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 2019  novembre 19 Martedì calendario

Periscopio

Vicenda intricata: tric chiama subito trac. Dino Basili. Uffa news.Trovate tracce di ossigeno su Marte, il pianeta rosso: il Pd respira. Jena. La Stampa.
L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati. Leo Longanesi.
La capra, animale tutto sommato simpatico, segue le mode perché vanno di moda, legge i libri di successo perché hanno successo, apprezza gli artisti apprezzati, adotta le idee vincenti perché sono vittoriose e così via. Vittorio Sgarbi (Alessandro Gnocchi). Il Giornale.
Non fossi vecchio, farei le valige e me ne andrei in Australia. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Come l’uomo di Similaun, restituito dai ghiacci, il regista Citto Maselli rivendica orgoglioso la propria origine ideologica. Non è un nostalgico e non ha rimpianti. Vive in un punto ormai remoto della storia. Ma è come se dicesse: sono stato quella roba lì, quel comunismo di cui rivendico orgogliosamente la funzione e non avrebbe alcun senso che oggi io dicessi: mi ero sbagliato. «Citto», diminutivo di Francesco, è un uomo fine, colto, sereno malgrado gli 88 anni che pesantemente ne incalzano l’esistenza. Adesso gli viene consegnato, nell’ambito della Milanesiana, la manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, il premio per i film che hanno a loro modo segnato un capitolo della storia dell’impegno, in particolare «Lettera aperta» a un giornale della sera dove un gruppo di intellettuali civetta con la lotta a favore del Vietnam. Antonio Gnoli. la Repubblica.
Mio padre mi scrisse una lettera che tengo molto cara nel 1939. A causa delle leggi razziali mi avevano espulsa dal liceo di Lucca. Fervente cattolica, manco sapevo che i miei avi paterni fossero ebrei. Andavo a messa, a casa nostra festeggiavamo Natale e Pasqua. In pagella avevo 10 in religione cattolica e la media del 9 nelle altre materie». Susanna Egri, ballerina. 93 anni (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La gente non era arrabbiata perché criminalità e immigrazione dilagano, ma perché il governo nega, di fatto, l’esistenza del problema. È possibile che prima o poi anche a Salvini venga chiesto il conto, ma si dimentica spesso una cosa: per mettere in crisi Salvini bisognerebbe strillare che la criminalità e gli ingressi irregolari sono in aumento, e questa è la cosa che i media progressisti sono propensi a non fare, sia quando l’allarme è giustificato sia quando non lo è. Fossi Salvini dormirei ancora per un po’ fra due guanciali (però non metterei l’immagine su internet. Luca Ricolfi, sociologo (Sabrina Cottone). Il Giornale.
L’odio corre a destra come a sinistra ma per i giornaloni l’odiatrice è solo la destra. Perciò, se un destro è preso di mira dagli «antifascisti» non impietosisce nessuno. Lasciamo le offese sessiste fatte a Giorgia Meloni; sorvoliamo sulle minacce a Matteo Salvini di finire appeso a testa in giù; dimentichiamo ciò che accadde al Cav e fingiamo che corrano i rischi del loro mestiere. Che dire però degli altri insultati di destra che le istituzioni ignorano considerandoli carne da macello? Giancarlo Perna. LaVerità.
Ceausescu e la moglie furono costretti a fuggire in elicottero il 22 dicembre da Bucarest, dal tetto del palazzo del partito comunista rumeno. Poco prima della «fuga», architettata dal trio golpista, si era clamorosamente suicidato il capo supremo dell’esercito, il generale Milea, umiliato in pubblico da Ceausescu perché «incapace» di reprimere la rivolta di Timisoara. Il generale è andato in un’altra stanza del Comitato centrale e si è sparato alla testa. Ceausescu lo definì sprezzantemente «vile e traditore». Ha quindi fatto convocare il generale Stancaluscu e gli affida il comando dell’esercito. Fu questa la sua ultima nomina, ma anche Stanculesco si alleerà con il gruppo dei rivoltosi amici di Mosca e al processo farsa non alzò un dito per salvare la vita di Ceausescu. Aldo Forbice. LaVerità.
Comincio a lavorare alle 7,55 e me ne vado alle 20, con qualche piccola pausa. Non sono sposata né ho figli. Ci ho pensato a un certo punto ma mi sono resa conto che avrei finito per non fare bene né a lavoro né in famiglia. Così ho scelto il lavoro. Anna Rosa Pavan, che a 75 anni non vuol andare in pensione (Enrico Ferro). la Repubblica.
La vecchiaia mi ha regalato la calma. Le angosce della giovinezza sono passate. Io avevo paura del mondo in generale, non una paura specifica. Era un sentimento di inadeguatezza ad affrontare le cose della vita. Ora ho capito che più o meno ce la faccio. Mia moglie Mara sostiene che queste mie antiche paure hanno a che fare con la figura di suo padre, un intellettuale esigente come Carlo Tullio-Altan, insigne antropologo. Ma io non credo che dipenda da lui, ma dal modo in cui sono fatto. Altan (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Il Giarrentani aprì un salumificio a Reggio Emilia e prese a fare feroce concorrenza a un salumificio di Modena, tra l’altro imitandogli il marchio di fabbrica. Quello studiò la sua vendetta. Attese che il prepotente si ingrandisse e impegnasse il suo capitale, poi in poco tempo, calando i prezzi di settimana in settimana, lo ridusse a dovergli cedere la fabbrica e infine, per interposta persona, la terra. Il Giarrentani, si conservò a stento la villa dove abitava a Vimondino, patì lo scorno di vedersi circondato dai suoi vecchi mezzadri diventati pari suoi, perché il concorrente vittorioso, non avendo interesse a tenere i terreni, li rivendette loro uno dopo l’altro, a condizioni molto vantaggiose, e così avvenne una volta che da una guerra fra capitalisti nascesse la fortuna dei lavoratori. Guido Morselli, Il comunista. Bompiani, 1976.
I primi abitanti che popolarono la zona destinata a diventare Venezia erano coloro che, nel quinto secolo, fuggivano dalle orde barbariche di Alarico. Avevano ancora negli occhi le inaudite atrocità compiute da quei soldati che avevano messo a fuoco le ricche città di Aquileia, Altino, Padova e Concordia. Uomini impauriti, dunque, ma capaci di tutto, come coloro che non hanno nulla da perdere. Cosi quel grumo di capanne di paglia si trasformò lentamente in un Impero che per oltre dieci secoli dettò legge nel Mediterraneo. Nantas Salvalaggio, Signora dell’acqua – Splendori e infamie della Repubblica di Venezia. Piemme, 1997.
La vocazione al giornalismo gli era maturata dentro a poco a poco, con avvertimenti progressivi, sempre più chiari, come accade e certi santi che non capiscono le chiamate iniziali e il Cielo deve insistere. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991
L’amore ti fa sentire immortale anche in punto di morte. Roberto Gervaso. Il Giornale.