Robinson, 24 novembre 2019
Sulle biblioteche scolastiche
Questa volta diamo spazio a una buona notizia. Anzi a diecimila buone notizie, sparse su tutto il territorio nazionale: le biblioteche scolastiche. Sono grandi o piccole, scalcinate o ristrutturate, molto o poco frequentate, e restano aperte grazie al volontariato degli insegnanti – a cui a volte si affianca quello degli studenti. Spesso vengono criticate: nei dibattiti online c’è chi le definisce obsolete, restie a digitalizzarsi (eppure molte sono collegate alle reti bibliotecarie civiche o universitarie), incapaci di intercettare i nuovi gusti dei giovanissimi. E via pontificando. Se vivessimo in un mondo perfetto, potremmo perfino essere d’accordo. Ma nella realtà in cui viviamo – sì, proprio in questa Italia qui, in cui la criminalità brucia le librerie nel cuore della capitale, in cui gli indici di lettura sono più bassi che negli altri paesi occidentali, in cui 4 persone su 10 non leggono nemmeno un libro all’anno – le biblioteche per ragazzi sono straordinari presidi di resistenza, nel deserto culturale che avanza. Malgrado la cronica mancanza di fondi: l’ultimo bando, scaduto da poco, per la creazione di “poli innovativi” nel settore, assegna in tutto un milione di euro. Ecco perché diciamo grazie agli uomini, alle donne, ai nostri figli e nipoti che le tengono in vita. Insieme a tanti altri cittadini: l’edizione 2019 di #ioleggoperché ha appena portato negli istituti 278 mila nuovi titoli, acquistati e donati dalla gente, a cui si aggiungono i 100 mila forniti dagli editori. Intanto il 30 novembre a Roma, alla Lumsa, si tiene il primo convegno nazionale delle reti di biblioteche scolastiche. Ed è un bene. Perché, nei tempi bui, l’unione fa davvero la forza.