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 2019  novembre 23 Sabato calendario

Intervista a Helen Mirren

«Mi diverto a passare dai ritmi a tutta velocità di Fast & Furious 9 alle passioni di Caterina la Grande ma è L’inganno perfetto di Bill Condon il film che mi ha totalmente coinvolta. Perché suggerisce alle donne di tutte le età vittime di violenze che ci si può vendicare con pari abilità e ferocia, ma su un fronte moralmente opposto rispetto a ogni prevaricazione maschile». 
Helen Mirren, la regina per eccellenza del cinema, racconta il suo ruolo con lo stile che contraddistingue la sua personalità e la sua eclettica carriera. Il thriller, basato sul best seller di Nicholas Searle The good liar, sarà presentato al Festival di Torino. Al centro della storia il genio della truffa Roy Courtnay (interpretato da Ian McKellen) che incontra online la ricca vedova Betty McLeish. E oltre al tentato imbroglio emerge un oscuro passato dell’uomo. 
Helen, lei ha vinto un Oscar come miglior attrice nelle vesti regali di Elisabetta II, che cosa le ha dato in più questo nuovo personaggio? 
«Il film mostra l’arte del vivere e il mestiere dell’inganno messi in pratica per perseguire uno scopo. La vendetta della mia vedova sarà moralmente al bando per alcuni, approvata da altri». 
C’è un messaggio nel film? 
«Vorrei stupire, coinvolgere e generare dibattiti. I dialoghi tra me e McKellen, l’uomo che nel film come nel libro crede di avermi ingannata attraverso il web mirando in realtà a conquistare il mio patrimonio da tre milioni di sterline, sono un monito contro i predatori sessuali e i bugiardi via internet. Queste situazioni sono lezioni per le donne di ogni età». 
Perché? 
«Roy ignora che io so tutto dei suoi loschi piani. E non riconosce in me la ragazzina che era stata violentata e che da allora persegue una rivalsa contro ogni violenza di stampo nazista. Il film è stato girato in parte a Berlino oltre che a Londra. Il dramma, l’orrore, le ombre del passato, l’angoscia e la memoria delle colpe tedesche ritornano anche se l’azione si svolge ai giorni nostri. Le radici del nazismo sono sempre sullo sfondo. L’incontro online tra i due protagonisti svela a poco a poco segreti inconfessabili». 
Non ha avuto reticenze nell’accettare un copione in cui si legittima la vendetta di chi ha subito abusi? 
Le vittime 
Il passato riemerge: le vittime di violenze sessuali si rivedranno 
nel mio ruolo 
«Il romanzo scava nelle zone più dark della natura umana, creando paralleli con gli orrori della storia e con la cattiveria di chi ruba ai giovani l’innocenza, la limpidezza della sessualità. Le donne hanno imparato a parlare contro ogni bugia e prevaricazione. Saranno con la mia Betty». 
Sul set ha recitato con Ian McKellen, la critica vi ha elogiato entrambi... 
«Avevo spesso recitato sul palcoscenico con Ian, ma non al cinema. In questo film c’è anche un approccio teatrale. I nostri ruoli si intersecano con temi serissimi che coinvolgono donne di età diverse». 
In che senso? 
«Le bugie del presente e gli inganni del passato si mescolano. Roy da ragazzo era stato insegnante d’inglese della protagonista, poi vittima di torture psicologiche e di un orribile stupro. Ho vissuto la lavorazione del film pensando alle giovani donne che nella violenza maschile perdono l’innocenza, i sogni e restano per tutta la vita segnate da un trauma che non si può dimenticare e spesso mai superare» 
Dunque giustifica il suo personaggio? 
«Betty era stata violentata, la sua famiglia distrutta, ogni ricchezza sparita. La fine della Seconda Guerra Mondiale non aveva alleviato gli orrori vissuti, ma li aveva esasperati. D’altro canto, leggendo le cronache di oggi si scoprono crimini su tanti giovani di entrambi i sessi, che solo dopo anni trovano voce. Basti pensare alle accusatrici di Bill Cosby. E molte donne del movimento Me Too si ritroveranno nella storia. E forse non cè un rigurgito di razzismi vari e di antisemitismo? Il dibattito è aperto».