la Repubblica, 25 novembre 2019
Gabigol da bidone a fenomeno
Il ritratto più impietoso di Gabigol lo ha fatto Frank De Boer, che nei suoi 85 giorni sulla panchina dell’Inter ebbe modo di allenarlo. Si fa per dire. «Pensava di essere in Brasile, camminava anziché correre, chiamava la palla da fermo – racconta il coach, ora all’Atlanta United – alla Pinetina cominciammo a chiamarlo Gabi-no-gol». Gabriel Barbosa Almeida fu preso dal Santos il 30 agosto 2016, giorno del suo 20esimo compleanno, e da allora il suo cartellino è di proprietà dell’Inter. Arrivò al primo allenamento con guardia del corpo e due amici, che presentò come «i miei addetti ai social network». È difficile immaginare come quel ragazzo spaesato, che fra Inter e prestito al Benfica in due stagioni ha messo insieme 15 presenze e due gol, sia il bomber che ha trascinato il Flamengo a conquistare la coppa Libertadores a Lima in Perù. Suo il gol del pareggio, a un minuto dal novantesimo. Sua la rete della vittoria, nel recupero. Una favola che va oltre il calcio, con la più popolare squadra di Rio de Janeiro che soffre e batte in rimonta il più aristocratico club di Buenos Aires, quel River Plate i cui tifosi si chiamano millonarios. Eppure, quella favola è stata a un passo dal non essere scritta. Fino al ritorno in prestito al Santos nel 2018, e da lì al club rubro negro l’11 gennaio scorso, Gabigol sembrava finito. Uno dei tanti baby fenomeni brasiliani tritati dai ritmi del calcio europeo. Invece con il ritorno in patria ha riallacciato quel filo che si era spezzato con il suo grottesco arrivo ad Appiano Gentile. Due gli ingredienti dell’elisir della ritrovata giovinezza: il minor pressing nel calcio brasiliano, dove la difesa si concentra negli ultimi venti metri, e avere riabbracciato il suo vecchio staff. L’Inter ha assistito paziente alla sua rinascita senza cedere alla tentazione di svenderlo. Ora si prepara ad andare all’incasso. Il Flamengo, con cui Gabigol ha segnato 31 gol in 38 partite (22 in campionato, superato il record di Zico), insiste per riscattarlo alla scadenza del prestito, il 31 dicembre. Il vicepresidente Marco Braz è pronto a pagare all’attaccante 5 milioni di euro netti a stagione fino al 30 dicembre 2024. Un ingaggio mostruoso, per il Sudamerica. Prima però deve trovare un accordo con i nerazzurri. Un mese fa Braz non si decise a chiudere l’affare a 22 milioni. Ora che Barbosa ha riportato al Maracana la Libertadores dopo 38 anni, rischia di spenderne almeno dieci in più. L’Inter mira a rientrare della spesa che fece quando lo acquistò: 33,1 milioni al Santos (ancora 13 a bilancio) più 5 di commissione al procuratore Kia Joorabchian. La trattativa è in corso. L’Inter fretta non ne ha, il Flamengo ne ha molta: perdere Gabigol significherebbe deludere l’intera tifoseria.Dimostrazioni d’interesse per il 23enne, mai sfociate in offerte all’Inter, sono arrivate dal Crystal Palace, dal West Ham e dal Porto. Come profilo potrebbe interessare alla Fiorentina. E da mesi lo corteggia il Valladolid, squadra della Primera Division spagnola il cui proprietario è Ronaldo, il fenomeno, grande fan di Gabigol. Altri tifosi del Flamengo che stravedono per Gabriel sono Adriano e Neymar, che ha postato su Instagram video in cui esulta per la coppa come l’avesse vinta lui. Con la sorella di O Ney, Rafaella Santos, Gabigol ha avuto una storia d’amore non gradita dal padre di lei, che lo scorso luglio in un ristorante di Rio ha cercato di picchiarlo. La ragione dell’astio: prima di cedere al corteggiamento, la Santos era compagna di Lucas Lima, nazionale brasiliano di cui Neymar senior è procuratore. Un triangolo che ricorda quello fra Icardi, Wanda Nara e Maxi Lopez. Una telenovela di cui però i tifosi interisti non dovranno occuparsi. A meno che l’Inter a corto di attaccanti (Sanchez starà fuori fino a gennaio) non decida di trattenere il brasiliano a fine prestito, come molti tifosi vorrebbero. Ma è più probabile che il Flamengo troverà i soldi per il riscatto. Non dovesse farcela, potrebbe consolarsi con Mario Balotelli, pronto a salutare Brescia.