Corriere della Sera, 23 novembre 2019
Il re su Fahim, piccolo campione di scacchi
Oggi Fahim Mohammad ha 19 anni, va all’università e dice di volere «una vita normale». La sua storia non lo è affatto, tanto che ha ispirato un libro e adesso un film dal titolo «Qualcosa di meraviglioso», con Gérard Depardieu, che uscirà nei cinema italiani il 5 dicembre. È nato a Dacca, nel Bangladesh, ma il 2 settembre dice addio alla madre, alla sorella e al fratello minore. Il clan rivale della sua famiglia ha tentato di rapirlo, e suo padre Nura decide di accompagnarlo in Europa per salvarlo.
Padre e figlio arrivano a Parigi in ottobre: sono due clandestini, sans papiers come migliaia di altri che devono inventarsi un modo per sopravvivere, e non parlano una parola di francese. Fahim all’epoca ha otto anni, e il padre gli ha già fatto scoprire gli scacchi. In Bangladesh e in India, Fahim aveva già vinto qualche piccolo torneo, gli scacchi sono tornati popolari in quei Paesi grazie al campione del mondo indiano Viswanathan Anand.
A Créteil, nella banlieue di Parigi, Fahim viene ospitato con il padre nel club di scacchi. «All’epoca abbiamo spostato i mobili per creargli un angolo tranquillo e permettergli di fare i compiti», ricorda la presidente, Hélène Gelin.
Il maestro Xavier Parmentier si prende a cuore la sorte di quel ragazzino talentuoso e lo aiuta ad arrivare a un livello superiore. I documenti non ci sono ancora, ma intanto Fahim vince le gare locali e nel 2012 diventa campione di Francia under 12. Le foto e la storia di Fahim arrivano in televisione e nei giornali e nel maggio dello stesso anno, tra il primo e il secondo turno della campagna presidenziale, un’ascoltatrice telefona in diretta al premier François Fillon: «Non pensa che lo Stato dovrebbe regolarizzare un ragazzino perfettamente integrato come Fahim Mohammad? È campione di Francia ma non può partecipare agli europei perché è ancora sans pa piers». Fillon in trasmissione prende tempo, ma promette che si occuperà del caso e così è. Fahim ottiene un primo permesso di soggiorno, poi rinnovato. Il prossimo passo sarà la cittadinanza francese.
Il regista del film è Pierre-François Martin-Laval (noto in Francia come Pef). «Una sera mi chiama il direttore della fotografia con il quale lavoro di solito e mi dice “accendi la tv, presto”. C’è Fahim che sta raccontando la sua storia e capisco che devo assolutamente portarla al cinema».
Pef ha chiesto a Gérard Depardieu di interpretare il ruolo del maestro di scacchi, «gli ho mandato la sceneggiatura e il giorno dopo avevo già il suo sì».
Come è stato avere sul set il gigante del cinema francese? «Un’avventura straordinaria. Ero andato a trovarlo a casa sua a Parigi d’estate, durante la canicola: mi ha accolto seminudo, parlandomi di Hiroshima, dell’Algeria, delle cose che lo interessano, mai del film. Voleva stabilire un contatto, e ci è riuscito. Noi francesi lo amiamo come si ama un padre, e quindi qualche volta lo critichiamo. Era l’attore perfetto per il ruolo, e Fahim è felice che sia ci sia lui nella sua storia».