ItaliaOggi, 23 novembre 2019
Un vecchio rudere eco-friendly e solidale con lo chef stellato che coglie le mele in giardino
Altro che cibo a chilometro zero. Ca’Shin ha vinto l’Oscar della sostenibilità ambientale. In ebraico Shin è la lettera dell’alfabeto che significa: cambiamento. Ed è questa la missione della cooperativa Le Ali, che ha ottenuto in gestione dal Comune un casolare abbandonato all’interno del parco Cavaioni, sui primi colli di Bologna. È stato salvato e ristrutturato e ora vi si svolgono mostre, seminari, ospita gruppi di lettura e tra gli ortaggi (coltivazioni biodinamiche) e le erbe officinali (nel giardino che circonda il casolare) è stata addirittura ricavata una piccola arena all’aperto. Inoltre offre opportunità di lavoro e di inserimento sociale a persone disagiate o indicate dall’amministrazione del carcere.Il ristorante (aperto 4 giorni la settimana) è gestito da uno chef stellato, Ivan Poletti, ma il menù ha un prezzo calmierato (un pasto light a 20 euro): «Ho voluto allontanarmi dal caos cittadino per ritrovare le mie radici, abbracciando questa filosofia green». Verdura e frutta arrivano dal parco, la legna del boschetto alimenta stufe e fornelli, la coibentazione dei locali è stata realizzata con maglioni di lana riciclata, l’energia è offerta dal sole. «Credo sia superato il concetto di ristorante alla moda», aggiunge Poletti, «cerchiamo di proporre un luogo in cui scegliamo e cuciniamo con cura le materie prime e magari serviamo in tavola una composta fatta con le mele del parco. L’intento è mettere in contatto le persone con la natura, facendo riscoprire antichi modi di coltivare e di mangiare, seguendo il ciclo delle stagioni e rispettando i ritmi naturali delle cose». Un casolare che andava in malora trasformato in un esempio eco-friendly e anche dal Nord Europa vengono a prendere appunti perché il puzzle è originale con un tassello sociale (il reinserimento lavorativo), educativo (l’ecostenibilità), culturale (mostre ecc.), gastronomico (i proventi servono a sostenerne tutte le attività). Chi è riuscita a realizzare quella che sembrava un’utopia (e a dimostrare che in Italia, nonostante tutto, c’è ancora voglia di fare) è l’architetto Francesca Lenzi: «Bisogna reimpostare la società su valori di bellezza, cultura, semplicità. Una società di egoisti non riuscirà mai a uscire da questa cisi».