La Stampa, 24 novembre 2019
Alitalia rischia il fallimento
Non c’è nessuna richiesta di proroga da parte dei componenti della cordata. Anzi, di più, allo stato attuale non c’è una cordata interessata a rilevare l’Alitalia e per l’ex compagnia di bandiera si profila lo scenario più tetro: il fallimento. Cosa che il governo assolutamente non si può permettere. Tant’è che il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli auspica che ci sia «ancora un margine rispetto ai due partner tecnici individuati da tempo» chiedendo poi a Lufthansa di «fare un piccolo sforzo in più» accettando da subito di entrare nel capitale della newco al pari Delta.
Il ministro e gli spiragli aperti
Domani i tre commissari straordinari, Stefano Paleari, Enrico Laghi e Daniele Discepolo, che da 30 mesi hanno preso in carico la società, dovrebbero incontrare il responsabile del Mise e non potranno che rappresentargli la situazione di stallo che si è creata. Nei giorni scorsi si era parlato di concedere una nuova proroga «tecnica» di almeno una ventina di giorni, ma visto che le Fs non lo hanno chiesto esplicitamente(mentre Atlantia non è ancora convinta dell’intero progetto) i commissari non chiederanno alcuna proroga. Che tra l’altro va sempre motivata: l’ultima volta (era il 15 settembre) sia il gruppo guidato da Gianfranco Battisti che la holding della famiglia Benetton avevano chiesto più tempo per definire una serie di dettagli, ma con prese di posizione fotocopia avevano anche ribadito «la disponibilità a proseguire il confronto» per arrivare «a valutare la formulazione di un’offerta finale per l’acquisto di Alitalia». Alla vigilia della scadenza dell’offerta irrevocabile di acquisto del 21 ottobre invece Atlantia ha fatto sapere che dal suo punto di vista non esistevano le condizioni per concludere l’operazione, sostanzialmente perché trovavano insufficiente la proposta del partner industriale individuato in questi mesi, gli americani di Delta, col risultato di costringere le Fs ad alzare bandiera bianca. Anche perché nel frattempo l’altro vettore in corsa, i tedeschi di Lufthansa, non sono andati oltre l’offerta di una collaborazione commerciale, rinviando l’eventuale apporto di capitale ad una successiva fase.
Non è un mistero che Atlantia veda di buon occhio i piani del vettore tedesco, ma il board di Colonia (molto diviso al suo interno) al momento non riesce a spingersi oltre. È pronto ad investire anche 200 milioni di euro nella nuova Alitalia (il doppio di Delta), ma vorrebbe farlo con una compagnia già risanata.
Venerdì il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, tradendo una certa irritazione, ha «preso atto del fatto che Atlantia non è più interessata» dando l’idea di voler chiudere coi Benetton. Ma Atlantia è davvero fuori dall’operazione? Nel comunicato diffuso mercoledì, dopo aver preso atto che «allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione» al consorzio promosso dalle Fs, la società confermava la sua disponibilità «a proseguire il confronto per l’individuazione del partner industriale e per la definizione di un business plan condiviso, solido e di lungo periodo per il rilancio di Alitalia». E ieri lo stesso Patuanelli ha spiegato che a suo parere Atlantia ed Fs potrebbero avere ancora «qualche spazio» per trovare un’intesa.
Un nuovo decreto
Se la moral suasion del governo non dovesse produrre risultati l’alternativa potrebbe essere quella di nominare un commissario unico, affiancato da un manager esterno esperto di trasporto aereo a cui affidare la ristrutturazione della compagnia prima di tornare a metterla sul mercato (andando di fatto incontro alla richiesta di Lufthansa). A questa ipotesi stanno lavorando i tecnici del Mise che ipotizzano un nuovo decreto col quale il governo dovrebbe anche riassegnare alla nuova gestione i 400 milioni di euro dell’ultimo prestito ponte che per legge sono legati alla presentazione di un’offerta di acquisto da parte di Fs e soci. «Il Governo deve fare alla svelta, non c’è più tempo di aspettare, è venuto il momento delle decisioni» denuncia il segretario della Cgil Landini. «Bisogna chiudere questa saga che si è trascinata per troppo tempo ed assicurare il rilancio di questa compagnia» spiega invece l ministro dell’Economia Gualtieri. «Atlantia si è sfilata e come ha detto il premier Conte dobbiamo prenderne atto: ora dobbiamo dare tempo per verificare se la cordata può riformarsi». Altrimenti scatterà il piano B.