la Repubblica, 24 novembre 2019
Monte dei pegni 2.0
Il Monte di pietà 2.0. Quello che poco ti aspetti, dove tramite app digitali migliaia di persone di varia estrazione sociale, per un terzo stranieri, ottengono finanziamenti lasciando in pegno oggetti d’oro. E in nove casi su 10 li riscattano pagando capitale e interessi a un tasso complessivo di spese tra il 10 e il 15% circa. È un ambito della finanza tra i più antichi, che nel Medio Evo diede vita a tante banche. Pure, si porta dietro uno stigma malevolo, forse per il pudore di chi in tempi grami andava di nascosto a impegnare le argenterie, o per la contiguità con la pratica dell’usura.
Lunedì scorso, un’operazione ha dato uno spaccato di come il settore – dopo che la crisi ha complicato l’accesso al credito a molti – sia in rapido consolidamento: pure se ancora regolato da leggi del 1938. Banca Sistema ha firmato per comprare il ramo d’azienda del credito su pegno di Intesa Sanpaolo, che genera margini annui di 9 milioni a fronte di 60 di fidi. Con la mossa, la piccola Sistema (specializzata su sconto fatture e recupero e gestione di crediti con la Pa), crescerà di sei volte nei pegni, diventando il secondo operatore in Italia con il 9% circa di un mercato da 800 milioni.
Insegue da lontano Affide, controllata dalla casa d’aste austriaca Dorotheum che sfilò nel 2018 – proprio a Sistema – le attività di Unicredit e oggi tratta per comprare quelle di Creval. «L’operazione ci permetterà di consolidare gli investimenti messi finora in campo, valorizzando le risorse del ramo acquisito e generando una redditività del capitale a doppia cifra», dice Gianluca Garbi, ex alto dirigente del Tesoro oggi ad di Banca Sistema. Per le banche (e le finanziarie) che svolgono questa attività il principale vantaggio è che l’oro, per le regole internazionali, ha “ponderazione zero": è riserva di se stesso e l’operatore che lo detiene a fronte di prestiti non deve mettere un euro a riserva.
Banca Sistema ha avuto soddisfazioni anche grazie all’approccio “2.0": un’applicazione digitale consente ai clienti di inviare foto degli oggetti da impegnare per una prima stima. Così si rompe il ghiaccio, in vista dell’incontro in filiale. Banca Sistema presta circa il 50% del valore di mercato degli oggetti: una scelta prudente per coprirsi da riscatti e i rischi di ribasso delle quotazioni auree (la legge consente di erogare fino all’80% del valore).
L’aspetto sociale del business – particolarmente rivolto ai creditori più fragili, tra cui gli extracomunitari – ha spinto anche alcune Fondazioni bancarie a opzionare fino al 25% dell’aumento di capitale con cui ProntoPegno( il ramo di azienda di Banca Sistema) farà l’acquisizione. Forti indiziati sono gli enti di Alessandria, Sicilia, Pisa, già soci in Banca Sistema dalla nascita del 2011. «Sono particolarmente lieto – aggiunge Garbi – che alcune Fondazioni intendano cogliere l’opportunità di questo investimento che, oltre a essere redditizio, è per sua natura pienamente coerente con lo scopo sociale che le stesse perseguono. Nell’attuale contesto della crisi economica, questa storica fonte di credito è oggi più che mai moderna».
La legge italiana prevede che il pegno duri da 3 mesi a un anno, e sia rinnovabile fino a tre anni. In caso di mancato riscatto, dopo 30 giorni il bene viene messo all’asta. Due mesi fa un’inchiesta di Altroconsumo sui pegni di sette banche italiane riscontrò tassi annui nominali dal 5 al 10%, e onnicomprensivi dal 9 al 17%, pagati per durate in genere semestrali. Il tasso di Banca sistema è al 7%, che sale attorno al 13% con le spese.