Corriere della Sera, 21 novembre 2019
Domande e risposte sull’impeachment a Trump
La testimonianza di Gordon Sondland segna una svolta nella procedura d’impeachment. L’ambasciatore Usa presso l’Unione Europea aggiunge particolari fondamentali alla trama ucraina e tracce per capire fino dove potrà arrivare l’inchiesta.
1 Qual è il ruolo di Trump?
Il presidente americano ha seguito passo dopo passo e in modo diretto la manovra per spingere il leader ucraino Volodymyr Zelensky a riaprire le indagini per corruzione su Hunter Biden, il figlio dell’ex vice presidente. Il 23 maggio, tre giorni dopo l’insediamento del neo presidente ucraino, convocò i consiglieri principali nello Studio Ovale e investì del dossier Ucraina Rudy Giuliani, cioè il suo avvocato personale. All’incontro c’era anche Sondland che racconta la sorpresa di questa decisione, ma anche come nessuno osò contrastare Trump.
2 Qual era il rapporto tra Trump e Sondland?
Ieri il presidente ha cercato di derubricare la sua relazione con «Gordon». Ma il diplomatico ha raccontato di essere in grande confidenza con «il boss». In una telefonata gli aveva detto: «Zelensky ama il tuo cu..». Poi ha commenta- to con i deputati della Commissione: «Beh questo era il tenore della nostra relazione, usavamo spesso parole con quattro lettere (fuck, ndr), in questo caso sono tre (ass, ndr)».
3 Che cosa c’entrano le elezioni del 2016?
Giuliani comincia a muoversi in Ucraina in modo sistematico all’inizio del 2019 sulla base di una teoria cospirativa: l’interferenza dei russi nelle elezioni del 2016 sarebbe stata fabbricata dalla «CrowdStrike», una società controllata da alcuni oligarchi ucraini, per immaginare un complotto tra Mosca e Trump. In realtà la CrowdStrike ha sede negli Stati Uniti e l’Fbi l’ha esclusa immediatamente dalle indagini. Ma Trump crede a Giuliani e non all’Intelligence.
4 Pence era al corrente? Chi sapeva dell’operazione Giuliani?
«Tutti» è la risposta di Sondland che tira dentro anche Mike Pence. Il vice presidente si muove guardingo, silenzioso, come sempre. Ma avalla le decisioni di Trump e partecipa in pieno alle pressioni su Zelensky. Ecco le parole di Sondland: «Dissi al vice presidente Pence che ero preoccupato che il ritardo nella consegna delle armi fosse legato alla nostra richiesta di indagini. Il vice presidente annuì senza dire una parola». Subito dopo l’audizione, Marc Short, capo dello staff di Pence, ha diffuso un comunicato: «Quella conversazione tra Sondland e Pence non è mai accaduta». Va ricordato che in caso di rimozione di Trump, sarebbe Pence a diventare presidente. Ora, però, anche lui entra ufficialmente nell’inchiesta e potrebbe essere chiamato a testimoniare.
5 Cosa rischia Pompeo?
Decisamente più esposta la posizione di Pompeo, un’altra figura eccellente che potrebbe essere convocato dal Congresso. Sondland ha esibito alcuni scambi di messaggi che non lasciano dubbi. Il 25 luglio Pompeo era presente alla famosa telefonata in cui Trump chiese a Zelensky il «favore» di indagare su Burisma, la società di gas nel cui consiglio di amministrazione sedeva Hunter Biden, il figlio dell’ex vice presidente. Il 22 agosto Sondland scrive al Segretario di Stato: «Devo organizzare un incontro a Varsavia tra Potus (il presidente Usa, ndr) e Zelensky. Vorrei chiedere a Zelensky di guardare negli occhi il presidente e dirgli che il nuovo assetto giudiziario sarà pronto a procedere su quei temi di grande importanza per Potus e per gli Stati Uniti. Così potremmo rompere lo stallo». Risposta di Pompeo, evidentemente al corrente di tutta l’operazione: «Yes».
6 Che cos’è la «droga» di Bolton?
Nel corso dell’audizione è comparsa l’ombra di John Bolton, il Consigliere per la Sicurezza nazionale che se n’è andato a fine settembre in polemica con Trump. Bolton considerava le manovre del presidente e di Giuliani qualcosa simile a «un traffico di droga». Ora i democratici stanno facendo il possibile per convincerlo a deporre pubblicamente.