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 2019  novembre 24 Domenica calendario

Il virtual coach e le profezie del Gobbo

Nei giorni scorsi ho letto e riletto una pagina di questo giornale. Letto per interesse e riletto per capire meglio la portata di quello che avevo letto. Dalla prima di ritorno, il 19 gennaio, la Lega farà trovare sulle panchine di Serie A un tablet con il software "Virtual Coach", che aiuterà gli allenatori (parola decaduta) a lavorare meglio. Se io fossi un coach con un minimo di autostima so già che fine farebbe il tablet. Ma non sono un coach e per dirla tutta non possiedo un tablet né intendo disporne in futuro. Già un cellulare, dal mio modesto punto di vista, guasta abbastanza la vita. Quello ce l’ho. Secondo i colleghi più attenti alle parole, è di un modello che nemmeno le badanti moldave prenderebbero in considerazione, ma non m’importa. Anzi, tramite uno dei colleghi me ne sono procurati quattro, se mai smettessero di produrli ho le spalle coperte. A 35 euro l’uno, è un affarone. Dico questo per chiarire la mia posizione. E trascrivo: "I dati delle partite ora arrivano in tempo reale e sono diventati 5 milioni.
Quaranta frame al secondo.
Sono la benzina del Virtual Coach che ha due motori: da una parte i modelli matematici per riconoscere automaticamente alcuni gesti tecnici o schemi di gioco; dall’altra algoritmi di machine learning che leggono la pericolosità di un’azione".
C hiaro, no? Ancora più chiaro se si legge il sottotitolo. È stata analizzata Juve-Milan. Il programma traduce i numeri in indicazioni dirette. Al minuto 36 il Vc ha comunicato: "Giocando stretti vanno in difficoltà". Al minuto 57: "Sfruttiamo di più Pjanic". Al minuto 65: "Troppo spazio a Çalhanoglu". Adesso non venitemi a dire che l’esigenza di sfruttare maggiormente Pjanic o di limitare lo spazio a Çalhanoglu poteva intuirla anche un tecnico di serie Z, e se un tecnico di A non ci arriva da solo saranno affaracci suoi. Mi aspetto, a breve, che il Vc dia sempre più informazioni utili, tipo "Sta cominciando a piovere" oppure "Ooops, hanno segnato loro". Io lo spazio più che a Çalhanoglu lo limiterei al Vc e confratelli (frigorifero intelligente incluso), ma non ci provo nemmeno. Ormai hanno vinto loro. Spero non vogliano stravincere, loro sono tanti e il coach uno solo, sia pure con un condominio di assistenti. Spero non si prendano confidenze e non arrivino a scrivere al minuto 73: "Coglione, leva Bernardeschi che è cotto".
A queste squisitezze non si arriva per caso, né in un giorno. Tutto, leggo nel pezzo di Riccardo Luna, comincia a Usa ’94, ct Sacchi, ispiratore Adriano Bacconi, l’uomo dei numeri. E continua nel 2014, quando Mauro Berruto, ct della Nazionale di volley, incontra il matematico Ottavio Crivaro, che è alla guida di MoxOff, società varata al Politecnico di Milano con il fine di proporre soluzioni matematiche alle aziende. Il fondatore è un genio della matematica mondiale, Alfio Quarteroni. Massimo rispetto, anche per come contribuisce alla cura delle malattie cardiocircolatorie. Il software della pallavolo è detto il Gobbo. Al 90%, che non è poco, prevede dove il palleggiatore non passerà la palla. Funziona, ma i giocatori si sentono manipolati (li capisco).
Oggi, evoluto, il Gobbo è adottato da molte squadre di club e nazionali. Tutto si muove. Al punto che Bacconi afferma che presto, dopo aver analizzato qualche altro migliaio di partite, "il programma sarà in grado di dirci chi segnerà e quando".
Non vedo l’ora.
P oche righe per sbrigare il lavoro arretrato. In Italia ci sono tre quotidiani sportivi: Corriere dello sport-Stadio, Gazzetta e Tuttosport. Solo uno ha trovato uno spazio in prima pagina per la morte di Raymond Poulidor. È Tuttosport , 7. A scendere, 4 al Corriere dello sport-Stadio e -5 alla Gazzetta .
Perché due voti diversi per la stessa dimenticanza, chiamiamola così? Perché la Gazzetta è, o dovrebbe essere, il giornale del ciclismo: da più di un secolo organizza il Giro e altre corse che hanno una storia. Perché Poulidor, campione leale e popolare anche oltre la bici, un trattamento così non se lo meritava, e nemmeno i lettori della Gazzetta . Infine, perché io in Gazzetta ci sono nato e continuo a volerle bene, anche se non saprei dirne bene, oggi, i motivi. Per questo mi sono limitato a un -5 piuttosto morbido.
N ell’angolo della poesia si torna dalle montagne curde all’Italia. "I pariven gossi d’aqua e asè" è di Lia Cucconi, nata a Carpi (Modena). "I pariven gossi d’aqua e asè/al paroli chi paseven da i òc/a la bocca e is pianteven a tanàia/ in di pinser: mobilità: a cà!/E l’èra come avèr ‘na brèsa in dal man/ cla-t bruseva la vôia di tò an/ e d’èser n’òm cun la fèvra in di dè./La sité l’èra dvintéda ‘n spèc/ e ‘na vedrèina vòda,/ mè am sintiva d’éser ‘na vecia ròda/ e a gò sòl sinquant’an".
Traduzione: "Sembravano gocce d’acqua e aceto/le parole che passavano dagli occhi/ alla bocca e si conficcavano a tenaglia/ nei pensieri: mobilità: a casa!/Ed era come avere una brace nelle mani/che ti bruciava la voglia dei tuoi anni/e d’essere uomo con la febbre dei giorni/. La città era diventata uno specchio,/una vetrina vuota,/ io mi sentivo d’essere una vecchia ruota/e ho solo cinquant’anni".