Il Sole 24 Ore, 24 novembre 2019
Il business della Coppa del mondo di sci
L’antipasto era stato servito a fine ottobre, per la pietanza principale si è dovuto aspettare questo week-end.
Il prologo della Coppa del mondo di sci, andato in scena a Sölden, sul sempre meno spesso ghiacciaio del Rettenbach, aveva rappresentato solo una vetrina per i marchi legati al circo bianco, che in Austria avevano presentato sci, scarponi, tute, occhiali, zaini, giacche a vento. Oggetti indossati dagli atleti di alto livello, così come dagli amatori.
La ripresa delle attività
Dopo tre settimane di pausa, la Coppa si è rimessa in moto dalla Finlandia, a Levi, in piena Lapponia oltre il circolo polare artico. Sono in programma le gare di slalom speciale, specialità in cui l’Italia è chiamata a rispolverare gli anti fasti dopo qualche stagion ein chiaroscuro (la Fisi ha messo il tecnico trentino MatteoGuadagnini a capo del settore femminile e dalla Francia ha richiamato Jacques Theolier per guidare gli uomini). In seguito il circo bianco si dirigerà verso il Nordamerica, per poi approdare sulle Alpi.
Non di solo sci alpino vive però il circuito iridato, che tra ieri e oggi ha visto scattare anche le rassegne di slittino e salto, mentre nel prossimo week-end prenderanno le mosse anche sci di fondo e bob.
Il perimetro della Federazione
Analizzare i numeri della Federazione italiana sport invernali (Fisi) significa ricostruire buona parte del giro d’affari agonistico nel nostro Paese, giacché nel circo bianco non esistono squadre professionistiche private (come accade nel ciclismo), ma solo team nazionali.
Dentro l’universo targato Fisi ci sono 415 atleti, 264 tecnici e 25 milioni di euro spesi ogni anno per l’attività sportiva. Si gareggia da fine novembre a metà marzo, ma si sta in movimento per 11 mesi, sulla neve e non solo. Sotto il medesimo tetto convivono 15 discipline: dalle più note (sci alpino e nordico) a quelle di nicchia (slittino, skeleton e bob), fino alle emergenti (snowboard, freestyle o biathlon), se ci si ferma al contesto olimpico. Ma al di là dei cinque cerchi, limitatamente allo scenario innevato, dentro il pentolone rientrano alpinismo, slittino su pista naturale e sci di velocità, mentre se si considera l’attività estiva vanno annoverati anche skiroll e sci d’erba.
Gli atleti
Lo sci alpino (94 atleti e 89 tecnici) fa la parte del leone, seguito dal duo snowboard-freestyle (81 atleti e 34 tecnici), dal fondo (33 e 27) e dal biathlon (32 e 30).
La stragrande maggioranza degli atleti sono tesserati per gruppi sportivi militari e trascorrono l’autunno e l’inverno da una località di gara all’altra, la primavera tra vacanze e preparazione atletica e l’estate ad allenarsi sui ghiacciai alpini e in Sudamerica. Solo i volti più vincenti (Goggia, Brignone, Paris, Innerhofer, Wierer, Pellegrino) riescono a strappare contratti con sponsor privati, gli altri si accontentano dello stipendio da militare e dei rimborsi spese.
Il bilancio della Fisi
Spulciando i dati economici del bilancio consuntivo 2018, il fatturato globale della Fisi è stato di 30,8 milioni di euro. Ne consegue quindi che l’investimento nell’attività sportiva (25,2 milioni) ha inciso per l’82 per cento. In questa voce di spesa rientrano principalmente i costi di acquisto dei materiali sportivi, i costi per le trasferte (viaggio, vitto e alloggio) di atleti e tecnici al seguito, il noleggio delle piste per svolgere gli allenamenti.
Sul fronte del fatturato, un terzo del giro d’affari (10,9 milioni di euro) deriva dalle sponsorizzazioni e dalla pubblicità. I partner della Fisi (tra sponsor e fornitori) sono una sessantina, ma i quattro principali sono Kappa, Falconeri, Audi e Pirelli. I loghi degli sponsor campeggiano dappertutto sulle tutte e sui caschi degli atleti. Nulla è lasciato al caso. Molto spesso il posizionamento dei marchi sulle giacche viene scelto in base alle angolature delle riprese televisive durante le interviste. Un altro terzo«del giro d’affari annuo (9,8 milioni) è rappresentato dai contributi derivanti dal Coni. In termini di eventi olimpici, sotto il cappello della Fisi rientrano una settantina di titoli a cinque cerchi in dieci sport: nessun’altra federazione italiana, neanche atletica e nuoto, ossia le principali nel cartellone estivo, raggiungono tale cifra.
I diritti televisivi
Più di quattro milioni e mezzo sono invece i proventi da manifestazioni internazionali. Si tratta principalmente dei ricavi collegati ai diritti televisivi delle tappe italiane di Coppa del mondo. Il meccanismo di ripartizione prevede infatti che una quota finisca nelle casse dei comitati organizzatori e un’altra sia retrocessa alle federazioni nazionali. L’importo varia a seconda dello sport e della disciplina. Nello sci alpino organizzare una discesa è più remunerativo rispetto all’allestimento di uno slalom, giacché l’esposizione televisiva della pista è maggiore.
I tesserati
Infine, 2,3 sono i milioni di euro derivanti dalle quote associative versate dai 74mila possessori della tessera Fisi: 35 euro annui per gli adulti, 20 per i bambini. Gli sciatori della domenica producono il 7% del giro d’affari, ricevendo in cambio sconti sugli skipass, sull’acquisto di prodotti e servizi dei partner federali e sulle polizze assicurative. Il business si autoalimenta anche sfruttando la base di agonisti e semplici appassionati.