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 2019  novembre 21 Giovedì calendario

Il sistema del cardinale Philippe Barbarin

Il cardinale Philippe Barbarin ha mentito molto: alla giustizia francese, ai lionesi, al Vaticano, al Papa e forse anche a se stesso. L’arcivescovo di Lione è attualmente il più potente cardinale francese e si ritrova al centro di un tentacolare affaire che ha cambiato il volto del cattolicesimo in Francia. Il film Grazie a Dio, su di lui e sullo scandalo che lo ha investito, realizzato da François Ozon, è stato visto da più di un milione di francesi. Il complesso “sistema Barbarin” si fonda su una serie di segreti gelosamente custoditi: un cocktail in cui si mescolano politica, denaro, potere, sesso, che non avrebbe nulla di straordinario se non fosse che in questo caso diventa esplosivo.
L’estrema destra prima di tutto. La famiglia e gli anni della giovinezza del cardinale presentano delle zone d’ombra. Suo padre aveva aderito all’estrema destra cattolica e Philippe Barbarin è vicino a questa corrente, come ha confermato di recente la sua partecipazione da guest star a un seminario di ICHTUS, associazione cattolica conservatrice, in presenza di personalità vicine a Marion Maréchal Le Pen e della candidata di estrema destra al comune di Lione. Barbarin, che ha preso i voti molto tardi, deve al cardinale Lustiger di Parigi e soprattutto all’entourage del papa Giovanni Paolo II in Vaticano, in particolare a Angelo Sodano e a Stanislaw Dziwisz, entrambi molto a destra, la sua promozione prima come vescovo, poi come arcivescovo di Lione. Alcuni sostengono che il cardinale Barbarin è oggi uno degli uomini chiave di papa Francesco, ma non è così. Su tutte le questioni di fondo, il biblista Barbarin si oppone apertamente a Jorge Mario Bergoglio: sul clericalismo, sugli abusi sessuali, la questione della povertà, le unioni civili degli omosessuali, i migranti, i cristiani d’Oriente e più in generale sulla politica.
“Barbarin è un uomo di Giovanni Paolo II”, riassume il sacerdote Pierre Vignon. In poco tempo è diventato megalomane e, secondo diversi testimoni, ha anche cominciato a immaginarsi papa. Il progetto oggi appare delirante, dal momento che ha una condanna, anche se fosse contestata in appello, e questo l’ha escluso definitivamente dalla corsa.
All’inizio del 2010, si è saputo che Barbarin si era mobilitato contro i matrimoni gay in Francia ed era anche sceso in strada a manifestare. All’epoca però non si sapeva che il principale artefice di quelle manifestazioni era proprio lui. “Il centro di tutto era Lione”, ha confermato Frigide Barjot, cofondatrice di La Manif pour tous, la principale associazione anti nozze gay, vicina a Barbarin.
“Grazie a Dio, c’è la santa prescrizione”
Il 7 marzo 2019, Philippe Barbarin è stato condannato dal Tribunale di Lione a sei mesi di prigione con sospensione della pena per non aver denunciato gli abusi sessuali commessi da padre Bernard Preynat su quasi 70 minori. Il cardinale ha negato tutto e ha fatto appello. Che tipo di legami ci fossero con Preynat non è ancora del tutto chiaro. Barbarin ha cercato in ogni modo di minimizzarli. Ha dichiarato di essere stato informato dei crimini sessuali di padre Preynat solo nel 2014. Poi ha confessato che invece sapeva dal 2007. Ma l’inchiesta della polizia e le diverse testimonianze che ho raccolto fanno pensare piuttosto che fosse al corrente dei fatti sin dal suo arrivo a Lione, nel 2002. Posso inoltre affermare che Barbarin aveva conosciuto Preynat nel 1991, quindi più di dieci anni prima. In ogni caso, la sentenza contro Barbarin ha avuto l’effetto di una bomba in Francia, dove una petizione, firmata da oltre 100 mila persone, tra cui una stragrande maggioranza di sacerdoti, chiede le sue dimissioni immediate e definitive.
Dopo l’incontro con il Papa a Roma, a pochi giorni dal verdetto, Barbarin ha annunciato che Bergoglio aveva rifiutato di accettarle. Non è corretto. Di fatto Francesco non è stato messo in condizione di poter prendere una tale decisione.
Padre Pierre Vignon spiega: “In realtà, Barbarin non ha mai avuto l’intenzione di dimettersi. Ha presentato le cose in modo tale che il papa non potesse dimetterlo. Francesco non avrebbe mai confermato Barbarin se gli fosse stato dimostrato con chiarezza che la situazione era diventata insostenibile”. Bisogna dire che a Lione altre vicende di abuso sessuale contaminano la diocesi. Una lunga serie di scandali si sono susseguiti: gli affaire Billioud, Pepino, Finet, Desperon, Roucy, Gerentet, Houpert, Morand e, naturalmente, l’affaire di padre Marie-Dominique Philippe, morto nel 2006 e che Barbarin ha promesso di “canonizzare” anche se era già informato delle dozzine di abusi sessuali commessi dal sacerdote su delle suore. Per molti di questi casi, il cardinale Barbarin ha dichiarato, soprattutto durante il suo colloquio di dieci ore con la polizia, di aver agito sempre con prontezza e decisione. Ma è stato raramente così. Quasi sempre, Barbarin ha invece preferito proteggere l’istituzione piuttosto che difendere le vittime. Ha fatto in modo che i preti “con problemi” raggiungessero la diocesi o fossero trasferiti da una parrocchia all’altra. Quasi sempre, come se la legge francese passasse in secondo piano rispetto alla regola del Vaticano, ha aspettato da Roma delle istruzioni che solo raramente sono arrivate.
Ci sono altri dati ancora più inquietanti: parliamo del caso dei fratelli Quettier. I due giovani monaci, Benoît e Romain Quettier, si erano rivolti a Barbarin per essere ordinati sacerdoti. In poco tempo sono diventati dei seminaristi modello, a cui il cardinale è apparso subito molto legato. “Barbarin mi convocava regolarmente a casa sua, per chiedermi dei dettagli”, ricorda Benoît Quettier. A volte però la discussione prendeva una piega molto strana: Barbarin bombardava il giovane di “domande a sfondo sessuale”, voleva sapere chi frequentava e spesso affrontava con lui il tema dell’omosessualità. Voleva anche conoscere i nomi dei preti gay della diocesi. “Durante il seminario a Lione – afferma Benoît Quettier – ero circondato da omosessuali. Avevo fatto la scelta del celibato ma in quel momento non ci capivo più niente. Cominciavo persino a rimpiangere di non essere come loro! Ma ero eterosessuale, e questo era diventato un problema. È per questo che sono stato mandato via”. Barbarin aveva capito che Benoît Quettier avrebbe rifiutato i giochi di seduzione e di potere della diocesi? Benoît ha rivisto più volte Barbarin. “I suoi metodi, le sue allusioni, le sue domande sul sesso, mi hanno sempre messo a disagio. Era molto destabilizzante per me”. Oggi Benoit è sposato e lavora nel settore privato. Il comportamento del cardinale continua a sollevare molte domande. Per Benoît Quettier: “Non si trattava solo di vessazioni morali, ma anche di molestie sessuali”.
Traduzione Luana De Micco (l’integrale oggi è pubblicato su LeNouvel Observateur)