Il Sole 24 Ore, 22 novembre 2019
Biografia di Pete Buttigieg
Il sindaco più interessante di cui non avete mai sentito parlare. Pete Buttigieg, in un anno, è passato da questa immagine, di perfetto sconosciuto di belle speranze, a un’altra: Mayor Pete, il popolare soprannome con cui viene riconosciuto negli ambienti del Partito democratico. Trasformato da primo cittadino d’una località industriale di centomila abitanti nel cuore del Midwest, South Bend, Indiana, lontana dalle mappe della politica, a primo nei sondaggi dello stato che aprirà le danze della nomination democratica, l’Iowa con i suoi caucus il 3 febbraio, per scegliere lo sfidante di Donald Trump. E a nuova speranza dei moderati del partito, messi sulla difensiva dalle stelle di sinistra, Elizabeth Warren e Bernie Sanders, e dall’appannarsi tra gaffe e performance sonnolente del loro iniziale favorito, l’ex vicepresidente Joe Biden.
A cento giorni dalle assemblee democratiche nelle gelate pianure dell’Iowa, Mayor Pete è volteggiato al 25% dei consensi, davanti al 16% di Warren e al 15% di Sanders e Biden, e vanta un simile vantaggio in New Hampshire, dove le primarie saranno la settimana successiva. È tra i leader anche nella raccolta fondi, con 51 milioni di dollari.
La corsa alla nomination resta fluida e le ombre su Biden stanno spingendo altri due esponenti “centristi” verso una candidatura, l’imprenditore miliardario e ex sindaco indipendente di New York Mike Bloomberg e l’ex governatore del Massachusetts Deval Patrick. Ma l’ascesa di Buttigieg è innegabile, trascinata dall’effetto volto nuovo – a 37 anni è il più giovane candidato – dall’abilità oratoria e da una storia personale accattivante. Buttigieg è il primo vero aspirante alla Casa Bianca apertamente omosessuale. Ha servito nelle forze armate in Afghanistan, ufficiale di intelligence, prendendo un’aspettativa da sindaco di sette mesi nel 2014. Tra i riconoscimenti accademici spiccano la laurea a Harvard e gli studi a Oxford con una Rhodes Scholarship, come Bill Clinton. Nel settore privato è stato consulente a Chicago per McKinsey. E dal 2011 è sindaco di South Bend, rieletto nel 2015 con l’80% dei voti.
È schierato per riforme graduali, con un messaggio di riunificazione del Paese lacerato sotto Trump. Nella sua agenda spicca il rafforzamento del piano sanitario Obamacare senza la creazione d’un sistema sanitario nazionale pubblico, cavallo di battaglia invece della sinistra. Propone di allargare la Corte Suprema per de-politicizzarla, da nove alti magistrati a 15. Lotta all’effetto serra, maggiori controlli sulle emissioni, riforma dell’immigrazione con un percorso verso la cittadinanza per i clandestini completano le sue priorità. Ma la leadership di Mayor Pete, con la sua ascesa, è anche nel mirino di critiche, affiorate durante il quinto dibattito democratico mercoledi sera ad Atlanta, per la scarsa esperienza politica e di governo. Ha perso l’unica corsa a una carica più che locale. Soprattutto i suoi consensi nazionali sono tuttora fragili, all’8%, e al 2% tra gli afroamericani. Lui stesso si schermisce sulle sue chance: «Di sicuro sono l’unico candidato mancino, maltese-americano, episcopale, gay, millennial e veterano di guerra».