ItaliaOggi, 23 novembre 2019
Diritto & Rovescio
Il bus 325 a Milano, zona Naviglio, è pieno di studenti africani e cingalesi, ecuadoregni e moldavi, marocchini e filippini. Tutti carichi di libri e di sorrisi, di sogni e di Tik Tok, esattamente come i tanti compagni italiani con cui si spostano. A vederli si direbbe che odio, intolleranza, razzismo siano parole di cui sentono parlare solo in tv. A vederli si direbbero persone che, ove avessero paura, non la sconfiggerebbero intruppandosi come sardine ma al modo del colpo di coda del tonno: determinato, brusco, consapevole di una individualità ormai figlia di culture diverse. Ancora una volta il mondo reale e quello narrato stanno su piani diversi: a volte si toccano, in genere bellamente si ignorano. I politici di ambo le parti pensano di ottenere il favore della gente instillando odio o fabbricandone gli antidoti? Un voto, un seggio si possono anche strappare immaginando futuri, partendo dalle speranze della gente che incontri. Ma forse, per capirlo, bisognerebbe prendere il bus 325 un po’ più spesso. O, senza voler pretendere troppo, almeno una volta.