Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  novembre 26 Martedì calendario

I numeri di Lvmh e di Tiffany

«È un’icona americana che diventa un po’ francese»: con orgoglio e un pizzico di sentimento Bernard Arnault ha annunciato così ieri mattina l’ingresso della gioielleria Tiffany in casa Lvmh. Confermando le indiscrezioni della vigilia, un comunicato comune ha annunciato «un accordo definitivo»: i francesi acquistano il marchio americano al prezzo di 135 dollari per azione, per una valorizzazione di 16,2 miliardi di dollari o 14,7 miliardi di euro. È un’acquisizione da record nel mondo del lusso e la più importante nella pur ricca storia dell’impero di Arnault. «Faremo brillare Tiffany, con tutta la cura e la determinazione che abbiamo saputo mettere nei gruppi che si sono uniti a noi» ha detto Arnault. Soddisfatti anche da Tiffany: sono riusciti a far sborsare a Arnault 1,7 miliardi di dollari in più rispetto all’offerta iniziale di metà ottobre. I negoziati si sono svolti a Manhattan, tra due italiani che si conoscono bene: Alessandro Bogliolo, Ceo di Tiffany, ma passato da Sephora e Bulgari, entrambi in Lvmh, e Antonio Belloni, braccio destro di Arnault. In Francia, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire si è rallegrato per il matrimonio, esprimendo «l’orgoglio di vedere Lvmh accogliere una gioielleria come Tiffany». Per Bogliolo, l’operazione «arriva in un momento in cui il nostro marchio ha avviato un processo di trasformazione importante», e «porterà allo stesso tempo un sostegno, dei mezzi e uno slancio supplementare per realizzare gli obiettivi».

IL FATTURATO
Nonostante la strategia di rilancio di Bogliolo, il fatturato di Tiffany – 4,4 miliardi di dollari nel 2018 – cresce a fatica e, come riportato ieri da un portavoce di Lvmh citato da Le Monde, «le boutique di Tiffany hanno un rendimento al metro quadro molto inferiore agli standard del settore e a quelli di Lvmh». La cura francese potrebbe essere quella già sperimentata con Bulgari nuove boutique negli indirizzi più prestigiosi, campagne di pubblicità, nuove creazioni che ha portato a un raddoppio del fatturato (nel 2018 2,5 miliardi di euro) in sette anni. «Tiffany ha attraversato degli alti e dei bassi, quindi c’è del lavoro da fare ha detto Arnault alla France Presse abbiamo maturato un po’ di esperienza nella gioielleria». L’arrivo di Tiffany porterà dal 6 al 16 per cento il contributo del settore Orologi e Gioielli nel fatturato globale del gruppo, che conta già Bulgari, Chaumet, Tag Heuer, Hublot, Zenith e Fred.
Il comparto diventa così il primo in casa Arnault, superando i Vini e Alcolici (10 per cento) e i Profumi e Cosmetici (12 per cento). Anche se per ora Lvmh non si sbilancia sulla strategia per il rilancio, il direttore finanziario Guiony ha fatto sapere che gli storici anelli di fidanzamento non si toccheranno ma che bisognerà guardare anche a una clientela più giovane.