Corriere della Sera, 25 novembre 2019
Intervista a Vasco Rossi
«Il rock è un modo di essere. Non morirà mai». Vasco Rossi, simbolo del rock in Italia dagli anni Ottanta, commenta da Los Angeles la vittoria del sondaggio del Corriere sulla canzone degli anni Dieci. Sono tempi in cui le chitarre elettriche fanno fatica, ma con la sua Eh… già il rock ha battuto tutti gli altri generi con il 17,7% degli oltre 25 mila voti.
Vasco però va oltre le definizioni. Il decennio per lui si era aperto proprio con quella canzone in cui raccontava la meraviglia (o l’autocompiacimento?) di essere «ancora qua». C’era poi stata la clamorosa dichiarazione delle dimissioni da rockstar. Le ha poi ritirate, ma è stato a lungo in bilico sull’abisso di una malattia che gli era costata preoccupazioni personali non da poco e l’annullamento di un pezzo del tour 2011. Sistemata la salute è tornato. L’uomo più semplice (2013) presentava un nuovo modo di guardare la vita: «siamo vivi/ domani chi lo sa». Cambia-menti era la consapevolezza che per «vivere bene o cercare di vivere» bisogna partire da se stessi. Le Dannate nuvole del 2014 portavano domande e dubbi ispirate dalla lettura di Nietzsche. In Sono innocente si proclamava tale nonostante «qualche incidente di gioventù». Nel 2017 la festa per i 40 anni di carriera con il megashow di Modena Park e il record mondiale di biglietti (220 mila). L’anno scorso altre domande con La libertà e i fan che rispondono con un altro record, i sei San Siro di quest’estate.
Era il 2011 e in quella canzone diceva: «Io sono ancora qua». Siamo a fine decennio e Vasco c’è ancora… Cosa voleva dire allora?
«Esattamente quello: stupore, sberleffo, provocazione e la grande soddisfazione di essere ancora qua… sempre contro tutto».
Sondaggio a parte, cosa resterà della musica dei Dieci?
«L’ultima che mi ha davvero entusiasmato è stata Sei nell’anima della Nannini. Vero capolavoro. Ma credo sia del 2006…».
Il decennio per l’artista Vasco?
«Basterebbe solo Modena Park, il più grande raduno rock della storia della musica italiana, a dare un senso a questi ultimi dieci anni. Anni formidabili, con un ritorno di entusiasmo artistico da parte mia decisamente inaspettato. Consideri che sono ormai quattro i decenni che mi vedono impegnato a scrivere canzoni che arrivino direttamente al cuore della gente».
In privato ha attraversato un momento complicato…
«Se guardo indietro vedo l’incontro traumatico col reale della sofferenza e il lento e duro lavoro su me stesso per tornare sul palco. Il cambio di prospettiva dello sguardo su tutto quello che mi sono ritrovato intorno. Adesso le consapevolezze, che non consolano, sono decisamente aumentate».
Dieci anni di storia. Quale evento rappresenta meglio questo momento? Il passaggio da Obama a Trump? Il fenomeno migratorio? La diffusione dei social network?
«Direi che da Obama a Trump è stata una bella caduta di… tutto: stile, tono e sostanza. Una esplosione di ignoranza, egoismo e qualunquismo che non mi aspettavo. Un preoccupante ritorno al passato. Forse è questa la vera faccia dell’America. Credo che Trump rappresenti bene il lato oscuro, oscurantista, egoista, bigotto e arrogante degli Stati Uniti. L’epocale fenomeno migratorio dal Terzo mondo verso i Paesi ricchi sta facendo saltare gli equilibri delle nostre fragili democrazie. L’esplosione dei social network la trovo la cosa meno peggio di tutte le altre. Almeno ci fanno divertire, incontrare e passare il tempo».
E l’Italia di questi anni Dieci? Le è piaciuta?
«Poco. Mi dispiace che il nostro meraviglioso Paese sia così preda di rabbie e paure alimentate da politici irresponsabili in cerca di consenso e potere».
Oggi arriva al cinema il docufilm «Non stop live» diretto da Pepsy Romanoff che racconta i tour e le canzoni degli ultimi due anni. Il 6 dicembre esce invece il cd-dvd che documenta i sei show a San Siro di quest’estate. Che Vasco c’è dentro?
«Quello dei concerti dal vivo. Veri e propri riti laici di comunione e liberazione! Il mio gruppo di musicisti “stellare” e un pubblico fantastico, ancora numerosissimo. Dimenticavo… dal vivo sono ancora il numero 1, il numero 2 e il numero 3».
Nel video dell’ultima canzone, «Se ti potessi dire», è come se si guardasse allo specchio. Col trucco così pesante non la si era mai vista…
«È il Vasco della vita reale, dove si indossano delle maschere, quindi il trucco, mentre sul palco e nelle canzoni c’è il Vasco vero e sincero. Quello senza rimpianti».
A partire dai concerti nei festival della prossima estate (250 mila biglietti venduti in un giorno), cosa ci dobbiamo aspettare nei suoi anni 20?
«Chi vivrà… vedrà».