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 2019  novembre 21 Giovedì calendario

I bimbi giocano a fare i pm

Il tribunale è schierato. I pubblici ministeri Luigi e Sofia indossano la toga e si avvicinano al banco, lo stesso fa l’avvocato difensore, Leonardo. È un processo per «atti di bullismo». L’imputato non è in aula. Anzi, nemmeno esiste. Il nome in codice è «Toro Seduto», scelto per rappresentare un comportamento negativo al pari di «Cugino Macchia», «Bebé», «Tina Mucchina» e «Que Que Anatrino». Cinque «casi giudiziari» affidati ai 48 bambini di terza elementare della scuola «Di Vittorio» di Venaria Reale, portati per mano da un gruppo di avvocati nel mondo della Giustizia. L’iniziativa è del Consiglio Nazionale Forense, che ha accolto i bambini nelle stanze della Fondazione Fulvio Croce, a Torino. E lo stesso è avvenuto a Roma e a Taranto.
«È un modo diverso di fare educazione civica, facendo capire l’importanza della Giustizia e del rispetto delle regole», spiega la consigliera nazionale Daniela Giraudo. Con i colleghi torinesi, ha organizzato l’appuntamento di ieri mattina, armata di pennarelli, cartoncini colorati e libri. Nessun tomo di diritto, per carità. È il volumetto «Bebé nel mondo che vorrei. Piccoli racconti sul diritto dei piccoli», scritto dall’avvocato Alessandra Tilli e pubblicato dalla Fondazione dell’avvocatura italiana (Fai). Sessantotto pagine scritte a mo’ di favoletta e divise in cinque storie, proprio come i nomi dei protagonisti dei processi. 
Con l’aiuto di maestre e avvocati, i bambini approcciano la Giustizia. Divisi in cinque squadre, ciascuna fa una lista di comportamenti «sbagliati» e poi ne sceglie uno da sottoporre al «Tribunale delle buone regole», presieduto da Ermanno Baldassarre, in giacca, toga e papillon. Avvocato e attore, per l’occasione: indossato il camicione da cantastorie, si trasforma in Herman Baltazar, l’uomo che viene da «un paese lontano lontano, ma vicino vicino» per raccontare la vicenda di «Ale maiale e lo studio legale». Una storiaccia di regali di Natale rubati, ma poi ritrovati grazie a un cane-investigatore e a una mamma-mucca.
Creato il clima, tocca ai bambini. Ogni squadra scrive su un tabellone tanti comportamenti «sbagliati», uno diventa il capo d’imputazione. Poi, squadre di accusatori e difensori preparano requisitorie e arringhe. Alla fine, il processo. Con i bambini che hanno già capito tutto: l’importante è pentirsi e cambiare il proprio comportamento per il futuro. Significa che c’è ancora speranza.