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 2019  novembre 21 Giovedì calendario

Ho il diritto di non far nulla e quindi di rifiutare per principio le offerte di lavoro

In prima pagina, con gran risalto, Die Welt pubblica la foto di Herr Ralph Boes, 62 anni, e una lunga intervista all’interno. Che cosa ha fatto per meritarsi quest’attenzione? Nulla. Da dodici anni rifiuta di svolgere qualsiasi lavoro gli venga offerto, e continua a ricevere l’Hartz IV, quello che sarebbe il reddito di cittadinanza voluto dai grillini, 416 euro al mese, calcolato sul minimo vitale, più l’alloggio e tutte le spese relative. Naturalmente il signor Boes contesta questo giudizio: non far nulla è un gran lavoro. «Anzi, direi», risponde al quotidiano tedesco «che lavoro fin troppo». Con la sua associazione si batte per difendere i diritti di quanti sono costretti a vivere con l’assegno sociale.Boes è finito in prima pagina perché il Bundesversaffubgsschutz gli ha appena dato ragione: ha il diritto di rifiutare un lavoro che non gradisce, e di non venir sanzionato a causa del suo ostinato «nein». Le punizioni per gli obiettori secondo i giudici ledono i diritti umani. Eppure, secondo i responsabili dell’ufficio del lavoro, sarebbero efficaci per «convincere» gli assistiti a non accontentarsi del minimo vitale e tornare alla normale vita lavorativa. Ma siamo già finiti in un vicolo cieco: se l’Hartz IV equivale al minimo vitale non potrebbe venir ridotto, anche se di pochi euro, da una sanzione.
Il dibattito è serio, battute a parte. Chi finisce all’umiliante livello dell’Hartz IV è marchiato, considerato un asociale, uno sfruttatore dello stato, e di quanti lavorano e pagano le tasse. In altre parole, un fannullone. Ed è difficile risalire la china, tanto che molti preferiscono non chiedere l’assegno, che non va confuso con l’assegno di disoccupazione, che fino a qualche anno fa veniva pagato fino all’80% dell’ultimo stipendio e fino a due anni. Fu il socialdemocratico Gerhard Schröder a tagliare lo stato sociale: oggi, dopo qualche mese, se si rifiuta un lavoro anche se non all’altezza del proprio livello, si finisce nel girone dei fannulloni. In realtà, il principio dell’Hartz sarebbe di assicurare il minimo anche a chi non abbia mai voluto lavorare un solo giorno nella sua vita. Uno società ha il dovere di mantenere anche gli asociali. Il problema è che oggi quanti ricevono l’Hartz IV sono diventati troppi, circa sei milioni. Due milioni sono bambini, e oltre un milione e 700 mila sono profughi giunti in Germania negli ultimi tempi. Colpa loro? Ma in buona parte sono analfabeti, e non possono svolgere un lavoro in fabbrica in una società industriale moderna. O non vogliono? Come accusano quanti ritengono che i nuovi venuti vogliono solo sfruttare la loro Germania? E per protesta votano a destra?
Per anni, Boes ha svolto diversi lavori. I genitori possedevano una grande vigna, lui si iscrisse a filosofia, ma senza giungere alla laurea, «l’università mi deluse», dichiara. Si impegnò in diversi enti sociali, e infine divenne manager in un centro per anziani. Licenziato per divergenze d’opinione con l’amministrazione, decise di accontentarsi dell’Hartz IV. «Ogni lavoro è dignitoso», ha risposto alla Welt, «purché venga svolto con piacere, e di libera volontà, se viene imposto dai funzionari statali viola la dignità umana». E che cosa propone? Un salario garantito dallo stato, che renderebbe tutti liberi di svolgere un lavoro gradito. E come dovrebbe essere sostenuto il sistema? Dalle tasse pagate da chi lavora, è convinto Boers. L’idea non è nuova. Una bella utopia?
L’Hartz IV è una trappola, critica Boes, chi lo riceve non è invogliato ad accettare un lavoro non soddisfacente, e non gratificante. Se non si ha una qualifica, si guadagna al massimo intorno ai 1.200 euro al mese, ma pagato l’affitto, i trasporti, e i vari servizi, si finisce per avere poco più dell’assegno sociale che dà diritto a ricevere tutto, o quasi, gratis. Con il salario garantito dallo stato andrebbe diversamente?