la Repubblica, 25 novembre 2019
Il libro della moglie di Pino Daniele
Nelle prime pagine c’è il senso della fine. Sofia con un WhatsApp avvisa la madre Fabiola Sciabbarrasi che il padre sta molto male, sono a Masciano, con lei c’è la sorella Cristina (nata dal primo matrimonio di Pino Daniele, ndr). L’altra figlia Sara continua a chiamarle, nessuno risponde. Secondi, minuti, il tempo sospeso. Poi un altro WhatsApp, del dottor Gaspardone: «È arrivato al Sant’Eugenio in arresto. Il cuore non riprende. Non penso che ci siano speranze. Io sto rientrando. È arrivato senza polso». Pino Daniele muore il 4 gennaio 2015. Chi cerca il gossip o le polemiche nel libro Resta l’amore intorno – La mia vita con Pino (Sperling & Kupfer), che esce domani, non li troverà. Sciabbarrasi, seconda moglie del cantautore napoletano, ricostruisce con Mapi Danna la storia di un grande amore. Il titolo è un verso di una canzone di Daniele, Resta quel che resta. Ex modella, bellissima, Fabiola parla di Pino, un po’ orso e geloso delle figlie («Devi uscire? Ma se sei uscita ieri») e lui è lì, sorridente, pensoso, spettinato nelle foto incorniciate in salotto. Lui con lei, e con i figli, Sara, Sofia e Francesco. «C’è stata una sollecitazione costante da parte degli editori in questi cinque anni» racconta Fabiola «Non ho mai voluto scrivere, ho avuto dubbi fino all’ultimo. Poi ho capito che nell’epilogo della vita terrena di Pino c’erano stati fatti che hanno contaminato la sua arte, il suo essere speciale, a prescindere da quello che eravamo noi. Ho scritto anche per i miei figli, perché le pagine restano». Nessun accenno alle polemiche, alla donna che negli ultimi istanti era accanto all’artista. «Non nego che eravamo divisi, ma non si possono negare neanche più di vent’anni di amore» dice Fabiola, «sono una realtà. C’era bisogno di portare Pino alla serenità iniziale. Avevo 23 anni quando ci siamo incontrati, a casa di Massimo Troisi. Ci siamo riconosciuti: le cose avvengono forse per caso, ma mai a caso. È stato un lento avvicinamento; mi ero appena separata, lui era sposatocon due figli. Non volevo essere di passaggio». Non lo è stata: tre figli, il matrimonio nel 2004. Musa, madre, compagna di vita, Fabiola è l’ombra di Pino, «un integralista dei sentimenti, stavo nella teca con lui». «Era la mente e io il braccio, il bianco e il nero in una simulazione che funzionava a meraviglia» dice, «ma non ho calcolato la zona d’ombra. Pensavo che fosse meno importante e invece non lo era. Nel mio modo di essere assertiva con la vita, mi ero dimenticata di porre domande a me. La felicità di colui che ami è più importante della tua, ero così». Poi, come scrive nel libro, «esco dal Pinoperimetro. Smetto di essere Pinocentrica». «Questo ha destabilizzato entrambi, Pino ha interpretato la mia voglia di autonomia come una privazione di attenzione». Forse c’è una punta di rimpianto, chissà, ma in questo racconto in cui il talento immenso di Pino Daniele s’intreccia con quello di Eric Clapton, Jovanotti, Giorgia, Fiorella Mannoia, c’è la vita. «Resta il suo patrimonio artistico, la sua essenza. Non è un requiem o una celebrazione. Certi giorni mi dicevo: “Non ce la posso fare”. Essere forte è stata l’unica scelta. Resta l’amore intorno farà del bene. I proventi del libro vanno alla Pino Daniele Forever onlus, fondata con i nostri figli per aiutare i bambini in emergenza».