22 novembre 2019
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Biografia di Vincent Cassel
Vincent Cassel, (all’anagrafe Vincent Crochon), nato a Parigi il 23 novembre 1966 (53 anni). Attore e produttore cinematografico. Tra i suoi film: L’Odio (Mathieu Kassovitz, 1995); L’appartamento (Gilles Mimouni, 1996); Giovanna d’Arco (Luc Besson, 1999); I fiumi di porpora (Mathieu Kassovitz, 2000); Ocean’s Twelve (Steven Sonderbergh, 2004); Derailed – Attrazione letale (2005, Mikael Håfström); Sheitan (Kim Chapiron, 2006); Ocean’s Thirteen (Steven Sonderbergh, 2007); La promessa dell’assassino (David Cronenberg, 2007); le due parti di Nemico pubblico N. 1 (Jean-François Richet, 2008, premio César per il miglior attore); Il cigno nero (Darren Aronofsky, 2010); In trance (Danny Boyle, 2013); Il racconto dei racconti (Matteo Garrone, 2015) • «Non c’è dubbio, il divo della Francia contemporanea è lui: faccia tagliata nel legno e occhi da fiero mascalzone (Simonetta Robiony, La Stampa, 25/11/2001) • «Uno dei migliori prodotti francesi di esportazione, abbastanza bravo da essersi conquistato i favori della critica per le sue interpretazioni di personaggi malvagi, […] abbastanza alla moda da aver scalato le classifiche di Vogue Uomo e di Numéro, e così maliziosamente sexy […] da fare anche l’attore protagonista. Un inquietante miscela di fascino e paura, è l’ultimo di una lista di osannati duri del cinema francese (come Jean Gabin e Jean-Paul Belmondo)» (Ruth La Ferla, New York Times, 1/8/2018) • «Cassel è sempre stato attratto dai cattivi. In L’Odio, il suo primo successo nel 1995, interpretava un ragazzino delinquente che uccideva un poliziotto; in Irreversible di Gaspar Noé è un marito in cerca di vendetta che uccide lo stupratore della moglie; in La promessa dell’assassino il suo personaggio stupra una quattordicenne e la avvia alla prostituzione. […] “Credo che i cosiddetti cattivi non siano mai cattivi al 100% - dice – […] La gente si comporta bene, ma non è mai veramente buona. Dobbiamo tutti bilanciarla con qualcosa di oscuro. È il modo in cui la bilanciamo a rendere le cose interessanti… Prendi il mio personaggio in L’Odio, lui non è cattivo, è infelice, e di solito le persone sono così. La maggior parte di noi è arrabbiata”. Si interrompe, poi ride. “Magari un giorno interpreterò Buddha”» (Elizabeth Day, The Guardian, 4/2/2012) • «Un consiglio per diventare irresistibili? “Fate del cinema! In tutti i sensi”» (a Maria Grazia Meda, Marie Claire, 30/01/2019).
Vita «Suo padre, Jean-Pierre, era un attore. Suo fratello, Mathias e sua sorella HollySiz sono cantanti. Cosa c’era nella famiglia Cassel che ha fatto accendere a tutti e tre il fuoco dell’arte? “Mio padre deve averci inculcato questa voglia di luci, di movimento. Viveva il suo lavoro in maniera entusiasta. Ma ho saputo solo dopo la sua morte che negli anni 50 era stato segnato dal movimento inglese dei giovani in collera, gli Angry Young Men, un gruppo di scrittori in rivolta contro il sistema. Ho scoperto che aveva sognato di far parte di quel movimento, ma che non ne aveva avuto la forza. E penso che, inconsciamente, ce lo deve aver trasmesso. Mio fratello e io ci siamo costruiti contro il sistema» (Fabrice Leclerc, Paris Match, 24/10/2019) • «Da piccolo era già un tombeur de femmes? “A scuola la mia insegnante di storia diceva che ero charmant e mi dava fastidio, non capivo. Poi col tempo mi sono abituato”. Ha avuto dei buoni maestri. Da suo padre a Brigitte Bardot! “Non esageriamo: ero semplicemente sul set di un film che loro giravano insieme. È vero che lei mi prendeva spesso sulle ginocchia, ma avevo cinque anni e non me ne fregava niente di BB! Mi dicono, però, che la trovavo molto bella…”» (Maria Grazia Meda, Marie Claire, 31/1/2019) • «Mi sono sempre sentito sotto i riflettori, sul palco, o quando mi guardavano» • «Tra i cinque e i tredici anni passava gran parte del suo tempo nel cinema-teatro del nonno, a Arcachon, nel sud-ovest della Francia. “Per un po’ abbiamo vissuto nei camerini a fianco dell’auditorium – dice – la mia stanza aveva un letto e uno specchio con le luci sul bordo. Ogni volta che dovevo andare al bagno, usavo quello del cinema, e ovviamente ho visto la maggior parte dei film che trasmettevano. Era come avere il più grande cinema privato del mondo» (Benjamin Secher, The Telegraph, 28/7/2009) • «Gli piacevano “Quelle pellicole che mi davano l’impressione di esser state fatte in famiglia, che so Fellini e Mastroianni, De Niro e Scorsese. I film francesi della mia gioventù erano troppo ‘post-nouvelle-vague’, esercizi di stile senza divertimento, gli italiani e gli americani mi parevano migliori» (Robiony) • «Quando ha tredici anni i suoi divorziano. Sua madre, la giornalista Sabine Litique, si trasferì a New York e Cassel passò i successivi cinque anni a spostarsi da un collegio all’altro» (Secher) • Da uno di questi, quando ha sedici anni, viene espulso: «Be’, sai, stavano cercando di creare un nuovo tipo di collegio, ma era troppo libero. Troppe ragazze, troppa droga. Non ricordo quante overdosi e quanti aborti ci furono quell’anno. Era un casino quel posto… Meraviglioso» • Suo padre minaccia di mandarlo in una scuola severissima a Parigi, ma Vincent lo convince, piuttosto, a mandarlo in un’accademia circense • «Lì imparò a fare acrobazie e trucchi da giocoliere, cose che gli tornarono utili negli anni seguenti, quando lavorò prima come artista di strada, poi come attore, doppiando Hugh Grant in francese e facendo qualche comparsata nelle pubblicità per la tivù […] “Quando alla fine ho cominciato a recitare un po’ di più, ho capito che la scuola del circo mi aveva insegnato qualcosa che tanti attori della mia età non hanno: la fisicità. Non sanno come muoversi. E invece per recitare non devi solo parlare, serve anche qualcosa di animalesco”» (Sacher) • Vuole fare l’attore e suo padre lo sostiene: «Mi ha detto alcune cose che non dimentico: per esempio, che non ci sono regole in questo mestiere» (ad Anna Maria Speroni, iO Donna, 3/6/2018) • Dice di aver voluto recitare solo per aver successo con le ragazze: «Fantasticavo su Robert De Niro, su Marcello Mastroianni: quei tipi loschi, mezzi vigliacchi mezzi manipolatori che si amano senza poter confessarlo» • «Nel 1995, in L’Odio, prese il ruolo di Vinz, un giovane volubile e disagiato così lontano dal suo agiato passato che prima di girare persino i suoi amici si sentirono in dovere di andare dal regista, Mathieu Kassovitz, a dirgli che aveva sbagliato a ingaggiarlo. Ma lui dimostrò che si sbagliavano» (Sacher) • Il film è un grandissimo successo e la carriera di Vincent decolla: «Diventare famosi recitando una parte così diversa da chi sono io è stata una benedizione. Dopo di allora, la gente non si è più sentita di dirmi dove dovevo fermarmi» • Poco tempo dopo Vincent incontra Monica Bellucci sul set di L’appartamento: «Non fu un colpo di fulmine, tanto che lei definì lui “un presuntuoso”. Poi però deve aver cambiato idea» (Tamburino, Corriere della Sera) • «Io ero persa d’amore, piegata in due. Anche perché lui non si muove nel modo classico: Né fiori né telefonate regolari, non fa nessuna di quelle cose convenzionali» (Monica Bellucci) • «Spesso lontani per motivi di set, teorizzavano l’efficacia della lontananza come deterrente alla noia di coppia mai retta su canoni diciamo così, borghesi» (Tamburino) • «La fedeltà del cuore è qualcosa in cui credo di più che alla fedeltà del corpo» (la Bellucci) • Nel 1999 lui la va a prendere all’aeroporto, si ferma in autostrada e le dà un pacchettino con un anello: «Io dico: “Grazie”. E lui: “Visto che adesso starai via tre mesi, ho pensato di darti questo regalo”. Poi fa una pausa e aggiunge: “Scherzavo. La realtà è che voglio chiederti di sposarmi”. E’ stato un momento bellissimo. Impossibile dire di no» (la Bellucci) • Hanno due figlie, ma a Parigi vivono in due appartamenti separati nello stesso palazzo. Poi, a un certo punto, cominciano a passare la maggior parte del tempo a Rio de Janeiro, dove lui si dedica al surf • «Non so se ha presente quanto sono pettegoli i brasiliani. Nel quartiere dove vivo a Rio, tutti sanno tutto e parlano. Ma io me ne frego, perché sto così bene lì, lo stile di vita è semplice e io sono più calmo e più sereno» • «“Il tempo che trascorro in Brasile non è un tempo di lavoro”. Quindi che cosa fa? “Scrivo, leggo e progetto il film che un giorno spero di dirigere. Giro in motorino e poi mi fermo a bere una birra e a chiacchierare anche con gente che non conosco, mi piace parlare portoghese. Il mio rapporto con il Brasile è più profondo e personale di quanto io stesso sia consapevole. Ero bambino quando mio padre mi portò a vedere Orfeo negro, un film brasiliano che a lui piaceva molto. Era la prima volta che andavamo al cinema insieme. Anni dopo, ho riascoltato quelle musiche e mi è scattato qualcosa dentro. Sono andato in Brasile e ho cominciato a tornarci sempre più spesso. Appena ho conosciuto Monica ce l’ho portata. Le nostre bambine parlano un portoghese perfetto e senza accento. Non so come dire, è parte di me”» (Jacobbi) • «C’è un’espressione in portoghese […] che definisce le coppie come loro: casal vinte, ovvero “coppia 20”, due che si meritano un 10 pieno a testa» (Paola Jacobbi, Vanity Fair 5/2/2014) • Nel 2013, però, annunciano il loro divorzio • «Ci sono amori che non finiscono, ma si trasformano in amicizie ancora più solide» (lui) • «Io e Vincent ci impegneremo per non far mancare tutto l’amore possibile alle nostre due splendide figlie» (lei) • «La ferale notizia» (Selvaggia Lucarelli, Libero, 27/8/2013) • «Un uomo te lo porti ad invecchiare insieme ad Abano Terme, non a Rio De Janeiro. Che poi, in realtà, di ipotetiche infedeltà di Vincent non s’è mai saputo nulla. Solo molte chiacchiere, solo molti rumors sulla presunta pazienza di lei. E del resto, che Monica qualche rospo l’abbia ingoiato è cosa certa, altrimenti non parlerebbe come una che ha, appunto, un rospo smerladino in bocca» (ibidem) • «Quattordici anni di coppia aperta e invidiata» (Massimo Gramellini) • «Monica Bellucci e Vincent Cassel si sono mollati. A nulla sono serviti i forti moniti del Colle per la pacificazione» (Maurizio Crippa) • «“Niente rimpianti né rimproveri. La vita è così, non si può controllare tutto. Con Monica continuiamo a vederci, a passare insieme molto tempo, a condividere tante cose nell’interesse delle bambine, e non solo. Alla fine, le dirò, non è cambiato niente. È solo che non siamo più sposati”. Lei crede al matrimonio, come istituzione? “Ho sempre pensato che fosse uno strumento di organizzazione della società, ma in fondo è un atto contro natura”. Per gli uomini o per le donne? “Per entrambi. Stabilire a priori che cosa si vorrà fare per il resto della vita è impossibile per chiunque”. Però quando ci si innamora è abbastanza naturale sperare che sia “per sempre”, no?
“Cambia molto a seconda dell’età in cui ci si innamora”» (Jacobbi) • «Pensavo: sono stato sposato, ho due bambine, ho fatto quello che dovevo fare; da adesso in avanti sarò solteiro, single. È stato divertente ma dopo un po’ mi sono reso conto che la mia vita era vuota. Non mi aspettavo di incontrare qualcuno, invece è successo» • Nel 2017 a Ibiza conosce Tina Kunakey, modella, padre togolese e madre siciliana, trenta anni meno di lui • «Non puoi scegliere di chi innamorarti. Non sapevo quanti anni avesse quando l’ho incontrata. Il giorno dopo, quando me l’ha detto, ero un po’ sorpreso ma ho pensato: beh, è andata così» (a Vanity Fair) • Si sposano: «Un centinaio di invitati, tra i quali gli attori Élie Semoun, Gilles Lellouche e Adèle Exarchopoulos; coriandoli e bolle di sapone dopo il sì. Unico neo, le scritte poco lusinghiere lasciate sui muri del municipio nella notte e ripulite in fretta e furia dai funzionari comunali: “Femmina oggetto pornografico” e “Matrimonio machista”» (Elvira Serra, Corriere della Sera) • Poi lei gli dà una terza figlia, Amazonie • «E la vita di Cassel con la sua Tina prosegue felice e in pianta stabile in Brasile - sogno di una vita perché “caotico, pericoloso, selvaggio, intrigante, caldo e solare” - con qualche scappata nella Ville Lumière per una boccata di vita mondana, tra un progetto familiare e l’altro e la riscoperta di una felicità che l’attore sex symbol dava ormai per passata. E poi poesie, selfie di coppia, dediche d’amore, video teneri e dichiarazioni da manuale tra una surfata e l’altra. L’ennesima dimostrazione che l’amore non ha età?» (Claudia Santini, 2/1/2019) • «Mi vedreste accanto a un ragazzo di 20 anni, anche se bellissimo? Lo guarderei come un figlio. Bisogna distinguere tra le pulsioni e il modo di gestirle, altrimenti siamo uguali agli animali» (Monica Bellucci).
Commenti «Quando una donna si dichiara lesbica le si risponda: non contar balle a te stessa, aspetta che ti presenti Johnny Depp o Vincent Cassel e la smetterai di nominare Saffo invano» (Camillo Langone, 2/4/2014).
Curiosità È alto un metro e 87 • Ha doppiato il la tigre dai denti a sciabola Diego nella versione francese dei vari film di L’Era glaciale, la volpe in una versione del Piccolo Principe e Robin Hood in Shrek • Parla inglese, francese, russo e portoghese • Favorevole alla legge francese che vieta i simboli religiosi in pubblico • Contrarissimo ai film doppiati Italia, vorrebbe i cinema programmassero anche la versione originale: «esiste una lobby che si tramanda di padre in figlio, chiusa e invulnerabile. Ce ne sono di bravi ma molti lavorano in modo scadente e chi va al cinema vede la simulazione di un film». Ha usato la parola «mafia», di cui però poi si è scusato: «il termine è fuori luogo e l’ho usato alla leggera senza rendermi conto che in Italia, a differenza della Francia, non è un modo di dire ma evoca crimini concreti. Il problema del doppiaggio però esiste» • Gli hanno proposto di fare un porno e una telenovela, ma ha rifiutato • «Il film che avrebbe voluto fare? “Birdman, davvero eccezionale. E poi Yves Saint Laurent, un film elegante, bello”» (a Romani su Icon) • Ha fatto la pubblicità per il profumo Yves Saint-Laurent: «Ma lei il profumo lo usa? “Di tanto in tanto, per certe occasioni importanti. Non porto nulla, né orologio, né gioielli. Quindi se lo metto vuol dire qualcosa di significativo, come portare la fede”» • Per impersonare il gangster Mesrine è ingrassato di 22 chili • Si tinge i capelli, ma solo per i film • «Un modo per sfuggire alla popolarità? “Non sono mica Brad Pitt! Non prendo voli privati, e giro per Parigi in motorino”» (Jacobbi) • «Oltre a recitare, in che cosa è bravo? “In niente, direi. Ho imparato un sacco di cose che non mi interessano perché il mio lavoro comporta fingere di saper fare tutto. Ma sono credibile solo per un’ora e mezzo… Ho letto un’intervista a surfisti professionisti: dicono che lei sia straordinario nel surf. Non è vero: mi piace e surfo spesso, è diverso. Ma sa come si dice… Il surfista migliore è quello che si diverte di più!”» (alla Speroni).