raccordate da un’ispezione unica a fine anno, da parte di un tecnico laureato». Alle quali si aggiungono quelle straordinarie.
La commissione ha in mano le schede sul ponte Morandi, compilate nei dieci anni precedenti dai controllori di Spea, l’impresa della galassia Benetton cui era delegato lo screening delle infrastrutture. Gli chiede il significato dei punteggi attribuiti al ponte, mai superiori a 30-40. «La scheda d’ispezione non è altro che una decodifica del difetto – risponde Donferri –. Di fatto assomiglia molto alla scala Mercalli (quella dei terremoti, ndr) e va da 10 a 70. In termini di gerarchia di voti, 50 è una condizione in cui devi pianificare l’intervento in tempi ragionevoli; 60 significa compromessa la capacità statica; 60/70 crollo incipiente; 70 crollo, effettivamente. Il monitoraggio è esteso a tutte le opere della rete, indistintamente».
È la graduatoria del rischio per l’incolumità pubblica snocciolata da uno dei dipendenti più esperti della principale società autostradale italiana. In quel momento nessuno dei viadotti, stando ai dati Spea/Autostrade, ha una valutazione di rischio superiore a 50. Ma un anno dopo gli inquirenti dubitano che quei dati fossero veritieri. I pm genovesi, oltre a far luce sulle omissioni che hanno preceduto il crollo del Morandi, indagano venti dirigenti e tecnici, sia di Autostrade sia di Spea, per aver falsificato i report su una trentina di viadotti, concentrati in prevalenza fra Piemonte e Liguria.
L’ipotesi della Procura, basata su decine di ore d’intercettazioni, è che le schede di rischio sulle infrastrutture fossero taroccate con valutazioni inferiori per restituire un quadro più rassicurante della realtà. Ed evitare, ridurre o rinviare costosi interventi di manutenzione.
Il che pare confermato da una conversazione del 2017, registrata da un tecnico di Spea durante una riunione riservata e ora acquisita dalla Procura. Ignaro di essere registrato, Donferri Mitelli invita i controllori ad abbassare a tavolino i temutissimi voti: «Cosa sono tutti ’sti 50 – dice – mettete più 40, più 30, devono entrare i soci cinesi e non possiamo far vedere che c’è da spendere troppo (in manutenzione, ndr)».
Mentre l’inchiesta penale consolida l’ipotesi di «falsificazioni sistematiche» su molti viadotti, le intercettazioni negli ultimi mesi documentano un crescente allarmismo dentro Autostrade. Che induce a tre mosse: la sostituzione dei vertici più coinvolti; la pubblicazione online dei voti di ciascun viadotto, per dimostrare che anche i più critici non superano mai il muro del 50; l’esclusione di Spea da accertamenti sulle opere e sull’attribuzione dei punteggi.
L’autogestione dei monitoraggi, ripetutamente stigmatizzata dall’Autorità anticorruzione, non è più sostenibile.
Quando, un mese e mezzo fa, le valutazioni vengono aggiornate alla luce delle indicazioni dei nuovi ispettori, il risultato è stupefacente: alcune opere che per anni erano state classificate a rischio 50, all’improvviso diventano 60 o addirittura 70. Cioè entrano nella scala Donferri con il massimo rischio di crollo.
Nello specifico: ponte Scrivia (A7 in prossimità di Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Coppetta (A7 tra Bolzaneto e Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Bormida carreggiata Nord (A26 tra Ovada e Alessandria Sud, Alessandria, da 50 a 70); ponticello ad archi al km 16 (A10 tra Voltri e Arenzano, Genova, da 50 a 70); viadotto Vegnina (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); viadotto Biscione carreggiata Sud (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); sottovia Schiantapetto (A10 tra Albisola e Savona, da 50 a 60); ponte sulla Statale del Monferrato (A26 tra Alessandria Sud e Casale Monferrato, da 50 a 60).
Autostrade impone su quattro di queste infrastrutture limitazioni al traffico: sul ponte Scrivia chiusura della corsia di marcia e divieto di transito per i trasporti eccezionali oltre le 44 tonnellate; sul viadotto Coppetta chiusura della corsia di marcia, divieto di sorpasso per i mezzi oltre le 7,5 tonnellate, divieto di transito per i trasporti eccezionali oltre le 44 tonnellate; sul Bormida chiusura delle corsie di sorpasso, divieto di sorpasso per i mezzi oltre le 7,5 tonnellate, divieto di transito per i trasporti eccezionali oltre le 90 tonnellate; sul ponticello ad archi chiusura della corsia di marcia, divieto di sorpasso per i mezzi oltre le 7,5 tonnellate, divieto di transito per i trasporti eccezionali oltre le 44 tonnellate.
Misure parziali. Compatibili con la valutazione del rischio fornita da Donferri Mitelli? Autostrade spiega che «nel manuale di manutenzione programmata delle opere d’arte stradali di Spea e Aspi, il voto 70 è così definito: il difetto provoca una riduzione dei coefficienti di sicurezza e sono previsti provvedimenti immediati quali limitazioni di traffico, fino alla chiusura della carreggiata, seguiti generalmente da interventi di tipo provvisionale e quindi da un intervento in somma urgenza». Una risposta indipendente arriverà dalla Procura, che ha acquisito verbali e audio di Donferri Mitelli.