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 2019  novembre 23 Sabato calendario

L’ex-Ilva riparte a singhiozzo

«Stiamo pagando ma con ritardo. Ad oggi abbiamo circa 130 milioni bloccati, ma, tra gli altri, ci sono anche problemi nella regolarità della documentazione dei fornitori». Sentito dai pm nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano, anche il direttore Finance di Arcelor Mittal, Steve Wampach, conferma la crisi dell’indotto-appalto. Che dal Piemonte alla Puglia è preoccupato per le sorti dell’acciaieria e per i crediti maturati a fronte di forniture effettuate. Lo stabilimento di Taranto va avanti, sia pure a regime ridotto con i tre altiforni operativi, ma il clima, dopo uno sprazzo di fiducia, ieri è ritornato ad essere teso. Anche ieri, come ormai accade da qualche giorno, è infatti andato in scena lo strano “balletto” che vede ArcelorMittal ribadire che i pagamenti, con i relativi bonifici, sono stati avviati, Confindustria Taranto insistere nell’evidenziare che la grande maggioranza delle imprese non ha ricevuto nulla e i sindacati protestare verso Confindustria e le stesse imprese affermando che, col presidio davanti alla portineria C, in atto ormai da lunedì scorso, starebbero usando i lavoratori (i propri, ma anche quelli dei servizi). Impedendo al personale di recarsi al lavoro – è l’accusa sindacale -, l’indotto-appalto sta esercitando pressioni verso la committente che deve pagarli. «Abbiamo pagato il 100 per 100 ai fornitori ritenuti strategici per il ciclo produttivo e il 70 per cento a 163 fornitori dell’autotrasporto tra scaduto e in scadenza» ha assicurato ArcelorMittal. «A noi risulta – afferma il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro – che gli autotrasportatori sono stati pagati, e nemmeno tutti, nella modalità annunciata, mentre per le imprese, anche quelle che la committenza reputa strategiche, solo un numero molto ristretto ha ricevuto l’accredito. Attenzione però: ArcelorMittal sta pagando solo lo scaduto esigibile, non tutto lo scaduto. Accade infatti che vi siano fatture scadute sì, ma non esigibili per la procedura di ArcelorMittal. Perché, ad avviso del committente, ci sono carenze nella documentazione. Ma questi rilievi si fanno prima non a fatture scadute». E segnali di insofferenza vengono pure dal Piemonte. Confartigianato segnala – perché ArcelorMittal ha stabilimenti pure a Genova, Novi Ligure e Racconigi – che «sono 3.000 le imprese artigiane piemontesi della subfornitura e dell’indotto a rischio a causa della crisi dell’ex Ilva». Confartigianato chiede «misure urgenti per salvare aziende e posti di lavoro». «Le imprese artigiane – afferma Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – sono sconcertate dall’esito che sta avendo la gestione della crisi da parte del Governo. Una crisi che parte da lontano e che si sta trascinando senza decisioni coese e ferme nell’interesse non solo dei dipendenti dell’ex Ilva ma anche delle imprese dell’indotto». «Chiediamo che la Regione Piemonte – propone Felici – si faccia parte attiva nei confronti del Governo affinché vengano adottate tutte le misure utili a evitare il disastro che si sta palesando. In assenza di interventi adeguati da parte delle istituzioni, Confartigianato Imprese Piemonte attuerà iniziative di protesta e sensibilizzazione ancora più forti e incisive». E si muove anche la Regione Puglia che sulla crisi dell’indotto-appalto ArcelorMittal, ha convocato un incontro alle 15.30 del 25 novembre attraverso la task force occupazione. L’incontro servirà anche a individuare misure di sostegno verso le imprese. Alla riunione parteciperà il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. E Confindustria Taranto, con un’ulteriore presa di posizione, pur evidenziando «di aver riavviato un costruttivo confronto con AMI a tutela delle legittime pretese del nostro indotto», fa però presente che «le aspettative delle stesse imprese non starebbero ottenendo i riscontri auspicati, dando luogo ad un clima di forte tensione». E siccome non si può escludere che la protesta alzi i toni e dal presidio di protesta, che sta comunque assicurando lavori e manutenzioni essenziali agli impianti, si passi al blocco vero e proprio con conseguenze più impattanti, Confindustria Taranto dichiara che «il persistere dell’azione di protesta e presidio da parte delle singole aziende ed ogni eventuale successiva azione dalle stesse autonomamente messa in campo, non vedrà alcun coinvolgimento di questa associazione che proseguirà invece nell’attento monitoraggio della situazione dei pagamenti».