ItaliaOggi, 23 novembre 2019
Periscopio
L’affidabilità in calo moltiplica i «davvero». Dino Basili. Uffa news.Penso che questo governo durerà, ma con molti scossoni. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera (Concetto Vecchio). il venerdì.
Cos’è una notizia? Un cane che morde l’uomo non lo è, ma dipende da chi è il proprietario del cane o chi è la persona che ha morso. Sergio Lepri, per 30 anni direttore de l’Ansa, ha cent’anni. (Concetto Vecchio). il venerdì.
Giornalista si nasce, è vero, però è meglio se è il padre a fare da battistrada. Lui invece aveva commesso l’errore di nascere figlio di un contabile dell’Acquedotto; ma non disperava, perchè credeva nelle eccezioni alla regola. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991.
Milioni di persone votavano a sinistra perché nel loro Dna c’era la difesa dei più deboli. Questo non lo pensa più nessuno. Questa mutazione inizia con il cambio del nome del Pci decisa da Occhetto. Cambiare nome significa mutare la propria identità. Da allora, di nomi ne hanno cambiati tre o quattro e ogni volta si sono allontanati un pezzetto dalla loro base. Veltroni è arrivato a dire che non era mai stato comunista. Rossana Rossanda, 94 anni, fondatrice del Manifesto (Concetto Vecchio). la Repubblica.
Ho conosciuto Salvini nel 2009. Era appena stato eletto parlamentare europeo e indossava una felpa con la scritta Milano. M’è bastato. La Lega non era un partito federale? Al primo congresso del 1991 battei Bossi che voleva fare di Milano la capitale dello Stato del Nord: imposi che fosse scelta Mantova. Ora siamo sudditi dello Stato di Milano. Perché si parla delle Olimpiadi Milano-Cortina? Vivaddio, rispettino almeno l’ordine alfabetico!. Franco Rocchetta ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Da bambino la sola cosa che mi piaceva veramente era disegnare. Leggevo i fumetti, soprattutto Walt Disney disegnato da Carl Barks, provavo e riprovavo a copiarli. Fu mia madre a incoraggiarmi. Del resto era l’unica cosa che potessi fare, vivevamo confinati in montagna e in seria ristrettezza. Sergio Staino, disegnatore satirico, creatore di Bobo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Con il caravanserraglio delle pubblicità truculenti che sono in circolazione, gli esimi del Tar hanno osato sentenziare che il manifesto col bimbo in formazione, contiene «violenza semantica» e «smodato impatto emotivo». Esagerazione che interpreto così. Con capriola logica e uscendo dal seminato, il Tar ha condannato non l’immagine, che è graziosa e innocua, ma l’allusione sottintesa che quel feto inerme verrà ucciso. Di qui, la bocciatura del cartellone per impedire di riflettere sull’interruzione della gravidanza. Questa è censura. Censura delle idee. Giancarlo Perna. LaVerità.
Un giorno Enzo Ocone mi propose di andare a un appuntamento con Pasolini. Ocone era il direttore di produzione e voleva scrivessi le musiche del suo film. Quell’incontro non fu straordinario. Pasolini aveva preparato una lista di pezzi tra i quali avrei dovuto scegliere, e che, in realtà, aveva già scelto lui: musiche da mettere nel film. Così gli dissi: «Scusi, io sono un compositore, scrivo musica, non prendo le musiche di altri e le metto sul film. Non posso farlo, devo rifiutare». Lui mi rispose: «Va bene, allora faccia come vuole lei». Queste parole le ricordo benissimo, nessun altro regista mi aveva risposto così, concedendomi in un attimo tanta fiducia. Non aveva ancora fatto molti film. Aggiunse: «Faccia solo in modo che io possa sentire un tema di Mozart», e mi indicò quale. Accettai e misi un tema di Così fan tutte, un’aria suonata da un’ocarina. In seguito, capii perché. Nei suoi film precedenti, Il Vangelo secondo Matteo e Accattone, aveva fatto mettere Bach e Mozart, i film andarono bene e dunque intervenne la scaramanzia. Per il resto, feci io tutte le musiche, senza ricevere alcun suggerimento. Ennio Morricone, musicista (Giuseppe Tornatore). la Repubblica.
Italiani e tirolesi di lingua tedesca (i primi al 23%, i secondi al 62 secondo il censimento del 2011) oggi sono come due conviventi che si sopportano, condannati dalla storia a vivere nella stessa casa, ma senza amarsi. Nell’era della globalizzazione e dell’Europa senza confini magari farà anche un po’ sorridere questo restare abbarbicati alla tradizione, alle radici lontane, ai quei buffi pantaloni di cuoio con la pettorina, i lederhosen, all’«Austria felix» dei romanzi di Joseph Roth, alle divise degli Schützen il corpo dei bersaglieri tirolesi nato nel sedicesimo secolo, a quel tedesco sporco, dialettale, che se avete studiato al «Goethe Institut» vi sembrerà incomprensibile. Maurizio Pilotti. Libertà.
Mi interessano soltanto i personaggi famosi che mi incuriosiscono perché hanno fatto qualcosa di importante. Con Gianni Agnelli non ci sono riuscito, solo una stretta di mano. Con Rocco Forte e Luciano Benetton è scattato qualcosa. Anche con Lino Volpe, il presidente di Elior. E gli ho venduto 100 mila bottiglie di Prosecco che fa servire sui Frecciarossa. Giancarlo Aneri, produttore di vino e caffè (Luciano Ferraro). Corsera.
E per quanto riguarda la mia morte, quando succederà non piangete, buttatemi giù per la riva di un canale in una scatola di cartone perché io non ho bisogno di nessuna eternità e non aspetto nessuna sentenza. Franco Moro Bolzoni, Le parole che si dicono di notte. Albatros, 2019.
Tardi anni Trenta. La mattina è splendida, il mare un olio. Ragazze di tutte le età e di tutti i gusti, libere, seminude, sdraiate. Osserviamo con sgomento le prime mutandine, i primi merletti. L’eccitazione degli amici che avanzano in gruppo sulla riva del mare è incontenibile. Ferri dice a un tratto, serissimo, controllando l’emozione come un generale sul campo di battaglia: «Calma! Dividiamo la spiaggia in piccole porzioni e procediamo...». La compagnia degli amici si allontana saltellando nella gran luce della giornata d’estate. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Una storia di fedeltà, una storia di amore ultradecennale per la lettura del quotidiano preferito, il Mattino, dal quale non si separerà, ora che ha lasciato la vita terrena. Il desiderio di Luigi Quarantiello spentosi ieri all’età di 84 anni nella sua amata Apice in provincia di Benevento, era di fare l’ultimo viaggio in compagnia di una copia del «quotidiano». Ha chiesto ai familiari poco tempo prima di morire di inserire una copia del giornale nella bara (Il Mattino, 21 novembre 2019).
Zingaretti: l’uomo venuto da lontano verso una direzione sbagliata. Roberto Gervaso. Il Giornale.