Il Messaggero, 26 novembre 2019
Intervista a Piero Chiambretti
Chiambretti c’è sempre. Torna con CR4, la sua Repubblica delle donne, domani in prima serata (21.25) su Retequattro. Squadra che vince non si cambia, giacché «la Tv è reiterazione». Venti puntate, «venti coniugazioni diverse del concetto di bellezza», in cui «ci sono degli ospiti che vengono amabilmente intervistati dal sottoscritto con i contrappunti delle figure che stanno intorno al tavolo. In modo da realizzare un talk show mascherato». Cioè «Esattamente la stessa identica cosa dell’anno scorso. Un programma come il nostro può essere ripetuto anche per 3, 4 anni».
Ha già firmato?
«No, noi lavoriamo a vista. La nostra professione è molto precaria. Cominciamo a pensare a domani. Domani ci sono».
Nel cast, oltre a molte conferme come Zanicchi e Malgioglio, c’è Massimo Lopez nei panni della monaca di Monza, come fu nello storico Promessi Sposi del Trio.
«Esattamente. Amo moltissimo i comici e la generazione di televisivi degli Anni ’90, anche perché io stesso sono degli Anni 90. Qualunque persona entri su un palcoscenico in divisa è immediatamente simpatico, chi meglio allora di una madre o una sorella può interpretare il presidente della Repubblica delle donne?».
Quale divisa indosserebbe se sentisse un calo di simpatia?
«Forse il boy scout, perché ho belle gambe».
Le dispiace che la D’Eusanio abbia scelto la D’Urso?
«No, anzi: penso sia un’occasione molto importante. In ogni caso noi non chiudiamo le porte a nessuno; lo scambio di prigionieri può avvenire in qualunque momento. Però visto che le frequentazioni di Alda sono state massicce nella trasmissione di Barbara, ho pensato che per partire fosse meglio fare un’inversione di marcia. Turnover, si dice nel calcio».
E gli altri cosa faranno? Qualche novità c’è, per esempio Antonella Elia e Vittorio Feltri con la posta del cuore
«Variazione, che non vuol dire novità: la Barra per esempio, visto che è giornalista oltre che felice e innamorata donna di Santamaria, farà la rubrica tutti alla Sbarra, il punto di vista femminile su alcuni articoli usciti durante la settimana».
È questa la dimostrazione del suo dire che non parte con l’intento politico, ma è impossibile non fare politica?
«Io credo che la vita comincia nella gabina – come diceva Bossi – elettorale e continua nella vita di tutti i giorni. Se io butto della carta per terra sto facendo politica eticamente non corretta; se non partecipo alla vita sociale della mia città faccio una scelta di un certo tipo; se evado le tasse non sono eticamente un modello. Ci sono molti modi di fare politica senza farla direttamente. E senza essere uno che promette, che va e che viene, che ha tutti i vantaggi che la politica italiana ancora garantisce, in un Paese sull’orlo del baratro, ai politici».
Lei è più astuto o irriverente?
«Penso di non essere nessuno dei due, ma una persona fortunata. Faccio un lavoro che mi piace, tutti i miei incubi diventano miei programmi, realizzando anche gli incubi degli altri».
Qual è il suo incubo peggiore?
«Sono molto ossessionato dalla fine. Di un programma, ma anche della vita. Se c’è un pensiero che mi attanaglia è il senso della vita o meglio, per non parafrasare Bonolis, quello della morte».
CR4 è più Repubblica delle donne o Corte dei Miracoli?
«Corte dei miracoli mi piace moltissimo, ma viene vissuto come dispregiativo. In questo programma, dall’annunciatrice fino all’ultimo che porta i caffè, sono tutti serissimi professionisti, di miracolo c’è poco. C’è molto lavoro, quello sì».
Sebastiano Lombardo, direttore di rete, ha detto che su Retequattro vuole tutti i colori della generalista. Lei che colore è?
«Non lo so. Un colore che mi piace è il blu, sono tifoso del Toro quindi il granata. Ma se dovessi dire un colore che mi piace e sta bene su tutto è il bianco. Quindi: sono trasparente».