il Fatto Quotidiano, 24 novembre 2019
Quel che è di Grillo
Nel mantra “Ricordati che devi morire” ripetuto ogni giorno al M5S da quelli che capiscono sempre tutto sui loro Verani Illustrati, manca una postilla: “Abbiamo sbagliato tutto”. Per 12 anni, dal VDay di Bologna a oggi, gli onniscienti de sinistra hanno speso gran parte del tempo e delle energie a dimostrare che Beppe Grillo era un comico fuori di testa, assetato di potere e denaro, ansioso di trascinarci in una tirannide parafascista con un partito personale-dittatoriale, assistito da un guru dedito a riti satanici e forse a sacrifici umani, Gianroberto Casaleggio, che badava solo ai fatturati della sua Spectre, al taroccamento della piattaforma Rousseau e al lavaggio telematico dei cervelli in combutta coi servizi segreti di Putin. Intanto l’Italia veniva divorata dalle cavallette berlusconiane e poi renziane, ma gli onniscienti non ci facevano caso, anzi le appoggiavano come ultimi argini all’orda grillina, primo e unico nemico da battere. Molto più di Salvini, che infatti nel 2018 spinsero a viva forza al governo rifiutando l’offerta di Di Maio, per poterlo lapidare meglio (Di Maio, non Salvini).
Ora che il mostro che hanno contribuito a creare (Salvini, non Di Maio) minaccia di prendere i pieni poteri, anche sul Quirinale e la Costituzione, uno straccio di mea culpa sarebbe d’uopo. Anche per spiegare come mai oggi invocano tutti Grillo come elemento di buonsenso e stabilità (ma non era un pazzo pericoloso?), lo implorano di riprendersi il M5S (ma non era un dittatore?), attendono con ansia ogni voto su Rousseau (ma non era tutto pilotato?). Certo, in questi 12 anni è cambiato tutto, anche Grillo. Ma qualcuno dovrebbe almeno riconoscergli che non era un dittatore, non puntava al soldo e vedeva più lontano di chi oggi indossa le treccine di Greta, mentre quando Grillo diceva le stesse cose su ambiente e sviluppo lo prendeva per matto. La piattaforma Rousseau ha mille difetti: è gestita da un imprenditore, ha problemi di sicurezza. Ma è l’unico strumento che permetta a un partito di consultare la base in tempo reale: a volte conferma le scelte dei vertici, a volte – come giovedì – le ribalta. Un’esperienza che presto (leggete il libro di Salvatore Cannavò appena uscito per Paperfirst) farà scuola all’estero. Perchè il Pd non si dota di uno strumento così per conoscere la sua gente e non ritrovarsela regolarmente da un’altra parte (girotondi, pacifisti, piazze green, sardine)? Se ce l’avesse, potrebbe lanciare subito il primo quesito: volete la prescrizione modello Andreotti-B. o la blocca-prescrizione modello Bonafede? Abbiamo il sospetto di conoscere la risposta.