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 2019  novembre 23 Sabato calendario

L’ultima gaffe di Mr. Tesla

Incauto, vanesio, apocalittico, spesso fuori controllo, ma capace di dettare l’agenda dell’innovazione. L’ultimo grande visionario della Silicon Valley continua a far sognare mentre inciampa per l’ennesima volta. Qualcosa è andato storto mentre Elon Musk, a capo di Tesla e di Space X, presentava a Los Angeles il Cybertruck. Pick-up elettrico, futuribile, costruito con i materiali dell’industria aerospaziale, doveva essere indistruttibile. Sul palco, per dimostrarne la solidità, lo hanno preso a martellate e la carrozzeria non ha fatto una piega. Poi hanno tirato una sfera di ferro sul finestrino blindato, che invece ha ceduto nello sconcerto generale. Musk se l’è cavata con una battuta: «Quantomeno non è entrata». Gli era andata meglio la volta scorsa, a febbraio del 2018, quando aveva mandato nello spazio una Tesla cabrio a bordo del vettore Falcon Heavy. «La prima automobile di serie ad aver lasciato l’atmosfera terrestre», si legge su Wikipedia. Al rientro però uno dei razzi riutilizzabili, l’asso nella manica di Space X, si disintegrò all’atterraggio. La diretta ad alto contenuto emotivo e firmata dall’amico regista e sceneggiatore Jonathan Nolan, sulle note di Space Oddity di David Bowie e con citazioni da Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, ebbe un tale impatto che nessuno ci badò sul momento. Accendere l’immaginazione è una dote che a Musk proprio non manca.
«L’uomo ragionevole adatta se stesso al mondo. L’uomo non ragionevole persiste nel voler adattare il mondo a se stesso. Sicché il progresso dipende dall’uomo non ragionevole», scriveva il premio Nobel per la letteratura George Bernard Shaw. Nel saggio Musk Mania, appena pubblicato in Italia, Hans Van Der Loo e Patrick Davidson sostengono che l’imprenditore nato in Sudafrica nel 1971 abbia voluto fare esattamente questo: cambiare il mondo. E fra progetti per treni ultraveloci come Hyperloop, la conquista di Marte o tunnel sotterranei per evitare il traffico, non si fa problemi a mandare a quel paese analisti finanziari o ad usare Twitter senza freno quanto Donald Trump. Con una differenza: Musk ne ha pagato le conseguenze. È stato commissariato dopo un tweet costato a lui e alla sua azienda una multa della Securities and Exchange Commission (Sec) da 40 milioni di dollari.
Ma si cadrebbe in errore a pensare che dietro non ci sia sostanza. Il potere di Musk sta nell’equilibrio fra successi, visioni, errori da dilettante. Ben più umano di qualsiasi altro amministratore delegato della Silicon Valley. «Ti assicuro, è come lo vedi», confessò qualche tempo fa Nolan a questo giornale. «È il suo bello. Non simula, lui è così». Ha imparato da Steve Jobs che l’immaginazione è un’arma preziosa così come la sregolatezza. Indimenticabili lesue sparate contro il potere dell’intelligenza artificiale e operazioni strampalate come il lanciafiamme della Boring Company: messo sul mercato a 500 dollari e andato a ruba, ora vale sei volte tanto su eBay. Nessuno ha mai davvero capito perché lo abbia prodotto.
Patrimonio netto di 24,4 miliardi di dollari, raccolti anche grazie alla vendita di PayPal, tre matrimoni alle spalle, è attento più ai colpi di scena che ai piani industriali. Ashlee Vance, che ha scritto la sua biografia autorizzata, ne parla come di una persona complessa e irrequieta che scatta quando si tocca l’infanzia infelice passata con i fratelli all’ombra di un padre collerico e buio. C’è chi lo paragona a Thomas Edison, chi a Henry Ford o Howard Hughes. Di sicuro sa come far sognare in un mondo in preda alla paura.