la Repubblica, 21 novembre 2019
Su "Pompei. Il tempo ritrovato" di Massimo Osanna (Rizzoli)
Leda, Orione, ma anche i gladiatori, il fuggiasco claudicante, la signora degli amuleti, gli oggetti di uso quotidiano e le offerte votive nei santuari. Miti, storie e abitanti "naufraghi del passato" che Massimo Osanna racconta nel nuovissimo volume "Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte" che esce martedì prossimo.
"Un libro scientifico - scrive Osanna, che guida il sito archeologico dal 2014 - in cui però non sono riuscito a evitare l’emergere della passione e dello sguardo tutto personale con cui ho vissuto e ho operato a Pompei in questi cinque anni". Ed eccolo il viaggio nella "mia Pompei", quattrocento pagine, dieci capitoli, due appendici e decine di foto, molte inedite, nelle quali l’archeologo propone una lettura degli ultimi anni di scavi e ricerche nella città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Non a caso Osanna si affida al Marcel Proust del Tempo ritrovato, l’ultimo volume della Recherche (che significativamente riprende nel titolo del suo libro), per cogliere il senso profondo della distruzione e della riscoperta di Pompei nella cultura contemporanea: il barone di Charlus parla di Parigi minacciata dall’avanzata tedesca nel 1916 ed evoca il Vesuvio e "gli ultimi giorni della nostra Pompei".
Per Osanna siamo di fronte a una "Pompei a puntate", con grandi scrittori e artisti che restano stregati dalla visita alle rovine e dal senso di distruzione e morte che pervade la città, "estraneità e prossimità" che si alternano di fronte alla città romana, "un incontro che consente di scavalcare i secoli".
La lettura del libro scorre come una sceneggiatura di un film, la tecnica narrativa dell’autore mette insieme il suo essere protagonista e testimone privilegiato dei fatti e allo stesso tempo la raffinata capacità di lettura, interpretazione e divulgazione della materia archeologica. Ovvero, il direttore generale del Parco archeologico e il professore universitario, il dirigente del Mibact chiamato a "salvare" Pompei assieme a Giovanni Nistri con il Grande progetto Pompei, e l’ordinario della Federico II impegnato ora anche nelle attività della Scuola superiore meridionale.
Il racconto di Osanna parte dalla rilettura della storia più antica di Pompei, della città prima dei Romani. E dei suoi culti, a cominciare da quelli principali: Apollo e Atena. Il primo legato al mondo delfico e greco, ubicato nell’area che poi sarà il cuore della città romana, il Foro: Pompei guarda in questo caso alla greca Neapolis per i rituali sacri civici. Il secondo vede l’esistenza di una via sacra che dal santuario di Atena sullo sperone che domina il porto fluviale di Pompei, nell’area del Foro triangolare, arriva fino all’Athenanion di Punta Campanella: in questo caso la divinità viene utilizzata come testimonial dell’identità campana "contrapposta al linguaggio di potere romano".
Dallo scavo del santuario di Fondo Iozzino (che per Osanna era dedicato a Giove Meilichios, cioè Benevolo) l’autore trae conferma alla teoria che Pompei sia stata una città etrusca: una tesi negata dalla ricerca contemporanea. Con 85 iscrizioni in etrusco Pompei è la località che ha restituito più testi in quella lingua fuori dall’Etruria.
Ma le scoperte che hanno accompagnato gli ultimi due anni di Pompei sono quelle della Regio V: qui, a luglio 2017, sono stati nell’ambito del Gpp i lavori di messa in sicurezza. Per farli si è scavato per ridurre la pressione del terreno sui fronti di scavo. Siamo a pochi passi dalla Schola Armaturarum il cui crollo, era il novembre 2010, suscitò l’indignazione internazionale e portò al varo del grande progetto europeo da 105 milioni di euro che si chiuderà il 31 dicembre. Ecco la Casa di Orione, con l’originale mosaico che raffigura il mito di Orione che ascende al Cielo e viene trasformato in costellazione.
Ecco la Casa di Leda, con gli affreschi di Narciso e la scena dell’accoppiamento del cigno con la regina di Sparta: l’erotismo, l’amore e la procreazione erano temi molto cari agli antichi pompeiani. Altre scoperte raccontano di una città che fu sorpresa dalla distruzione del Vesuvio mentre la vita scorreva: ecco la tomba di Nigidio Maio, principe dei giochi gladiatori di Pompei, una vera star nella città romana. Su quella città, ricorda Osanna, si abbattè la furia del Vesuvio: le ricerche offrono nuovi dati sulle modalità di seppellimento e il libro accompagna il lettore alla loro scoperta. Così come Osanna rimette in ordine i dati che sulla base di un’iscrizione con carboncino della Casa del Giardino va fissata al 24 ottobre del 79 dopo Cristo e non più ad agosto. Il testo si chiude con un bilancio del Grande progetto Pompei, uno "strumento per trasportare gli Scavi nel mondo contemporaneo, un esempio di eccellenza e di sperimentazione", la cui conclusione a fine 2019 "è anche l’inizio di una nuova era per Pompei".