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 2019  novembre 22 Venerdì calendario

La rete di rapporti che circonda Marcello De Vito arriva fino a personaggi impensabili. Il redivivo presidente del consiglio comunale di Roma nei mesi precedenti al suo arresto era entrato in contatto persino con Giancarlo Elia Valori, 79 anni, già presidente di Autostrade per l' Italia

La rete di rapporti che circonda Marcello De Vito arriva fino a personaggi impensabili. Il redivivo presidente del consiglio comunale di Roma nei mesi precedenti al suo arresto era entrato in contatto persino con Giancarlo Elia Valori, 79 anni, già presidente di Autostrade per l' Italia. Breve preambolo storico: Valori figurava nell' elenco P2 come espulso. Al pm Domenico Sica nel 1981 disse: "Gelli mi propose di entrare nella P2 ma io rifiutai non sono mai stato iscritto() firmai una richiesta di adesione a un centro culturale europeo () che sostanzialmente era la rappresentazione esterna della Loggia P2 ". Però non versò nessun contributo.

Ci voleva un po' di archeologia della massoneria per capire la sorpresa che si incontra nel leggere nelle carte delle indagini dei pm romani Paolo Ielo e Barbara Zuin, che il costruttore Pierluigi Toti ha raccontato ai pm: "Ho incontrato De Vito a fine giugno 2017 in una cena organizzata da Valori. Eravamo presenti, io, De Vito, Valori, Gianluca Bardelli. Mi ha invitato Valori e mi ha detto che ci sarebbe stato anche Bardelli e De Vito () dal livello di confidenza mostrata durante la cena ritengo che Valori abbia chiesto a Bardelli di portare De Vito e non che sia stato Valori a invitarlo".

Era noto che De Vito è indagato per traffico di influenze per i 110 mila euro pagati dal gruppo Toti per una consulenza all' avvocato Camillo Mezzacapo, al fine di sfruttare le relazioni di De Vito stesso per l' approvazione del progetto di riqualificazione degli ex Mercati Generali, di interesse del gruppo Toti. Parte dei soldi, 48 mila euro, sarebbero poi stati girati alla Mdl srl, "di fatto riconducibile al Mezzacapo e al De Vito".

Dalle carte più recenti si scopre che i fratelli Toti nel giugno del 2019 sono stati interrogati e hanno scoperto di essere indagati con De Vito, Gianluca Bardelli e l' avvocato Marco Simone Mariani. Il reato contestato è l' induzione indebita ex articolo 319 quater.

Per i pm De Vito, Mariani e Bardelli "abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale del primo indebitamente inducevano Toti Pierluigi e Toti Claudio a conferire allo studio legale Mariani Associati l' incarico professionale di 'consulenza e assistenza legale' in relazione ai procedimenti amministrativi in trattazione al Comune di Roma denominati Ex Mercati Generali e Progetto Collina verde in località Collina Muratella, (che interessavano al Gruppo Toti, ndr) per un corrispettivo di 200 mila euro (già corrisposto a titolo di retainer free) e della ulteriore somma di 1 milione e 100 mila euro (dovuta a titolo di success fee e non ancora versata), quale adempimento necessario al fine di pervenire all' approvazione dei progetti, alla stipula delle convenzioni urbanistiche nonché al rilascio delle autorizzazioni".

Il Gip Maria Paola Tomaselli nel decreto con il quale autorizzava ad aprile le intercettazioni scriveva che "dagli elementi acquisiti è ragionevole allo stato ipotizzare che vi sia un ulteriore soggetto (o più soggetti) con cariche pubblicistiche, diverso da De Vito, che costituisca il beneficiario finale (unitamente al Mariani) delle elargizioni effettuate a titolo di pagamento di consulenze del gruppo Toti". Per il Gip "Sia Mariani sia Bardelli risultano interessati al pagamento da parte dell' imprenditore della consulenza il cui ammontare è di 50 mila euro al mese".

In quella prima fase dell' inchiesta il reato ipotizzato era l' articolo 319, cioé la corruzione, poi i pm hanno cambiato idea. L' avvocato Mariani è stato interrogato a giugno dai pm e ha negato anche questa contestazione minore sostenendo che non c' era nessuna induzione e che il suo incarico di assistenza legale è stato reale. Al Fatto dice: "Io ho lavorato un anno e mezzo, come ho documentato quando sono stato sentito dai pm, e le dico anche che pretendo di ricevere quel che mi spetta dal committente".

I Toti si configurano negli interrogatori come vittime appunto di un' induzione indebita a cui hanno ceduto. Pierluigi Toti ha raccontato "conosco il prof. Valori (non indagato e estraneo all' inchiesta, ndr) da circa trent' anni ()ci incontravamo spesso e gli avevo confidato, tra Novembre e Dicembre del 2016 la mia preoccupazione per le sorti del progetto dei Mercati Generali, la cui mancata approvazione avrebbe certamente condotto il gruppo al fallimento. Ho chiesto a Valori di potere capire le ragioni del silenzio dell' amministrazione comunale e lui mi ha proposto di rivolgermi a Bardelli, quale persona molto influente nel mondo dei Cinque Stelle".

Bardelli è titolare di una grande officina Jaguar e Land Rover a Roma ed è un influencer M5S ma più che con i commenti su Twitter sembra influenzare con le sue relazioni. Dice Pierluigi Toti ai pm: "in occasione di un incontro programmato con mio fratello Bardelli ha fatto trovare a sorpresa De Vito nella sua officina". Secondo Toti, Bardelli fu chiaro: "con diffide e ricorsi non saremmo mai andati avanti nel progetto e le nostre società sarebbero fallite () avremmo invece dovuto dare un incarico all' avv. Mezzacapo".

Quando i Toti chiedono di non rinnovare l' incarico a Mezzacapo, secondo loro, si sentono dire da Bardelli che però avrebbero dovuto rivolgersi all' avvocato Mariani. La versione dei Toti è tutta da verificare. Alla fine non è chiaro nemmeno se questa indagine porterà a un processo. Di certo svela che il potere in Italia dalla prima alla terza repubblica non è cambiato molto.