Corriere della Sera, 24 novembre 2019
Perché i terrapiattisti negano il reale
I terrapiattisti si radunano oggi a Milano. Queste teorie fanno leva su meccanismi elementari di diffidenza e di paura. I terrapiattisti non temono il ridicolo pur di sognare di scoprire verità inconfessabili che incrinino l’autorevolezza della scienza.
Il gruppo di persone che si radunerà oggi a Milano per ascoltare relazioni dal titolo: «Il Sole dista dalla Ter-ra 5000 km» sono gli ultimi rappresentanti di un punto di vista che ha avuto illustri predecessori. Fin dall’anti-chità il dibattito sulla forma della Terra è stato molto ac-ceso. Sul tema si sono accapi-gliati anche i primi filosofi, i presocratici della Scuola di Mileto. Talete, il maestro per antonomasia, era un convin-to terrapiattista. Ma anche il suo discepolo Anassiman-dro, che pure intuì per primo che la Terra galleggia nello spazio, le attribuiva una forma strana, una sorta di tozzo cilindro. Fu Pitagora, secondo la tradizione, il primo a parlare di Terra sferica, anche se occorrerà arrivare al periodo ellenisti-co, con Eratostene di Cirene, per avere la prima misura sperimentale della circonfe-renza della grande palla. Da allora sono passati più di 2000 anni e si sono accumu-late prove innumerevoli della sfericità della Terra: dalle notazioni dei grandi esplora-tori, alle misurazioni astro-nomiche, fino alle osserva-zioni dirette, che, col pianeta sorvegliato da migliaia di satelliti, sono ormai attività di routine. Perché allora ci sono ancora persone che mantengono uno scetticismo così radicale verso risultati scientifici confermati da migliaia di osservazioni? C’è di sicuro una componente goliardica in questi gruppi di buontemponi che ricercano il clamore con la speranza di ricavarne un’effimera notorietà. A ben vedere, però, queste teorie bislacche fanno leva su meccanismi elemen-tari di diffidenza e di paura, che possono contagiare strati più ampi della popolazione e manifestarsi in forme meno folcloristiche. Non c’è mai stata epoca nella quale la vita quotidiana delle persone sia stata così dipen-dente dalla scienza. Proprio per questo la diffidenza verso il sapere scientifico si riac-cende. Ne sono una riprova la voglia cieca di credere ai fenomeni più assurdi: la presenza fra noi di extra-terrestri, la fine del mondo prevista dal calendario Maya, le apparizioni periodiche della Madonna in un paesino dei Balcani e così via. È un pezzo di società nel quale scatta l’istinto di rivincita contro un sapere scientifico di cui si percepisce la potenza ma che non si capisce; ed ecco che non si teme il ridicolo pur di sognare di scoprire verità inconfessabili, di un lato oscuro della scienza che ne incrini alla radice l’autorevolezza e che faccia crollare l’intera costruzione.