La Stampa, 24 novembre 2019
Intervista a Davide Rampello
Davide Rampello, nel suo libro «L’Italia fatta a mano. I beni culturali viventi» pubblicato da Skira, si è colpiti da questa idea di «fatto a mano». Che cosa significa?
«Non è solo artigianato, è qualcosa creato con abilità e consapevolezza. L’Italia crea qualità e per qualità intendo cercare e raccontare differenze. Il sottotitolo è "beni culturali viventi" perché l’Italia è un paese di beni culturali, ma per essere veramente culturale un bene deve non solo essere protetto ogni giorno, ma deve anche essere compreso, interpretato, reinterpretato e amato. Le persone di cui parlo nel libro hanno una profonda conoscenza e competenza, quindi sono beni culturali da proteggere e da interpretare»
Questa eredità include persone e conoscenze che lottano per ottenere visibilità. Fa parte della sua missione?
«Sì, in modo che diventino modelli di riferimento per i giovani. Dieci anni fa la professione di chef non era niente di speciale. Oggi è qualcosa a cui i giovani aspirano, tanto gli uomini come le donne. Ora è il momento di concentrarsi sui modelli di ruolo che funzionano in settori come l’allevamento, l’agricoltura, l’artigianato, in tutti i diversi tipi di attività».
Perché e come ha creato questo libro unico?
«Oggi dobbiamo concentrarci su ciò che è la nostra "memoria", la reinterpretazione del passato. Stiamo perdendo questo ricordo. È uno sguardo approfondito a una serie di temi che mi hanno portato al corso universitario che ho creato sui commerci locali. Riflette il lavoro che ho svolto negli ultimi anni, da quando sono stato presidente della rinnovata Triennale di Milano di design, moda e arredamento, al Padiglione Zero per Expo Milano 2015. Ho persino fondato la società "Rampello and Partners" per riunire coloro che hanno lavorato con me, per fare sì che l’esperienza acquisita in dieci anni non andasse persa. Ad esempio, abbiamo ideato il concept design utilizzato per pianificare il padiglione italiano all’Expo mondiale di Dubai 2020».
Nel libro c’è una frase che mi ha colpito: "Ovunque metta la sedia, quel posto diventa la mia casa".
«Fa riferimento alla mia rubrica per Striscia La Notizia "Paesi e paesaggi". Vado in giro per l’Italia a piedi con una sedia sulla schiena. Quando sento di aver trovato il posto giusto, poso la sedia e dico: "Qui mi sento come se fossi a casa". Il concetto è quello di "addomesticare" il posto, cercando la mia "domus" in quel luogo. È la rappresentazione del genius loci citato da Servio come parte della cultura romana. La sedia, più di ogni altro oggetto, dà l’idea del rimanere fermi, a riposo».
Cosa ha scoperto passeggiando per l’Italia?
«La varietà infinita di paesaggi, culture e interpretazioni della vita. Il luogo è il paesaggio reale e sono le persone, i beni culturali viventi, che creano e determinano il paesaggio, interpretando ciò che ci circonda».
Per esempio?
«Ci sono persone che hanno cambiato la loro vita iniziando a produrre formaggio. Un signore non solo ha iniziato a produrre il Castelmagno, ma produce anche il migliore che si possa immaginare. Ha imparato quest’arte con intelligenza e una sensibilità che lo ha portato a un livello veramente superiore».
L’Italia è un paese pieno di "geni provinciali"? Ha citato il design, quindi a esempio Mollino o Enzo Ferrari. Parlavano in dialetto e vivevano nella loro città natale, ed erano anche pensatori, ma non entravano nel jet set.
«Talento non significa mondanità. Pensi ai suoi colleghi scrittori che vivevano in una stanza e creavano capolavori. L’Italia è molto simile. Gli italiani sono fortunati a venire dal paese nel mezzo del Mediterraneo. Al centro di tutto. Dai Greci ai Fenici, dai Cartaginesi, agli Etruschi, ai Romani, poi ai Franchi, ai Goti, ai Visigoti, ai Longobardi, ai Normanni, ai Suebi e agli Arabi, l’influenza di tutte queste culture significa diversità nell’architettura, nella pittura, nella musica e anche in senso agricolo. L’Italia ha la più grande varietà di vacche da latte al mondo».
Chi è Davide Rampello?
«Una persona che lavora con creatività. La condivisione delle conoscenze con i giovani all’università è fondamentale perché quando insegno, la prima persona a cui insegno è me stesso».
Dove insegna?
«Al Politecnico fino allo scorso anno e ora sono all’Università di Lingue e Comunicazione a Milano».
Qual è la situazione della cultura italiana?
«Deprimente: non riceve veramente nessuna attenzione. L’istruzione è il primo segno di cultura. L’Italia è un paese con molte attività e iniziative culturali, ma non sono sempre espressione di cultura».
Il passatempo nazionale è parlare male dell’Italia, ma lei la difende?
«Non c’è orgoglio nel paese, ma le persone sono orgogliose della loro città. Nonostante tutto, è un paese saggio con una grande immaginazione. Un italiano è andato sulla luna prima di chiunque altro, almeno secondo Ludovico Ariosto, l’epico poeta il cui eroe è andato sulla luna. Questo è un paese di grande immaginazione, che è un modo potente per comprendere la realtà. Non c’è solo la scienza per conoscere le cose».