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 2019  novembre 25 Lunedì calendario

Come contattare Grillo

ROMA – Contatto avvenuto. Beppe Grillo e Nicola Zingaretti si sono parlati. Tutto è avvolto nel mistero. Le smentite saranno d’obbligo. Il primo non vuole urtare la suscettibilità di Luigi Di Maio, tanto più in un momento di difficoltà del Movimento. Il secondo, vecchia scuola, sta attento a non infilarsi nel «travaglio» di una forza politica alleata, quella su cui si regge la fragile maggioranza di governo: non è fair, punto. Sono le regole della politica. Almeno alla luce del sole. «Si sono sentiti? Lasciamo stare, non facciamo confusione. Meglio non dire. Si rischia di complicare la situazione», ammette un alto dirigente del Partito democratico molto vicino al segretario. Non nega il colloquio, di cui sanno un pugno di persone. Forse lui stesso ha avuto uno scambio con il fondatore del Movimento nei giorni scorsi. «Lasciamo che le cose facciano il loro corso», risponde sibillino. Anche qualche grillino più fedele al comico ha capito che ora con il Pd c’è un canale diretto. «Zingaretti gli sta simpatico. Perché sembra uno che non fa giochi di Palazzo», dice la fonte M5S. Grillo ha trascorso gli ultimi due giorni a Roma. Lo staff di Zingaretti esclude un colloquio a quattr’occhi. «Nicola è stato sempre con la famiglia». Ma il leader dem sapeva da un po’ che il comico genovese sarebbe venuto nella Capitale durante il week end, notizia conosciuta da pochissime persone. Se c’era un momento giusto per parlarsi, per sciogliere il nodo di un governo nel quale il Movimento 5 stelle appare a disagio, di un patto politico col Pd osteggiato apertamente dal capo politico grillino, insomma di una presa di posizione dell’Elevato, non poteva essercene uno migliore. E il segnale, l’altro ieri, è arrivato. Il tanto auspicato intervento di pace da parte di Grillo è stato chiaro. Proprio nella direzione voluta dai dem. Parlare direttamente con il comico è una specie di impresa. Non ha una segreteria, non ha un collaboratore politico, non ha un parlamentare che possa fare da tramite. Per mettersi in contatto con lui, lo sa bene Pier Luigi Bersani, occorre fare dei giri strani. Quello che conta è l’amicizia. Nel 2013 l’ex segretario del Pd si rivolse al dentista-amico del comico, il dottor Flavio Gaggero. Sperava di ottenere un colloquio con Grillo per sbloccare il “governo del cambiamento”, l’asse Pd-5S su cui aveva puntato le sue carte. Fu un fiasco. Stavolta no. Il contatto c’è stato, pare tramite un’amica di vecchia data di Grillo, romana. Il tempo era maturo. C’è un governo da reggere insieme, c’è la pregiudiziale grillina ormai caduta nei confronti dei democratici, c’è da immaginare il futuro e capire se i grillini usciranno dallo schema “né di destra né di sinistra”, ragione fondante della loro nascita. Da partito di Bibbiano (il Pd) ad alleati è stato un passo difficile. E Grillo ha recitato un ruolo decisivo. Lo aveva già fatto a Napoli, alla festa di Italia 5 Stelle. Chiese agli attivisti di smetterla con i «piagnistei» per l’intesa con il Pd, di crederci. Sognando un giorno di mescolare i due elettorati. La svolta dunque non è di questi giorni, ma lo scambio tra i due leader è stato decisivo. Certo, anche il Pd deve cambiare. Nel profondo. Zingaretti ci sta provando. Lo ha spiegato al comico. Dev’essere stato abbastanza convincente. Quasi con stupore il segretario Pd ha sentito pronunciare un sacco di volte la parola “sinistra” nel video del comico con Di Maio diffuso l’altro ieri. Quello in cui si dice di «non rompere i co…». Ovvero di andare avanti con il governo Conte, di considerarlo il punto di partenza del dialogo con la sinistra, di riempirlo di idee avveniristiche. Neanche Zingaretti, che pure sapeva dell’intervento, voleva credere alle sue orecchie. «Non consegnare il Paese al fascismo», è la nuova parola d’ordine confidata dal comico agli amici. Quindi, niente Aventino (per questo ci sarà «accanto a Di Maio», come ha detto). Ci sono – questa è l’analisi dei dem – anche le premesse per riaprire i dossier di un patto in Emilia. Per seguire da vicino lo sviluppo di questo processo è rimasto a Roma, anziché tornare alla sua vita in Asia, cioè a dieci ore di fuso orario dall’Italia, Goffredo Bettini, maestro di Zingaretti e teorico di un bipolarismo destra-sinistra in cui il grillismo starà, alla fine, dalla parte democratica. Per lui il destino è segnato, non esiste una possibile terza via. Se il canale rimarrà attivo, dipende dalla salute dell’esecutivo. Grillo e Zingaretti non vogliono scavalcare Di Maio. Il rapporto diretto può influire nelle dinamiche 5 Stelle. Ma già a Ferragosto il segretario Pd aveva parlato al telefono con Davide Casaleggio. Telefonata di cortesia, rimasta un caso isolato, dicono. Con Grillo però qualcosa è scattato. Un feeling. Per il progetto comune è ancora presto. Il segnale auspicato dai dem è arrivato ieri con quel video in cui Beppe ripete varie volte la parola “sinistra” e chiude del tutto alla destra leghista